La Stampa, 23 ottobre 2023
Odifreddi ricorda Staino
Ho incontrato Sergio Staino solo un paio di volte, ma avevamo in comune il fatto di essere entrambi presidenti onorari dell’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, insieme a Margherita Hack e a un’altra mezza dozzina di persone. Anche se, come avrebbe detto Tolstoj, «tutti i credenti credono allo stesso modo, ma ciascun non credente non crede a modo suo».Lui, per esempio, credeva che Gesù fosse realmente esistito. Ovviamente non lo considerava una divinità, ma lo riteneva «la più bella figura storica che avesse mai incontrato». E gli dedicò una bella serie di vignette intitolata Hello Jesus, dapprima pubblicate sul quotidiano dei vescovi Avvenire, col quale collaborò per un annetto, e poi raccolte in volume da Giunti nel 2019.Io la penso invece al contrario, e considero il Gesù evangelico un personaggio di fantasia, alla stessa stregua di Krishna o Rama nell’induismo. Di questo ho discusso nei miei dialoghi con Benedetto XVI, che nella sua prima lettera in risposta al mio Caro papa ti scrivo mi aveva severamente redarguito, dicendo che la mia posizione «non era degna del mio rango scientifico», e incitandomi a informarmi meglio sull’argomento.In realtà, io non avevo mai messo in dubbio l’esistenza storica di Gesù, fino a quando non mi capitò di leggere da adulto il Nuovo Testamento. Naturalmente, già prima non credevo alla verosimiglianza e alla veridicità dei fatti raccontati nei Vangeli, ma furono i racconti della nascita e della morte del Messia a sorprendermi, perché si trattava di evidenti “taglia e incolla” costruiti sulla base di citazioni del Vecchio Testamento, peraltro puntigliosamente indicate dall’edizione della Cei.Stimolato appunto da Benedetto XVI, lessi la corposa Storia della ricerca sulla vita di Gesù di Albert Schweitzer, e mi accorsi che la teologia protestante tedesca aveva già completamente decostruito la figura storica di Gesù fin dall’Ottocento. Io ero arrivato indipendentemente alle stesse conclusioni, ma i cattolici continuano invece a ritenere i Vangeli dei testi storici. Evidentemente, anche un ateo comunista come Staino era rimasto vittima di questo incantesimo, che continua a regnare imperterrito nel nostro Paese, e in molti altri sedicenti civilizzati.Comunque, la collaborazione tra il vignettista ateo e il giornale clericale non durò a lungo, e lui si dimise dall’Avvenire dopo aver pubblicato 40 vignette su Gesù nella rubrica La domenica di Staino. Cadde nell’ottobre 2018, quando ne fece una in cui Gesù guariva una bambina indemoniata, semplicemente spegnendo la televisione su cui appariva Salvini: era lui ad averla resa tale, semplicemente con la sua presenza. Ma i lettori conservatori del giornale non apprezzarono, e la loro indignazione portò Staino alle dimissioni.Rimase comunque affascinato dalla figura di Gesù, e il suo Hello Jesus contiene ben 140 vignette, di cui 100 inedite. Come dichiarò lui stesso, condivideva l’idea di Prampolini: che Gesù fosse stato il primo socialista. E per lo stesso motivo era affascinato dalla figura di papa Francesco, il cui populismo sudamericano è stato spesso considerato dagli ingenui europei come un sintomo di socialismo o comunismo.Comunque, Staino mise in chiaro una volta che «sul papa si può scherzare, su Gesù no». E, più in generale, che «si può scherzare sugli operatori terreni, ma non sui simboli religiosi». Per esempio, nel 2015 prese le distanze da Charlie Hebdo, dichiarando che lui non avrebbe mai fatto quelle vignette che prendevano in giro Maometto.La sua posizione era quasi paradossale, perché Maometto era appunto un operatore terreno di una religione, come il papa, e non una supposta divinità, come Gesù. Ma non si deve chiedere a un umorista di essere un teologo, e forse neppure di essere coerente. L’importante, come diceva lui stesso, era che la satira instillasse dei dubbi, perché «il dubbio è nemico del fondamentalismo». Su questo siamo tutti d’accordo. O almeno, lo sono anch’io.Il problema, purtroppo, è che è molto difficile non essere fondamentalisti, quando si crede in “un unico e vero Dio”. Soprattutto, quando a crederci sono al mondo almeno tre religioni diverse: l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam. Il monoteismo è stato, e continua a essere anche oggi, una delle maggiori cause di violenza nel mondo: da millenni gli ebrei hanno combattuto i cristiani, i cristiani gli islamici, e gli islamici gli ebrei, e continuano a farlo. Ora, su questo c’è poco da scherzare. Si può soltanto convenire con José Saramago, un altro grande testimone di pensiero libero, quando diceva che «il mondo sarebbe molto più pacifico, se fossimo tutti atei». O, almeno, se non ci fossero i monoteisti.