La Stampa, 21 ottobre 2023
Cari figli
Con l’inflazione al galoppo la spesa mensile per la prole corre sempre di più e si avvicina alla cifra record di 500 euro per ciascun figlio. Il risultato è che fare figli nel nostro Paese è sempre di più un lusso. Vestiario, pranzi e cene, costi della scuola e dei corsi extra scolastici ma anche trasporti e cure per la salute portano a un conto finale di 462 euro per ciascun figlio, con un balzo in avanti che è stato del 15% rispetto a un anno fa. È quanto ha messo a fuoco l’Osservatorio mensile di Findomestic (Gruppo Bnp Paribas) che ha registrato le difficoltà crescenti delle famiglie italiane. Secondo l’analisi, a pesare di più sui budget di fine mese sono gli acquisti per categorie come l’abbigliamento: scarpe, maglie e tute sono rincarati sull’onda dell’aumento dei prezzi e adesso questa voce è percepita come tra quelle che sono aumentate di più. In cima alla classifica di quel che adesso è più caro ci sono però le spese alimentari per i figli. L’inflazione, del resto, ha fatto correre i prezzi al supermercato e per mangiare occorre aprire di più il portafoglio. A settembre il tasso dei rincari è sceso al +5,3%. Un livello ancora alto che secondo i calcoli del Codacons costringe una famiglia tipo a spendere +1.550 euro all’anno, che sale a +2.008 euro all’anno per un nucleo con due figli. Non c’è solo il carrello del supermercato. Le famiglie hanno visto anche salire i costi di servizi essenziali come l’istruzione e avvertono come più gravose anche le uscite per le attività extra scolastiche. Tutto è diventato più dispendioso e nella lista dei beni che sono rincarati maggiormente, sempre secondo la percezione delle famiglie, ci sono anche spese importantissime come quelle per la salute dei figli.In ogni caso, tutte le voci citate dalle famiglie rappresentano necessità a cui è difficile rinunciare. Eppure, in quasi sette casi su dieci le famiglie hanno rinunciato (32%) o rinviato (36%) gli acquisti in generale. Sono state queste le strategie messe in campo per far fronte agli aumenti. Altre vie sono state quelle di rinviare (5%) o ridurre (14%) spese non strettamente necessarie per i figli.I dati hanno valenza anche in prospettiva. Le motivazioni di natura economica incidono infatti sulla scelta di avere o meno figli: tra chi non ne ha oggi, quattro su 10 non ha intenzione di averne in futuro. Chi ha figli e chi non li ha è d’accordo sulla necessità di maggiori sostegni economici da parte dello Stato per sostenere la genitorialità (53%), mentre per chi non è ancora genitore anche la stabilità lavorativa (55%) o il sostegno nelle spese per asilo o baby-sitter (51%) rappresentano elementi chiave per avere un figlio. È quanto evidenziato dall’analisi dell’Osservatorio Findomestic.Nella direzione di aiutare le famiglie vanno alcune misure decise con la legge di Bilancio 2024 dalla Premier Giorgia Meloni che ha introdotto più fondi per gli asili nido (con l’obiettivo del nido gratis per il secondo figlio) e decontribuzioni per le madri lavoratrici così come il rifinanziamento della carta “Dedicata a te”. Tutte decisioni che come sottolineato dalla stessa Meloni hanno l’obiettivo di fermare la denatalità nel nostro Paese, una minaccia che pesa sul futuro. Adesso il caro vita rende questa sfida ancora più difficile. «L’inflazione – commenta Gilles Zeitoun, amministratore delegato e direttore generale di Findomestic – rappresenta costantemente da un anno a questa parte la preoccupazione principale degli italiani seguita dal calo del potere d’acquisto della propria famiglia».Le prospettive sul futuro sono negative. Le rilevazioni dell’Osservatorio Findomestic evidenziano come anche nel corso del 2023, nonostante il rallentamento dell’inflazione, otto famiglie su 10 continuino ad avvertire rincari più o meno consistenti e per il 64% i prezzi continueranno a salire. Elementi che contribuiscono a frenare la propensione al consumo e all’aumento percentuale di chi guarda al futuro con pessimismo (59% dal 50% di giugno). —