Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 18 Mercoledì calendario

Le notti della Bussola

C’era una volta un pazzo scatenato che inventò la ruggente Versilia e l’inondò di musica. Mina cantò lì il primo e l’ultimo concerto della sua vita, alla Bussola delle “Focette”. Lì si presentò Celentano, scambiato per un bagnino per via di bermuda e sandali: «Salve, le presento il rock!» disse il Molleggiato a Sergio Bernardini, cioè il pazzo scatenato, e da quel momento anche l’amore tra loro lo fu. Lì Fabrizio De André si esibì per la prima volta dal vivo, era il 15 maggio 1975. Lì, semplicemente, se non andavi non esistevi, non eri nessuno. Un documentario di Andrea Soldani (Lux Vide e Rai Cinema), Il collezionista di stelle, in calendario alla Festa del cinema di Roma, racconta una lunga stagione e un uomo, appunto Sergio Bernardini, le sue visioni e la sua incredibile raccolta di astri: Chet Baker e Liza Minnelli, Gino Paoli e Tenco, Modugno e Duke Ellington, Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald, Ray Charles e Tina Turner, Barry White e Donna Summer, Jannacci e Modugno, la Vanoni e Milva, più Carosone che nel 1955 aveva inaugurato il primo music hall italiano. Insomma, quasi tutti meno uno, Frank Sinatra, il desiderio che Bernardini non avverò mai. A osservarli dal buio, anche l’avvocato Agnelli e Pasolini. Caviale, brodo ristretto e sogni.
E mica si arrivava con l’autostrada, bisogna farsi la Cisa, ore di curve e vertigine da Sorpasso(il capolavoro girato, mica per nulla, da quelle parti). Suggestivo lo scorrere di un’altra Italia davanti agli occhi, tra nere limousine sfavillanti di cromature, luci della ribalta, spiagge e ombrelloni, paparazzi e amorazzi. Alla Bussola fece i primi esperimenti da mattatore Vittorio Gassman, insultando amabilmente il pubblico e qualcuno reagì. L’irripetibile Mina, da “urlatrice” diventò la più grande di tutti i tempi e della galassia, lei che proprio a Sergio manderà una specie di lettera d’addio dopo il famoso recital del 1978: “Ho deciso che non lavoro più, credo proprio di non averne più la forza”.
L’avventura della Bussola è un arco teso tra il dopoguerra e gli anni Ottanta, quando una bestemmia di Leopoldo Mastelloni in diretta tivù segnò l’inizio della fine. Però, quanta festa nel mezzo, quanta voglia di tornare a ballare dopo l’inferno. Era un tempo in cui il maggior problema sembrava l’umidità del mare che minacciava la messa in piega delle signore, anche se il pubblico prese atto nella notte di San Silvestro 1968 che tutto stava cambiando: i contestatori lanciarono uova e pietre contro “il tempio dello spettacolo consumista”, la polizia rispose e sparò, un ragazzo di 16 anni, Soriano Ceccanti, colpito al collo resterà paralizzato.
Ci sono racconti che diventano la didascalia di un tempo e di molte vite, e quello della Bussola lo è, compresa l’invenzione di Bussoladomani, primo teatro tenda che si vide da noi. Era il 1976: dentro quel circo si esibiranno anche Carla Fracci, Nureyev e Carmelo Bene. Ma su tutto spicca la faccia un po’ da pugile spettinato e da tenero lazzarone del patron, il collezionista di stelle che un giorno portò alle Focette addirittura Marlene Dietrich che aveva ormai 71 anni, l’ugola ancora d’oro e gambe da ragazzina. Fu un tripudio. Questo succede quando i sogni mandano iltempo kappaò.