Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 18 Mercoledì calendario

Il miracolo economico di Padre Pio

— Si vive nel rimpianto dei tempi d’oro, anche nella chiesa sotterranea che pure è rivestita d’oro vero, e i fedeli (per lo più donne, per lo più polacche), appoggiano le mani sulla teca dove c’è il corpo del santo. Una grazia, una speranza, il miracolo, questo si chiede a padre Pio, il teschio coperto da una maschera di silicone, le mani nere e raggrinzite che tutti vogliono fotografare. Più che un santo, un mito. Da milioni di clic, ma declinante a presenze, a contare i visitatori che salgono sul Gargano per portargli omaggio, gratitudine,lacrime. E a guardare il soldo, «c’è solo da piangere». In un giorno di metà settimana, i chioschi di souvenir sono vuoti, i commercianti hanno il polso preciso della situazione economica di una città che vive in gran parte di turismo religioso, perciò si lamentano. Una donna discute per un rosario da polso, 1 euro e 50, poi se ne va senza un saluto. «C’è la crisi», dice la negoziante, «tutto è rincarato, anche il viaggio per salire quassù. Siportano il panino da casa, e anche la calamita da frigo gli sembra cara». Un euro. Ma non lo spendono. Figurarsi il portaciuccio da 3,50. La fede è anche un business, come sa chi gestisce i santuari del mondo, da Lourdes al più piccolo. Qui la crisi si vede di più perché San Giovanni Rotondo è sovradimensionata, esplosa con la canonizzazione e la santificazione del frate, trionfante nel Giubileo del 2000 e quindi gonfia di alberghi nuovi, ma poi tutto è passato e si è forse tornati a un giusto equilibrio,che non dispiace a padre Rinaldo Totaro, Guardiano del Convento dei Frati minori cappuccini. «Allora mettevamo le transenne in chiesa, come allo stadio, per regolare ingresso e uscita dalla messa. In quattro minuti il ricambio era fatto, e ne cominciava un’altra. Ora siamo tornati a una dimensione più umana». Padre Rinaldo riceve nel giardino del convento, pieno di gatti e di fiori, mostra il refettorio dove il santo si sedeva a mensa, il camino dove si scaldava, spiega che «la devozioneverso lui è giovane, ed è vero che gli ultimi anni hanno visto meno folle, ma così possiamo lavorare meglio per accogliere chi viene, in modo più profondo». Quanto al gigantismo, a partire dalla Chiesa creata da Renzo Piano, «un’opera del genere non ce la possiamo più permettere! Ma è meglio così». Seimila posti a sedere, l’altare di Arnaldo Pomodoro, il portale di Mimmo Paladino. I banchi, vuoti. Sul grande piazzale, due suore danzanti, felici. Nella cripta, cinquanta fedeli. Nella chiesa di Santa Maria delle grazie, un duecento persone, alcune schiantate da un evidente dolore, in ginocchio, la testa tra le mani. Sul fianco della collina, la struttura moderna del Poliambulatorio, e la Casa Sollievo della sofferenza, l’ospedale voluto dal frate, di proprietà del Vaticano. «Ci lavorano 2.500 persone, è uno dei perni su cui vive la città, l’altro è san Pio».Il sindaco Michele Crisetti (Pd) dice che «dopo la batosta del Covid, il flusso è in aumento, gli alberghi sono pieni quasi fino a novembre. E non sono tutte rose e fiori… ma il nostro piano strategico del turismo ci permetterà di arrivare al Giubileo 2025 con nuove strutture e servizi». Si rifanno le strade, «ma le risorse sono parametrate su una città di 27mila persone, e pensate alla raccolta dei rifiuti, che cresce enormemente di sabato e domenica, quando arrivano i pellegrini».Migliaia, però concentrati nel weekend. All’Ufficio pellegrini le impiegate rispondono al telefono con uno squillante «pace e bene» ai tour operator che mandano i pullman dei gruppi di preghiera, di filippini e polacchi. E che spendono di più, tra alberghi e ristoranti. Ma tutti gli altri, sono pugliesi e soprattutto baresi. Poi, ne arrivano da Campania, Sicilia e Calabria, insomma il pellegrino tipo è del Sud, spesso anziano, epovero come era padre Pio. «La regione che ci guarda di più è la Lombardia», spiega Stefano Campanella, direttore di Tele Radio Padre Pio,«emittente nazionale, francescanamente povera. Utenza over 65, che segue le messe in diretta o le repliche il pomeriggio». Ricorda gli anni d’oro, gli 8 milioni di pellegrini del 2002, i 10 milioni nei 17 mesi tra 2008 e 2009 (esumazione ed esposizione del corpo), «poi siamo scesi». Oggi, «anni di bronzo, ma vediamo una ripresa. Stiamo tornando ai livelli pre Covid. Quattro milioni».C’è chi dice meno, molto meno. 600mila le presenze alberghiere, più i visitatori in giornata, che sono moltissimi «e anche 30-40mila nel weekend», dice il sindaco, ma non più le folle oceaniche. «Qui ci sono 7mila posti letto. Ne basterebbero 4mila», spiega Luca Mischitelli, che di alberghi ne ha tre. «E sì, ce ne sono molti abbandonati, costruiti nel 2000 e ora cattedrali nel deserto. C’erano 25 alberghi, di colpo sono diventati 125, il disastro era inevitabile». Qualcuno ha investito sperando nel grande business, «ma il turismo religioso è low cost per definizione, e a San Giovanni si viene solo per ospedale e santuario». Dopodiché, 70 anni fa qui non c’era niente, e padre Pio fece il suo primo miracolo, trasformando un paese di minatori in un posto che tutto il mondo conosce, meta di papi e personalità devote, come Raffaella Carrà. Le sue ceneri sono passate da qui per messa e benedizione, così ha voluto lei.In una di queste cattedrali nel deserto – 6 piani – i ragazzini scrivono “W Satana!” sui muri, e altri graffiti diabolici, per reazione a una città dove tutto sa di incenso, oltre che di patatine fritte, gli alberghi sono intitolati ai santi, le strade pure, e lui compare nei giardini e sulle bancarelle, più accigliato che sorridente, in resina o gesso, su plastica e carta. Nicola Perrotti della Macelleria Padre Pio (due suore e un prete in famiglia), è testimone del boom, «quando c’era la coda dal casello di Foggia a qui, e sono 40 chilometri». Oggi, «muoiono i vecchi, che erano i più fedeli. I giovani non vengono fisicamente, semmai vanno sui siti, dove si chiedono le grazie, e si prega pure». Ma non qui, anche se padre Rinaldo vede spesso «famiglie giovani, con bambini. È una gioia, perché la gente sente ancora che lui aveva un cuore grande». Marinella, da Gioia del Colle: «Siamo credenti, e san Pio per noi è come uno zio, gli vogliamo bene, semplicemente». Souvenir? «No, ho comprato le olive fresche e le mandorle, che almeno si mangiano». La crisi, tutti parlano della crisi, però la venditrice sulla piazza Forgione è ottimista, «tanti vengono solo per pregare, tanti sono sofferenti. È il popolo del nostro santo, non sparirà mai». E lei, come si chiama? «Santa Maria, sono di famiglia devota», e chi non lo è, qui.