Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 19 Giovedì calendario

Intervista a Leo Fioravanti

Leo Fioravanti compirà 26 anni il prossimo 8 dicembre e ha iniziato a fare surf quando ne aveva sei. Nel 2017 è diventato il primo italiano a qualificarsi alla World Surf League.Ha poi partecipato ai Giochi di Tokyo 2020, dove il surf ha fatto il suo debutto con un grande successo di interesse, ed ora è già sicuro di andare anche a Parigi 2024: anzi a Tahiti, Polinesia francese, visto che è lì che si gareggerà. Leo, nato a Roma, ama tutti gli sport, dal calcio al golf (era ospite alla Ryder Cup) sino al tennis, ed è appassionato anche di moda. È un professionista, lavora duro in palestra e sulle onde, guadagna benino, ha sponsor sempre più importanti. Ha viaggiato tanto ed è fra i primi al mondo in questo sport, sempre più amato dai giovani e ora anche dalle tv e dai social.Leo, perché un ragazzo italiano dovrebbe scegliere proprio il suo sport, il surf?«Il fascino del surf secondo me è che non è soltanto uno sport ma un vero stile di vita: lo dico perché si gareggia in luoghi davvero belli. È una religione, il surf: passi la giornata al mare, in posti splendidi, con le onde belle. È una disciplina in cui sei veramente a contatto con la natura: sei tu e la natura, ecco: quella è la cosa incredibile del surf».In Italia ci sono tanti giovani che si stanno avvicinando al surf, grazie alle Olimpiadi e ai suoi successi: ci sono anche bei posti, dalla Sardegna alla Toscana, ma se vuoi diventare un professionista sei costretto ad andare all’estero come ha fatto lei sin da giovane.«Sì, è vero, abbiamo le onde divertenti, ma purtroppo non tutti i giorni. Dopo un po’, se vuoi cercare di arrivare a un livello alto, devi viaggiare. Il consiglio che darei ai giovani è cercare di esplorare posti, anche in Europa, non troppo lontani da casa e soprattutto direi ai loro genitori di supportare questa passione dei figli il più possibile e dar loro le possibilità di muoversi, di surfare e di cercare di migliorare, ma soprattutto di divertirsi».Fra un anno si gareggia a Tahiti, a Teahupo’o, in un posto che è il sogno di tutti i surfisti: le piacciono quelle onde? Le preferisce rispetto a quelle dove ha gareggiato a Tokyo?«Sì, Teahupo’o è un’onda che mi piace tantissimo. Nella gara del circuito mondiale sono arrivato terzo, è un buonissimo risultato, tecnicamente una medaglia, però se andiamo ai Giochi, andiamo per prendere un oro, non una qualsiasi medaglia. Rispetto all’onda di Tokyo, sì, penso di trovarmi molto meglio. A Tahiti c’è un tipo di onda che ha molta potenza e secondo me è molto adatta al mio stile di surf. Posso fare bene. Già contro i migliori del mondo ho fatto un buon risultato. Ovviamente ogni gara è diversa, però ho moltafiducia di arrivare pronto al 100%».Un italiano che vince una medaglia olimpica nel surf: qualche anno fa sembrava impossibile.«Ovviamente so di potercela fare, ma le Olimpiadi sono solo ogni quattro anni, ogni gara è diversa, tutto può succedere. È difficile: devi prepararti nel modo migliore possibile, se succede succederà.Sono abbastanza fiducioso che arriverò lì allenato e con una grande possibilità di prendere la medaglia».