Corriere della Sera, 18 ottobre 2023
Leggere Primo Levi
«Ho letto nei loro occhi dilatati dal terrore, nei loro visetti pallidi di pena, nelle loro manine che si aggrappavano spasmodiche alla fiancata del camion, la paura folle che li invadeva, il terrore di quello che avevano visto e udito, l’ansia atroce dei loro cuoricini per quello che ancora li attendeva. Non piangevano neanche più quei bambini, lo spavento li aveva resi muti e aveva bruciato nei loro occhi le lacrime infantili». Potrebbero essere state scritte la settimana scorsa, dopo la retata assassina di bambini nel kibbutz israeliano di Kfar Aza il 7 ottobre, le parole con cui Fulvia Ripa di Meana raccontò nel libro «Roma clandestina» il rastrellamento di decine di piccoli prigionieri ebrei caricati su un autocarro nazista a Fontanella Borghese il 16 ottobre di ottanta anni fa. E rileggere oggi quella testimonianza sui bambini razziati nel ‘43 e destinati ad essere caricati nei giorni successivi sui treni in partenza dalla stazione Tiburtina verso Auschwitz fa gelare il sangue.
Ma tolgono il fiato anche le parole di Primo Levi nella prefazione al libro Il futuro spezzato. I nazisti contro i bambini, di Lidia Beccaria Rolfi e Bruno Maida, edito da Giuntina nel 1997. Libro che, riprendendo anche quelle memorie di Fulvia Ripa di Meana, era aperto da una agghiacciante citazione del Mein Kampf di Adolf Hitler, il quale di bambini ebrei, zingari e slavi ne avrebbe fatti ammazzare almeno due milioni: «Lo Stato razzista deve considerare il bambino come il bene più prezioso della nazione». Un’idea spaventosa: i bambini «nostri», i bambini «loro».
Scriveva Primo Levi, in quella prefazione che sarebbe uscita postuma dieci anni dopo la sua tragica morte: «Non credo che esistano oggi, in nessun luogo del mondo, impianti per la strage di massa come quelli nazisti, né lucidi piani di genocidio immediato e differito quali sono descritti in questo terribile libro: ma i bambini continuano a soffrire ed a morire sulla scala dei milioni, di fame, di malattia, o intrappolati nelle maglie di guerre incomprensibili e feroci. Finché questo avviene, pagine come queste dovranno essere lette, anche se la loro lettura non avvenga senza angoscia: sono nutrimento vitale per chi si proponga di vegliare sulla coscienza e sull’avvenire del mondo». Vegliare, vegliare, vegliare.