Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 20 Venerdì calendario

Intervista a Mick Jagger

«Ho dovuto dare una scadenza al gruppo oHackney Diamonds non sarebbe uscito. Nessuno ci chiedeva: ma il disco nuovo? Senza, abbiamo addirittura fatto un tour».Mick Jagger chiama puntuale via Zoom. Parla come canta, allungando le vocali, ride spesso, a ottant’anni ha un’effervescenza adolescenziale. Quando sembra che le lancette abbiano inchiodato gli Stones ad acciacchi e cali creativi, ecco che loro stanno facendo un altro giro di vita. Un disco di inediti, dopo diciotto anni. Anzi un disco nuovo, fresco, contro ogni pronostico: «Ho chiesto a Andrew Watt, il produttore, di rispettare il nostro stile ma di darci un suono moderno. Abbiamo registrato live in studio, non al computer, e si sente.Tuteliamo quello spirito» spiega. In pochi oggi lo fanno. Anche per questo gli Stones, dissero ai Måneskin, «i re del rock europeo», quando aprirono per loro a Las Vegas: «Suonate gli strumenti veri, continuate così».La vita passa, i riff restano. Qui abbondano per mano di Keith Richards (79 anni) e Ronnie Wood (76). Tanto groove e poco sentimentalismo. Gli Stones fanno se stessi, qua e là citano ancora il sesso e la compagnia del diavolo, e vanno oltre con Stevie Wonder al Rhodes Fender e Lady Gaga. «Era lì che registrava nello studio accanto ed è passata a trovarci», minimizza Jagger, la cui voce si verticalizza su quel gospel, tradendo per sette minuti le bolge con le sfere celesti.«Mi sono chiesto: troppo dolce?Allora nel testo ho messo un motel polveroso per smorzare».Eppure è un episodio ad alta emotività, insieme aTell Me Straight,dove commuove la voce nicotinica di Richards. In due brani swinga lo scomparso Charlie Watts (uno è con l’ex bassista Bill Wyman), e inBite My Head Off Paul McCartney sguaina un basso distorto. Beatles e Stones uniti. Si mischiarono già in ordine sparso ma mai così. La linguaccia continua, il famoso logo campeggerà anche sulla maglia del Barça nel ‘clasico’ del 28 ottobre con il Real Madrid.Visto che non sono morti troppo presto, come tanti colleghi di eccessi, gli Stones hanno deciso di tirare sfacciatamente tardi.Potevano ritirarsi dopo l’ultimo tour trionfale e risparmiarsi cadute più pericolose di quelle femorali, ma si sono accordati sull’azzardo.D’altronde il rock è ammutinamento del tempo. I Rolling Stones non sono sempre stati più giovani di ora.Mr. Jagger, definite il disco “una follia controllata”. Richards la follia, lei il controllore?«Ogni nostro album è stato come spingere un masso su per la collina, stavolta ho detto: pronti entro quella data, ma non pensiamoci troppo su, prendiamo il ritmo e basta. Se un pezzo fa schifo, al massimo abbiamo perso un’ora.Invece ne uscivano due al giorno.Keith l’ha chiamata “la guerra-lampo”».Con McCartney fate un pezzo punk. È andata come ragazzini in un negozio di caramelle?«Sì! Per gli Stones ho scritto vari pezzi punk, ma questo l’ha fattafranca. La sua rabbia è nata nel lockdown. Per Paul pensavo più ad una ballata, non ero convinto di fare insieme questo pezzo. Gli piacerà una roba così energica? Be’, l’ha adorata, ed è stato bravissimo.Buona la prima. È un musicista dall’apprendimento rapido. Mi sono divertito un mondo».Siete ormai liberi dal ruolo di rivali?«Certo, anche se di tanto in tanto Paul se ne esce con cose divertenti, tipo che gli Stones sono una cover band di blues. La mia risposta con un sms: “Non sono offeso, Paul. Mi stai dando un sacco di materiale comico per una commedia”».Non è l’ultimo pezzo con lui, vero?«Il secondo sarà nel prossimo disco.Abbiamo undici tracce buone, in alcune suona Charlie. Sarebbe felice di sapere che continuiamo».“Sweet Sounds of Heaven” è una preghiera per lui?«È influenzato dal suo pensiero, ma è una riflessione su tutte le persone che abbiamo perso, la natura mortale dell’uomo. Un brano non pianificato, cresciuto improvvisando con Stevie Wonder».Avete improvvisato anche“Satisfaction”?«Sì, l’ha suonata da piano bar, e io ho l’ho cantata nello stesso stile, da cocktail. Ma resta in un video sul mio telefonino. Nel 1972 lui apriva i nostri concerti. Ci siamo ricordati che sul medley Uptight/ Satisfaction,saltellammo come molle sul palco e ci tirammo torte in faccia. Molto ingiusto verso Stevie (ride)».Lady Gaga in studio era ai suoi piedi.«Non troppo sicura di sé all’inizio.Seduta a terra, faceva solo vocalizzi, poi le ho dato il testo e ha tirato fuori una gran voce».Elton John è una presenza discreta in due brani. Nel 1975 salì sul palco con voi per “Honk Tonk Women” e non scese più, facendovi infuriare.«Ah no! (ride) stavolta è stato molto disciplinato. Volevamo qualcuno che suonasse un piano woogie-boogie, non l’Elton delle ballatone, o delle grandi intro, e lui, a sorpresa, è stato felicissimo. Mi ha detto: “Sai, è così che ho iniziato, ero un turnista, nemmeno cantavo”.Gli Stones furono protagonisti di una rivoluzione culturale. Le spiace che la musica non incida più così sulla società?«È un grande tema, però io non credo che l’arte non sia più rilevante. Musica, teatro, cinema, filosofia, anche se non diventano un movimento, fanno ancora differenza nella vita delle singole persone».Non guardarsi mai indietro è un segreto della longevità?«Io mi guardo indietro, ma non voglio stare solo lì, mi spiego? Lo so che è stiloso dire “Io vivo il momento”, ma desidero davvero stare qui e ora. Ci pensano gli altri a ricordarmi costantemente il passato».“Rolling Stone Blues” però è un tuffo nelle radici.«Andy ha cercato la chitarra che aveva usato Robert Johnson, credo anni 30. Sono ricercatezze su cui passiamo molto tempo».Grazie a Muddy Waters, lei e Keith vi uniste 62 anni fa. Per chi ascolta il brano è toccante.«Sì, ma il punto è che devi suonare insieme. Insieme, capisci? Guardo le dita di Keith e, con l’armonica o la voce, immagino cosa farà lui.Sprofondiamo nel botta e risposta del blues. Se non sei emotivo per la storia di ieri, poi lo diventi, perché hai bisogno di sentirti vicino oggi. E ritrovarti nella musica».Altrove il vostro blues non è dolente, è più la reazione energica al dolore?«Dipende. Il blues è frustrazione.Con il suo carico di storie finite male, sa essere tristissimo. Non voglio sbagliarla, quell’emozione lì.E in quei casi, non lo faccio in modo leggero».Pianificate un tour?«Per il 2024, in posti grandi, anche se non abbiamo ancora prenotato».Come vorreste essere ricordati?«Diranno solo che gli Stones sono la rock band più longeva del mondo!In pratica, arrivi al punto da essere famoso perchè sei rimasto in giro più a lungo degli altri. Piacevole, ma vorrei essere menzionato più per le cose che ho fatto o sto facendo.Comunque, non m’importa più di tanto».Non prende la vita troppo seriamente?«Penso ancora che la vita sia solo una moda passeggera».