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 2023  ottobre 19 Giovedì calendario

Il gioco che fa male

Altro che “Fagioli, Tonali & C.: in Italia i “dipendenti” dal gioco d’azzardo e coloro che hanno manifestato anche solo una perdita del proprio controllo al tavolo verde, in un casinò online o davanti a una slot machine risultano un milione e duecentomila. Si tratta dei cosiddetti soggetti patologici e di quelli “problematici”. Ma la stima non tiene conto di un mondo sommerso e complesso impossibile da sondare in tutti i suoi flussi, anche in mancanza di adeguati controlli e di una legislazione nazionale in materia.
E secondo l’Istituto superiore di sanità sono stati almeno 18 milioni gli italiani che nel 2017 (cioè prima della pandemia) hanno “tentato la fortuna” anche solo con un “gratta e vinci”. Dati di superficie, ovviamente, quelli sulla ludopatia e la propensione all’azzardo degli abitanti della Penisola. «Ma di sicuro in allarmante crescita» precisa Emiliano Contini, referente per il gioco d’azzardo del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, che riunisce 260 organizzazioni del Terzo Settore, volontariato ed enti religiosi impegnati nell’ambito dell’emarginazione e del disagio sociale. Di certo si sa che sono oltre 260mila le amusement with pri- zes (Awp), macchinette elettroniche di “intrattenimento” installate in sale da gioco, bar, tabaccherie, edicole autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e circa 56mila le più sofisticate videolottery (VLT) che mangiano soldi ed erogano le vincite solo con ticket da riscuotere presso il gestore. «E sappiamo anche che nel 2022 il denaro giocato dagli italiani ammontava a 136 miliardi di euro, cioè 26 miliardi in più rispetto all’anno precedente» precisa Contini. Si parla sempre delle cifre che vengono a galla, quelle “legali” che non appartengono, cioè, al variegato mondo del gioco clandestino. «I soggetti più a rischio ludopatia rimangono comunque i “fragili”, soprattutto le donne, in costante aumento, gli anziani e gli adolescenti, il cui numero è cresciuto con il lockdown che li ha costretti a casa, determinando in molti di loro una dipendenza».
«Ma l’Italia si scopre ora – sottolinea il responsabile del Cnca – funestata dall’azzardo a causa del comportamento di alcuni giovani e ricchi calciatori, senza considerare però gli individui e le famiglie minati dal disturbo da gioco, senza considerare i suicidi, i posti di lavoro persi, l’impoverimento sociale ed economico dei restanti comparti dell’economia territoriale, le molteplici denunce e i ripetuti sequestri in luoghi di gioco che diventano lavatrici di soldi derivanti dalla malavita, senza considerare la deleteria cultura del soldo facile». Perché non esiste affatto il “gioco sicuro”, nè per chi scommette nè per lo Stato che deve sopportare costi sociali notevoli per prevenire il fenomeno e curare le vittime. «Esiste una grave responsabilità da parte dello Stato: basti pensare alla decisione del governo Meloni che, appena costituito, nel 2022, decise di decurtare di 4 milioni di euro il fondo nazionale di 50 milioni per la prevenzione dei rischi dell’azzardo – aggiunge Contini –, e poi c’è il mancato rispetto del divieto della pubblicità spesso “bypassato” con informazioni “camuffate da notizie” su giornali e televisioni».
I cittadini vanno dunque tutelati. Come? «Chiediamo al legislatore di intervenire con diversi interventi, innanzitutto approvando una legge quadro del settore che regolamenti e riduca un fenomeno lasciato crescere in modo abnorme senza la necessaria cornice di regole e limiti – afferma l’esponente del Coordinamento delle comunità d’accoglienza – ma anche con l’attuazione dei piani regionali di contrasto ai rischi, che alcuni enti territoriali ancora non hanno adottato, e rendendo tracciabile l’accesso al gioco attraverso l’utilizzo della tessera sanitaria (come già avviene per l’acquisto delle sigarette dai distributori, ndr), il collegamento dei conti gioco con i dati Isee e la fissazione di un tetto di denaro da poter investire in azzardo, che sia proporzionale alle proprie entrate». Servono inoltre presidi stabili di controllo e sostegno a chi cade nella “trappola” dell’azzardo. Sono migliaia le persone andate in rovina per i debiti di gioco. «È un campo di guerra dal quale noi del Cnca raccogliamo ogni giorno decine di feriti – osserva Contini –, disperati che si rivolgono ai nostri sportelli – ricorda Contini – per chiedere aiuto. L’altro giorno è venuto da noi un dipendente pubblico che ha uno stipendio di 1.900 euro al mese ma ne deve pagare ai creditori 2.100... Per lui è diventato impossibile non solo ripianare i debiti ma anche sopravvivere».