Corriere della Sera, 22 ottobre 2023
Felicità è pulire la cucina. Parola di Beckham
Che cos’è l’intelligenza? Anticipo. Solo questo: anticipo”. Nella serie Netflix sui Beckham sfilano personaggi meravigliosi. Io mi sono appassionata a Gary Neville, compagno di squadra di David nel Manchester United. Scusate se dico cose scontate per chi, a differenza di me, capisce di calcio, ma è proprio questo il punto: la serie sui Beckham, in cui comunque ci sono episodi calcistici strepitosi, non è una serie sul calcio. Non è neanche una serie sulla celebrità, né sugli anni Novanta, o almeno non soltanto.Più di qualsiasi altra cosa mi sembra una serie che ruota intorno a quella domanda: che cos’è l’intelligenza. E dunque: come la si sfanga la vita? Per Eric Cantona (non spiegherò a quelli come me chi è Eric Cantona…) è appunto anticipo. Guardando Gary Neville, che sembra la volpe Robin Hood, direi che per quanto riguarda lui è quel particolare modo sornione di stare al mondo guardandolo un po’ di sbieco, tipicamente inglese, e poi il witz, e una inattaccabile lealtà.Nel 1998 si gioca la partita di qualificazione per i quarti del Mondiale: Inghilterra-Argentina. David Beckham ha 23 anni, è bello come un dio ed è fidanzato con la popstar più celebre del pianeta: Victoria Adams, aka Posh Spice. Non credo ci sia bisogno che spieghi chi erano le Spice Girls e che cosa hanno rappresentato nel nostro immaginario. La Posh, con incredibile tempismo, la sera prima della partita ha annunciato a David di essere incinta. David fino a quel momento aveva in testa solo il calcio.Il padre, Ted Beckham, lo ha allenato fin da bambino a diventare un calciatore, più precisamente un calciatore del Manchester United (il secondo nome di David è Robert, in onore di Bobby Charlton, morto ieri a 86 anni, che guidò la squadra a vincere la prima Coppa dei Campioni).Destro, sinistro, destro, sinistro, stop, e una serie infinita di calci d’angolo. La madre tentava vanamente di distogliere il marito da quell’ossessione per togliere un po’ di pressione dal figlio. Ma se non avessi fatto così, spiega Ted (personaggio strepitoso, la cui intelligenza è il dono di un unico pensiero, cristallino, inoppugnabile, irrevocabile) non solo David non sarebbe diventato quello che è diventato, ma non avrebbe avuto la forza per reggere gli alti e i bassi della sua lunga carriera. E poiché il David bambino era un po’ troppo esile e basso, il padre lo rinforza con una robusta cura a base di Guinness e uova crude.Siamo negli anni Novanta, non ci sono i telefonini, i dietisti non sono ancora una questione tanto meno la salute mentale. Un figliodella working class inglese lo si guarisce con birra e silenzio. In quella partita, con tutta l’Inghilterra davanti al televisore, il giovane David compie un errore clamoroso che scassa la sua vita: provocato da quel furbone di Diego Simeone detto il Cholo (sarcastico, sprezzante, dirà di aver fregato l’arbitro buttandosi a terra in modo orribilmente plateale) e forse distratto dalla cosa che ha in testa, che non è il calcio, gli molla un calcione: cartellino rosso. Hate: odio. L’allenatore gli attribuisce la colpa della sconfitta, perfino Tony Blair si accanisce.Iniziano così mesi di persecuzione al confronto della quale le “shit storm” che accadono nei social sono solletico. Insulti, sputi, manichini con le sue sembianze impiccati davanti ai pub… ogni volta che tocca palla viene sommerso dai fischi. Come reagisce Beckham? Non reagisce, mai. Rimane in silenzio. Se mio padre non mi avesse insegnato quello che mi ha insegnato non ce l’avrei mai fatta. Già, ma cosa gli ha insegnato che noi non sappiamo? Il regista della serie, Fisher Stevens (attore, interpreta il manager Hugo Baker inSuccession ), sceglie di tenere spesso il volto di David Beckham in primo piano, un volto segnato un po’ dal tempo ma ancora bellissimo, come per scrutare da vicino il mistero di quella speciale intelligenza.Le poche parole che dice, la meticolosità con cui tiene in ordine la sua casa (ha una stampella per i vestiti scelti per la settimana e ogni notte, mentre la Posh e i loro tre figli dormono, pulisce tutta la cucina e sistema ogni cosa, tagliando gli stoppini delle candele perché non puzzino) fanno di lui il personaggio di una storiella zen, una qualsiasi di quelle storielle zen in cui a domanda si rispondono cose come non so, la vita va così, l’importante è non arrendersi mai.D’accordo piccolo dio biondo, ma come sei uscito da quell’inferno? Quando i fan allo stadio prendono a insultare Victoria – e quanto è meravigliosamente inglese l’aneddoto raccontato dalla Posh: lei pietrificata da 75.000 persone che cantano in coro le sue prodezze sessuali e la signora seduta accanto a lei che si volta e le chiede: vuoi una caramella? – Becks finalmente reagisce e fa quello che sa fare: anticipa, e segna. E io, proprio come la protagonista del racconto di Katherine Mansfield, Garden Party, singhiozzando, ho pensato: “È semplicemente meraviglioso. Non è vero che la vita… non è vero che la vita… Ma quale fosse la vita, non era in grado di spiegare”.