Domenicale, 22 ottobre 2023
Su Arsenio Lupin
Sta facendo furore in Francia la terza stagione della serie Netflix Lupin, dove il protagonista Assane Diop non è il famoso ladro gentiluomo ma un immigrato senegalese suo emulo, che ruba gioielli per vendicare il padre vittima di un’ingiustizia. La storia è rocambolesca, la trama serrata e le trovate sceniche audaci al punto che qualche critico accusa il regista di spararle grosse ma i settanta milioni che non staccano gli occhi dallo schermo di ogni puntata se le bevono tutte volentieri perché nel mondo francofono Arsène Lupin è un mito incrollabile che vibra nel profondo della cultura d’oltralpe, metà borghese, metà ribelle, malandrino ma con garbo, spaccone ma con stile. Il personaggio inventato da Maurice Leblanc pesca molto lontano nell’immaginario collettivo francese, fino agli albori della Rivoluzione. Non si possono infatti separare le avventure del ladro gentiluomo dal famoso affare della collana della regina Maria Antonietta, una sordida storia di inganno e tradimento di cui la regina fu vittima ma che all’opinione pubblica rivelò la corruzione e l’immoralità della corte.
La collana della regina è una delle prime avventure di Lupin e il furto di gioielli o preziose opere d’arte resterà la sua specialità. Leblanc ambienta le vicende del suo personaggio al tempo della Belle Époque, quando la produzione industriale rende ogni cosa riproducibile all’infinito e per questo il ladro gentiluomo predilige gli oggetti unici e irripetibili, testimonianza di un mondo che fu. Penetrato nella casa di un ricco collezionista che voleva svaligiare, Arsène non tocca nulla ma lascia il suo solito biglietto, stavolta con la scritta: «Arsenio Lupin, ladro gentiluomo, tornerà quando i mobili saranno autentici». C’è molta storia nelle vicende di Arsène Lupin. Solo nel Segreto della guglia, Leblanc tira in ballo Luigi XIV, la Maschera di ferro e Giovanna d’Arco. Il ladro gentiluomo finisce perfino sulle tracce di Guglielmo il Conquistatore in e percorre il campo di battaglia di Crécy. Non dimentichiamo che il 1905, anno in cui nasce Lupin è anche l’anno dell’Entente cordiale fra Gran Bretagna e Francia. E inevitabilmente il ladro gentiluomo subito diventa la risposta francese a Sherlock Holmes. Al punto che una delle sue avventure porta il titolo: Arsène Lupin contre Herlock Sholmès. Ma mentre il detective britannico è freddo e razionale, il ladro francese è sanguigno e istintivo, spregiudicato al limite dell’immoralità, predilige la leggenda, addirittura ammicca all’esoterismo come nel Mistero di Cagliostro. Mentre Holmes coltiva la maschia amicizia di Watson, Lupin seduce le grandi dame della nobiltà, come del resto il suo autore, uomo sportivo e godereccio, amante dei bei vestiti e delle comodità. Arsène non medita i suoi piani in un polveroso studio ma al passo con la frenesia dei tempi è sempre in movimento fra treni e automobili, navi e biciclette. In bicicletta usa andare in giornata l’atletico Leblanc da Parigi a Étretat e della bicicletta fa l’elogio in un suo articolo: “Contiene in nuce le più nobili gesta e sviluppa le più solide qualità personali. Del resto come ignorare che la sua apparizione coincide con la nascita delle dottrine anarchiche? Verrà il giorno in cui la proprietà di ognuno sarà ridotta alla sola bicicletta, fonte di gioia, salute, ardore e gioventù”. La bicicletta “ci infonde l’animo del conquistatore solitario, dell’intrepido paladino. Ci dà la voglia di riparare torti, di combattere mostri.” Riecco la passione per la ribellione che sempre anima lo spirito francese. La Parigi di fine Ottocento pullula di anarchici e altri banditi. La banda Bonnot imperversa per le strade di Francia inventando la rapina automobilistica ancor prima di Bonnie and Clyde e mentre l’ispettore Guichard dà la caccia ai Bonnot, il suo collega Ganimard cerca di incastrare Arsène Lupin con il sistema antropometrico frescamente inventato. Ma il ladro gentiluomo se ne beffa allegramente grazie ai suoi travestimenti. La teppa è sempre popolare in Francia perché sfida il potere costituito. Ma c’è ancora un aspetto di Lupin che lo radica profondamente nella pancia francese ed è la sua appartenenza normanna. Leblanc è scrittore “de terroir” ed è in Normandia, dove è nato, che sono ambientati i suoi romanzi più celebri, fra il castello di Tancarville e Étretat, la cui falesia è addirittura diventata meta di pellegrinaggi lupineschi.
La Normandia, terra fatale nella storia di Francia, conquistata e conquistatrice, dev’essere propizia al giallo se normanno era anche Gaston Leroux, inventore del reporter Joseph Rouletabille, contemporaneo di Lupin e se Simenon ci ambienta uno dei suoi più importanti romanzi, Il porto delle nebbie. Perfino Conan Doyle con The White Company e Sir Nigel sbarca in Normandia, come se Sherlock Holmes in persona venisse a sfidare Lupin a casa sua nell’eterna sfida anglo-francese che attizza sempre i gallici cuori.