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 2023  ottobre 23 Lunedì calendario

Intervista a Luisa Ranieri


L’intervista con Luisa Ranieri è lunga quanto il tragitto in macchina che dall’Auditorium la riporta a casa, dalla famiglia. «C’è il circo equestre che mi aspetta, la domenica sarebbe il giorno dedicato», ride. Il marito è Luca Zingaretti, le figlie hanno 8 e 12 anni. Alla Festa di Roma con Nuovo Olimpo,diretto da Ferzan Özpetek, è Titti, la cassiera di un cinema degli anni Settanta. Nel film – una storia d’amore struggente e di occasioni perdute, su Netflix l’1 novembre – i due giovani uomini protagonisti s’incontrano, si perdono, si ritrovano.
Titti, truccata come Mina, ironica e dolorosa, è un ruolo-regalo.
«Sì. Anche se Ferzan non aveva pensato a me. Mina gli ha detto “perché non usi quella ragazza, la Ranieri, che mi piace tanto?”. Lui ci ha ragionato e mi ha chiamata. È una grande chance: il fatto che mi abbia stravolta nel viso, invecchiata, mi ha dato la possibilità di far vedere ciò che si può costruire insieme. L’idea di come Mina è venuta a lui, è un omaggio».
Titti era un’amica di Özpetek.
«Sì, una donna che ha vissuto attendendo un uomo sposato e ha distrutto la propria vita stando alla finestra. Oggi le donne non sono più disposte ad aspettare. Anche perché se non l’ha ancora lasciata, difficilmente la lascerà».
Lei, come Titti, è l’amica a cui si chiama per chiedere consigli?
«Sì. Mi reputano una ragazza saggia, in realtà sono solo nata vecchia.
Sempre stata il porto sicuro dove andare, ho fatto pochi colpi di testa.
Ero troppo una brava ragazza».
Essere “suggerita” da Mina?
«Come vincere un Oscar, è la nostra più grande interprete. Ha rivoluzionato l’immagine femminile.
Dettava la moda, il trucco, i vestiti, ogni volta regalava un’immagine nuova e sconvolgente. L’abbiamo scelta com’era negli anni Settanta. Io sono cresciuta con la sua musica, mia madre cantava sempre Mina, e io ascolto i vecchi e nuovi brani, in auto con le mie figlie. Pezzi come Anche un uomo, Città vuota...».
Cosa dice Mina della sua Titti?
«È impazzita. Ferzan mi ha fatto sentire il vocale: “Quella ragazza lì è stupenda… ha vent’anni negli occhi”.
Mi sono emozionata».
Spazia dall’allegria infantile alla sensualità, alla malinconia dell’età.
«Siamo fatti di tante cose. Oggi mi sono liberata, finalmente posso fare il mio mestiere lontana dal pregiudizio. Posso dare ai personaggi una follia, una sensualità che è una cosa che censuravo, prima».
Perché la censurava?
«Perché ero giovane. Quando ho iniziato a fare cinema quelle con la mia fisicità facevano la televisione.
Avevo paura che, mostrandola, diventasse uno strumento contro di me. Maturità, esperienza, successo ti danno la sicurezza di dire: vado bene perché sono così».
Era già famosa, ma con “È stata la mano di Dio” c’è stato un salto.
«Ringrazierò Paolo per la vita. Ero già conosciuta e amata dal pubblico, ma lui ha avuto l’intuizione di darmi un personaggio che nessun altro avrebbe avuto: la zia pazza. È stato il regato più grande. Un ruolo per cui anche i più scettici, che non era il pubblico ma forse gli addetti ai lavori, hanno detto: ah, però…».
Lei lo ha ripagato dando un valore aggiunto al ruolo. Siete pari.
«Il nuovo film insieme (Partenope ndr )è una nuova grande chance. Per anni ho molto combattuto con la cecità di alcuni autori. Ho avuto una carriera all’inizio esplosiva, poi un momento più fermo. Questa rinascita a 50 anni è quasi miracolosa».
Li compie il 16 dicembre. Bilanci?
«Ciò che mi interessava di più nella vita era costruire una famiglia solida e ci sono riuscita. Ho avuto la fortuna di trovare la mia metà. Questo ha arricchito la mia carriera, mi ha reso più matura. Quindi è un bilancio positivo, lo dico quasi con paura».
Pensa di debuttare alla regia?
«No. Mi piacerebbe – non è mai successo – lavorare con una regista.
Francesca Archibugi, Maria Sole Tognazzi, Alice Rohrwacher...».
Johnny Depp l’ha voluta nel suo film su Modigliani.
«Depp mi ha offerto un ruolo, credo mi abbia visto inÈ stata la mano di Dio,ma non ne abbiamo parlato. Ci siamo soffermati sul personaggio, per lui importante. Mi hanno sorpreso la grande gentilezza, la professionalità assoluta».
Özpetek racconta la passione molto erotica tra due uomini in un momento in cui i partiti al governo propongono una immagine più tradizionale della famiglia.
«Alla fine è più propaganda che realtà. Anche chi lo dice sa benissimo che la società è cambiata e loro stessi non sono né sposati, né hanno famiglie convenzionali. L’amore non ha un colore politico, né una connotazione di tipo etero e omosessuale».
Per il regista il futuro sarà meraviglioso quando non ci saranno più locali gay, genitori gay e tutte queste distinzioni.
«Vorrà dire che avremo fatto il balzo in avanti, che le differenze saranno state integrate e accettate».
Pensa alla sua carriera tra vent’anni?
«Me lo auguro. Il limite della nostra industria è il fatto che i protagonisti devono essere giovani. In America questo è cambiato e credo che, così come abbiamo importato tante cose brutte, importeremo anche qualcosa di buono».
Il regalo per i 50 anni?
«È quello che mi chiede mio marito tutti i giorni. Il regalo più bello ce l’ho già. Non sento la pressione dell’età se non attraverso quello che dicono gli altri. Vivo una nuova giovinezza, mi sento piena di vita, energie, cose che voglio fare. Non desidero nulla».