il Giornale, 16 ottobre 2023
Una scarpa da urlo «Il prezzo? 120mila euro»
Appartenere alla generazione X ti fa sentire sul pezzo molto più di un boomer. Conosci la differenza tra rap e trap, sei già passato dai pantaloni a vita alta, non sembri un dinosauro con un fluit di cristallo in mano quando smanetti sul cellulare. E, dai, diciamolo, non ti senti vecchio. Tutto questo finché non metti piede alla fiera delle sneakers in edizione limitata di via Mecenate a Milano. Lì un paio di certezze si sgretolano e capisci che ti sfugge qualcosa.
«Le mie beater sono le Nike Tom Sachs. Le heater le Lost and found Jordan 1, sicuro» fa un ragazzino all’amico. E l’altro, bermuda di tre taglie tanto e testa rasata a «grechine»: «Ci sta. Io come beater ho le Air Force triple white». Beater? Non ti fai intimorire e prosegui dentro le tue Stan Smith d’ordinanza. Li segui.
Lì dentro, preadolescenti con la catenina di brillantini al collo e 20enni con le felpe giganti, vanno tutti nella stessa direzione, verso l’oracolo: un paio di Nike dunk Sb low Paris. Prezzo: 120mila euro. Tra la folla ti sfugge un sorrisetto, incroci lo sguardo di una mamma e condividi le pupille sgranate di chi pensa sia che le scarpe siano piuttosto bruttine sia che lì dentro sia tutto folle. Eppure quello stesso paio di scarpe (ce ne sono solo 200 in tutto il mondo) è stato venduto on line a 179mila euro. Sono le regole del reselling, di cui ragazzini (e non) sono specialisti: acquistano le scarpe che Nike o Adidas producono in edizione limitata a prezzi abbordabili e le rivendono sui siti (il più affidabile sembra StockX) al prezzo di un bilocale in centro. O le tengono per costruire la loro «sneaker collection»: un guardaroba di scarpe da ginnastica (guai a chiamarle così) che deve comprendere almeno un paio da tutti i giorni (le famose beaters di cui sopra), un paio di heater (più costose e particolari) e un paio di sneakers a gusto personale, che più strane sono meglio è. Sì, perché rispetto alla moda anni Ottanta-Novanta (tutti griffati ma tutti uguali tipo divisa), oggi va l’unicità, il pezzo unico. Aspetto che sociologicamente potrebbe anche sembrare positivo se non costasse dai 400 euro in su. «Compro le scarpe originali e le rivendo a quattro volte tanto» spiega Omar, 25 anni, ma è troppo indaffarato per fermarsi a dirci di più.
Incontri Luca, 14 anni, ciuffo a rampa e maglietta Diesel (chissà se ci crede se gli dici che anche tu ne avevi una quasi uguale alla sua età). Per rompere il ghiaccio gli chiedi quali sono le sue beater. Non tentenna: «Le Air Force One. E le mie grail sono le Jordan 4 off white». Le grail sono le scarpe dei desideri, quelle che ancora non hai. «Oggi però ho comprato le Jordan 3white cement. Un affare: 220 euro anziché 250». Gli chiedi se in giro non ha paura che qualcuno lo fermi e gli rubi le scarpe, magari per rivenderle on line. «Paura? No, no, tanto tutti pensano siano fake, quasi tutti in giro le hanno false». Allora azzardi: «Anche tu sei un reseller? «Eh no, non le compro on line perché Nike lancia i modelli nuovi alle 9 del mattino e io a quell’ora sono a scuola. Faccio il liceo. Non riesco a comprarle in tempo». In effetti, il calendario dei lanci dei nuovi modelli in edizioni limitata è fitto di date ma si consuma tutto entro la prima mattinata. Luca se ne va, con le sue scarpe enormi ai piedi e la scatola di quelle nuove. Anche tu, esemplare di generazione X cresciuto con Superga e All Stars, levi il disturbo e saluti quel bazar che parla una lingua diversa. E fai due conti su quanti stipendi ti servirebbero per acquistare anche solo una scarpa di quelle.