la Repubblica, 23 ottobre 2023
Amarsi e lasciarsi sui social
Dal 2007 al 2023 è cambiato il mondo ed è ovvio che siano le somiglianze a rendere diverse la lettera d’addio a Berlusconi, che Veronica mandò a Repubblica, e il post d’addio a Giambruno, che Giorgia ha pubblicato su Twitter.Entrambi sono addii consumati nei luoghi più affollati delle rispettive epoche, allora il giornale e oggi i social, evoluzioni della grande stazione di una volta, ma senza più i corpi di quelli che partono quando fischia il capotreno, di quelli restano e dei consumatori di malinconia che guardano. E chissà se è vero che, passando dai fazzoletti sventolati sulla banchina alla lettera al giornale e poi al post, si stia a poco a poco perdendo anche l’intensità cinematografica degli addii. Sono “stati d’animo” che è il titolo dei tre quadri che Umberto Boccioni, maestro del futurismo, dedicò agli “addii”. Sia per Veronica e sia per Giorgia lo stato d’animo è l’amore offeso, che nella lettera aRepubblica ancora cercava, in un cielo d’Irlanda come canta Fiorella, il respiro lungo della letteratura, quella appunto dei grandi sentimenti sofferti: «A mio marito e all’uomo pubblico chiedo pubbliche scuse non avendone ricevute privatamente e con l’occasione chiedo anche se, come il personaggio di Catherine Dunne, debba considerarmi La metà di niente». Ha invece la forma rapida e moderna del post, dunque della collera breve, il benservito di Giorgia Meloni: «La mia relazione con Andrea Giambruno, durata quasi dieci anni, finisce qui».Seguono i ringraziamenti che, nelle formule dei “prestampati”, riguardano il lavoro svolto, e potrebbero far pensare a una voluta crudeltà nell’addio di maniera, come nel licenziamento per mail sciaguratamente praticato dalle multinazionali: «Lo ringrazio per gli anni splendidi che abbiamo trascorso insieme e per avermi regalato la cosa più importante della mia vita, che è nostra figlia Ginevra». Anche Veronica parla dei figli, che vuole proteggere, pure lei senza umiliarsi nell’ira: «Devo dare alle mie figlie l’esempio di una donna che sa tutelare la propria dignità. E voglio aiutare mio figlio a mettere il rispetto per le donne tra i suoi valori fondamentali». Stati d’animi, per tornare a Boccioni: turbolenze caotiche alla stazione.Verranno, nei nuovi tempi, altri luoghi dove dirsi addio in mezzo alla folla, addii consumati nel metaverso, addii affidati all’intelligenza artificiale. E i giornali di Veronica e i post di Giorgia faranno la stessa fine delle stazioni di provincia, dove hanno eliminato anche le biglietterie e la sera non ci sono più bar, edicole, ristoranti, gli odori, i colori e anche i sapori dell’attesa e dell’addio. Gli addii di Boccioni sono esposti al Moma di New York. Chissà che non finiscano esposti, magari al Maxxi di Roma, anche quella lettera e questo post, a mostrare quanto, cambiando la forma, cambia pure la sostanza dell’addio.