il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2023
Non ci sono più le guerre di una volta
Mi pare che siano stati molto sottovalutati i bombardamenti aerei israeliani sugli aeroporti di Damasco e Aleppo. Cioè contro la Siria, che è uno Stato sovrano membro delle Nazioni Unite. Ora la Siria ha come alleati la Russia e la Cina, che sarà molto difficile tenere fuori dal conflitto. La Russia con le sue armi, la Cina con la sua potenza economica e tecnologica. Si sta quindi avverando ciò che avevo scritto sul Fatto l’11 ottobre, e cioè che la guerra israelo-palestinese può essere l’inizio di una “guerra dei mondi” (l’unico vantaggio di questo terribile conflitto è che ha tolto dal centro degli obiettivi Volodymyr Zelensky).
Gli occidentali lamentano e si stracciano le vesti perché delle loro sofisticatissime tecnologie si sono impadroniti anche i cosiddetti “terroristi” islamici (si veda il bel pezzo di Massimo Gaggi sul Corriere del 13 ottobre). Ma bisogna non conoscere la Storia per non sapere che prima o poi i nemici copiano e riproducono le armi con cui sono attaccati. Tutta la storia della difesa-offesa in guerra è fatta di armi micidiali, sempre più micidiali, seguendo la linea del progresso illimitato, per cui a un’offesa si replica con una difesa altrettanto efficace.
I cavalieri del Medioevo, i professionisti della guerra, di una guerra che, a differenza di quanto sta succedendo in questi anni, non coinvolgeva i civili, si opposero all’uso del fucile perché lo consideravano un’arma sleale, in quanto colpiva a distanza. Naturalmente persero la partita. Oggi siamo arrivati a mischioni inverecondi dove i soldati in carne e ossa non contano più nulla rispetto ai droni e ad altre sofisticatissime armi, fra cui c’è in primissimo piano l’informazione-disinformazione. La guerra moderna è una guerra d’informazione, fra fake news di cui nessuno può controllare l’attendibilità e di notizie vere che chiunque può trasformare in fake. L’unico modo per orientarsi in questo guazzabuglio è mandare i giornalisti sul campo perché ciò che si vede con i propri occhi è realtà (sia pur relativa, come ricorda il film Rashomon di Akira Kurosawa). Insomma ci vorrebbero tanti Ettore Mo, ma Mo è appena morto insieme all’informazione di guerra.
Joe Biden, improvvisamente risorto dal suo catafalco, ha ammonito gli israeliani a rispettare “le leggi di guerra”, ma queste leggi, che intendevano tutelare i civili e rimasero valide sin quasi alla fine della Seconda guerra mondiale, e che furono rispettate persino dalle truppe regolari naziste (da non confondere con le forze speciali delle Waffen SS, responsabili di orrendi massacri), non esistono più. A sfondarle per primi furono proprio gli americani con i bombardamenti indiscriminati su Dresda, Lipsia, Stoccarda che erano diretti, per la stessa ammissione dei comandi politici e militari Usa, contro i civili per “fiaccare la resistenza del popolo tedesco”. Poi vennero le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki a chiudere la questione. Per cui la moral suasion dell’invalido Joe Biden, che pur essendo formalmente il comandante supremo delle forze americane fa fatica a reggersi in piedi, lascia il tempo che trova.
Eppure queste norme, chiamiamole così, “di cortesia”, sono esistite. Io stesso posso esserne testimone. Nel paesino del Comasco in cui sono nato c’era una caserma con due giovanissime sentinelle. Passò il Piper inglese e lanciò dei volantini con su scritto più o meno “Guardate che tra poco bombardiamo”. Gli abitanti si affrettarono a fuggire nei boschi. I due guardiani della caserma rimasero al loro posto, erano o non erano le sentinelle? Mi sono sempre chiesto per chi e per che cosa fossero morti quei due ragazzi. Per Benito Mussolini che, dopo tanta retorica sulla “bella morte”, prima convinse molti ragazzi a sacrificarsi per Salò e poi fuggì travestito da soldato tedesco? Per il Re e per Badoglio che, in una confusione di bauli, valigie e suppellettili fuggirono da Roma lasciandola in balìa dell’esercito tedesco? Non avevano capito, quei ragazzi, che onore, lealtà, dignità erano valori che non valevano più. Né in pace né in guerra. Come dimostra anche l’orrendo guazzabuglio israelo-palestinese dove, fra stragi reali e intelligenza artificiale, si combatte una guerra che della guerra ha perso, insieme all’epica, anche l’etica.