Corriere della Sera, 17 ottobre 2023
Intervista a Loretta Goggi
Mi è semblato di vedele un gatto.
«Ero la voce del canarino Titti, in film e spot (“Oh no, su De Rica non si può”). Gatto Silvestro era Gigi Proietti. Avevo 15 anni, lui 25», ride Loretta Goggi, cantante, attrice, imitatrice, doppiatrice, giudice supremo di Tale e Quale Show, primadonna di quelle di cui si è ormai perso lo stampo.
Tre anni dopo. Fuori il ’68, lei girava «La Freccia Nera».
«Non marciavo in corteo per il 6 politico ma ho cominciato a lavorare a 10 anni e ho combattuto per farmi rispettare. Pure dai professori, per non essere bollata come “quella che fa la tv”».
E quella dei «musicarelli». Tipo «Nel sole», co n Al Bano e Romina Power.
«Si girava al Mamiani, tra i compagni di classe c’era Enrico Montesano. Romina ha un anno meno di me. Che carini insieme lei e Al Bano. Nelle pause-cestino sparivano».
Mica ne girò solo uno.
«Me ne sono sparati parecchi. Con Gianni Morandi. Ero innamoratissima di lui, però avevo 16 anni, i calzettoni e la fascia nei capelli, difficile che mi notasse. Con Massimo Ranieri i fotoromanzi. Zingara con Bobby Solo. Eravamo cicciottelli. “Menomale che siamo al cinema, in tv non entreremmo nello schermo”».
Esagerati.
«Durante La Freccia Nera ero magrissima, mi avevano scelto proprio perché ero piatta, visto che mi travestivo da ragazzo. Giravamo in Piemonte, sotto le tende militari c’erano buffet meravigliosi, specie gli antipasti. Il regista Majano mi cercava e io mangiavo nascosta da i cespugli».
Lucio Battisti.
«Registravo uno speciale su di lui. Il mio mito. Mi chiedeva: “Come mai sei sempre così contenta?”. E io: “Ma ti rendi conto con chi sto?”».
Franco Califano.
«Da ragazzi, lui e Arbore venivano a cena da noi per la pasta e fagioli di mamma».
Il Califfo ha colpito?
«Nooo, solo amici, stava già con Mita Medici.
Patty Pravo, prima imitazione.
«Cantavo La spada nel cuore nella parodia della Freccia Nera. Per gioco alle prove usai la voce di Patty. Mi sentì Pippo Baudo: “Ora me la rifai”».
Le vittime si offendevano?
«Qualcuna non è stata felice. Patty si divertiva, così Orietta Berti, Milva e Gigliola Cinquetti. Mina pure, mi dicono. Loren e Lollo non so».
In Rai Noschese aveva l’auto di servizio, lei no.
«Per una pischella di 22 anni già fare uno show del sabato sera era una conquista. C’era l’austerity con le targhe alterne, quando non potevo guidare la mia Mini, Alighiero, gran signore, mi passava a prendere con l’autista».
Lezioni di ballo ad agosto in calzamaglia di lana.
«La prima ballerina non si era presentata. In Rai dissero: “Non importa, il numero lo fa Loretta”. Coi piedi a terra tenevo il ritmo, ma slanci e spaccate in aria proprio no. Il coreografo Renato Greco mi convocò ad Amalfi. “Portati una tuta di lana, devi dimagrire”. Povero primo ballerino, quanto avrà patito nei sollevamenti. Mi chiamavano Pinky, l’elefantino volante».
Il nudo su Playboy (1979).
«Ero un cavallo pazzo. Volevo uscire dall’immagine della brava ragazza. Sempre parti di orfane, malate o moribonde. Ero diventata magrissima, 47 chili per 1 metro e 69. Chiesi che non fosse un nudo integrale, avevo gli slip».
«Fantastico» con Beppe Grillo e Heather Parisi.
«Osai gonnelloni indiani, piume, conchiglie, la ricrescita scura sui capelli biondi. Beppe mi prendeva in giro dicendo che avevo le gambe attaccate al contrario, con la coscia vicino al piede, perché avevo le caviglie grosse. Heather aveva 9 anni meno di me e mi chiamava “mamma”. Una sera mi disse: “Guarda come mi hanno truccata, sembro una vecchia di 25 anni”. Io quel giorno ne compivo 29».
«Maledetta Primavera».
«Sanremo 1981, serata finale. Avevo già cantato, stavo andando a cena. Gianni Ravera mi bloccò: “Cocca, do’ vai?”. Non capivo. “Sei terza, cocca, aspetta qua”. Quando Cecchetto annunciò che ero seconda, credevo si fosse sbagliato. Mi buttarono in scena con uno spintone. La cantai malissimo. Purtroppo rimandano sempre quel filmato».
Mollò la Rai per Mediaset.
«Non mi affidavano un programma solo mio. Di là invece mi offrirono uno show col mio nome: Hello Goggi. Non c’era diretta ma cassette pre-registrate. Lo studio stava nel sottoscala del Jolly 2. Però i testi erano di Antonio Ricci, la regia di Enzo Trapani».
Dopo due anni tornò.
«Emanuele Milano, direttore di Rai1, venne a cercarmi a Punta Ala. Voleva capire perché me ne ero andata. “La Rai è maschilista, non voglio più fare la bella statuina”. “Ti propongo un quiz. Però canterai, ballerai, imiterai. Ti va?”. Accettai. Ricordo Emilio Fede affacciato alla finestra del Fiera 1: “Hai battuto Mike!”».
Sanremo ‘86 fu tutto suo.
«Dovevo farlo con Baudo, ma lui mollò per sposarsi con Katia. Mi ritrovai tra la pancia finta di Loredana Bertè e le ali giganti di Donatella Rettore. Litigavano, ognuna pretendeva di essere l’unica diva rock».
Raffaella Carrà.
«Era un’icona, io no, resto l’eterna seconda. Sono una grande professionista, mi mancava quel quid per essere come Raffa, però venire subito dopo di lei è già tanto».
Colleghe, non amiche.
«Non sono amica di nessuno nello spettacolo, si finisce per parlare di lavoro e io francamente me ne infischio. Frequento più gente di barca».
Come Gianni Brezza. Tra voi non partì bene.
«Era convinto portassi jella perché, poco dopo avermi conosciuto, si era lasciato con la compagna. Lo feci chiamare per Fantastico, era in barca a vela. “Chi sarebbe la squinzia di turno?”. Le soubrette di solito non erano grandi ballerine. “Goggi? Non se ne parla”».
Lo persuase.
«Però mi trattava malissimo. Durante un balletto in cui ero Marilyn, borbottava: “Perché questa mi piace tanto?” Ha gli occhi piccoli, due gambe nemmeno tanto belle”. Pensai: “Questo è matto”».
Matrimonio dopo 29 anni.
«C’era Roma-Juve in tv, io giallorossa, lui bianconero, gufava. Di colpo mi chiese: “Goggi, perché non ci sposiamo io e te?”. “Ma chi vuoi che ci si prenda, alla nostra età?”. “Dico tra noi. Voglio mettere la mia vita nelle tue mani”».
Fino alla fine.
«Era un gigante, gli arrivavo al mento. Quando facevamo pace, dopo una lite, sentivo il suo cuore battere a palla».