la Repubblica, 16 ottobre 2023
Come tutte le persone sensibili, si è messa in discussione. «Sì, mi sono fatta tante domande dopo il Festival di Sanremo
Come tutte le persone sensibili, si è messa in discussione. «Sì, mi sono fatta tante domande dopo il Festival di Sanremo. E anche prima, perché la musica, il mondo sono cambiati», racconta Giorgia, voce stupenda, diversa da tutte perché uguale a sé stessa. Capelli corti, poco trucco, a 51 anni lo stesso sorriso di quando debuttò. Il 7 novembre sarà al Forum di Assago, col “Blu Live – Palasport” con cui girerà l’Italia fino a metà dicembre. Sul palco porterà gli abiti di Maria Grazia Chiuri di Dior, che ha ideato la copertina del disco, una donna vitruviana.
Sua madre applaudirà. Da ragazza la criticava per come si vestiva.
«Sempre, non era mai contenta di me. Maria Grazia mi ha trasformato, ma sul palco nei palazzetti devo muovermi di più, sono scosciata.
Abbiamo scomposto la vitruviana».
I Palasport fanno paura?
«Sento di essere al mio posto. Il tour nei teatri lirici è stata un’eccezione.
Un po’ mi spaventava, ero rispettosa del luogo ma poi finivano tutti in piedi a ballare».
La cosa di cui è piùorgogliosa?
«Il legame col pubblico. Dura da trent’anni, dirlo mi fa impressione, sembrano passati dieci minuti. È una cosa che mi sento di definire affetto: vado al supermercato, al bar, accompagno mio figlio Samuel a scuola, e la gente me lo dimostra. È reciproco».
Ha vinto a Sanremo nel 1995, ai concerti i ragazzi cantano in coro “Come saprei”. Che impressione fa?
«Devo tutto alle madri, pure ai padri per non essere scortese. Abbiamo fatto un pezzo di strada insieme. Il tempo non ti toglie solo, ti dà. Io sono grata e sento la gratitudine. La musica è condivisione: per cosa ci si emoziona oggi? Abbiamo più paura che emozione».
Ha 51 anni, il rapporto con l’età?
«Pensavo di viverla con sportività, ma dieci anni fa non stavo così. Ho fatto delle foto e mi vedo cambiata. Ti cambia la faccia, ma ho fiducia che se lavori con la tua interiorità, fuori si vede. L’importante è che ci sia armonia. Sono fifona, ho paura a farmi fare una puntura in faccia. Mia madre e mia nonna si sono operate per la miopia, io no. Terrore. E se una volta l’oculista più bravo si sbaglia?».
Nel disco “Blu” ci sono tante collaborazioni (Francesca Michielin, oltre a Mahmood, Dardust). Il legame con Elisa?
«In un periodo un po’ difficile, in cui mi ero rintanata, Elisa mi ha detto una frase stupenda: “Non mi andare troppo giù”. Il legame con lei è speciale, mi ha “prestato” suo marito, Andrea Rigonat, per il tour. Non avevo il chitarrista e lei subito: “Ma c’è Andrea”. Con Elisa il rapporto è tutto musicale: c’è stima, rispetto, amicizia».
C’è vera solidarietà tra donne?
«Accade che una non supporti un’altra, ma per me non è questione di cattiveria, piuttosto di paura, un retaggio culturale dove vince sempre il maschio. Ci sono generazioni di donne cresciute con l’idea che devi piacere, devi essere accettata, la società chiede una performance.
Quindi hai paura, ti devi guadagnare il tuo spazio, pensi che un’altra donna debba togliertelo, ecco l’errore di fondo. Un modo di pensare sedimentato inconsciamente: la paura dell’”altra donna”».
Non pensa che sia anche questione di autostima?
«Quella si acquisisce dalla famiglia, dalle letture, dalle cose che ci hanno messo nella testa. C’è una generazione nuova, è la mentalità che fa le differenze. Penso a quando mio figlio Samuel mi ha chiesto: “Chi sono i gay?”. Ho risposto: “Gli amici nostri”. Gioca a calcio con le ragazze, ai tempi miei le squadre erano separate».
Suo figlio non le ha detto che all’ultimo Sanremo tifava per Lazza?
(Ride) «Dico solo che tornata a casa, ho aperto la porta con la valigia e mi ha salutato: “Ciao mamma come va?
Te l’avevo detto”. Lazza era arrivato secondo, siamo diventati amici».
Il suo compagno Emanuel Lo, ha otto anni meno di lei. È vero che all’inizio temeva la differenza di età?
«Tantissimo, avevo paura: non credevo che potesse andare. La vita ti smentisce. Non avrei mai pensato che saremmo durati vent’anni. Era un ragazzino ma io ero più immatura di lui a gestire le emozioni».
Che ha capito dell’amore?
«Non ci ho mai capito niente, venivo da un sentimento idealizzato. L’amore invece s’impara. Dici “ti amo” e non finisce lì: più migliori come persona e meglio ami. È irrazionale ma la vita ti modella».
Il rapporto con i social?
«Il mio è autentico. Mi piace avere un contatto, una volta si scrivevano le lettere al fan club, oggi è tutto immediato. Sono capitate cose brutte anni fa. Era morto da poco Pino Daniele e mi scrissero: “Cerca di seguire l’amico tuo”. Una violenza unica. Adesso mi scrivono: “C’hai le rughe”, come fosse una colpa. Ho risposto: “Invecchiamo tutti”».
Nella sua carriera è stato determinante Pippo Baudo.
«Pippo è nel nostro Dna, siamo cresciuti con la sua voce che risuonava, ricordo la prima volta che mi chiamò: ho sussultato. Ci siamo costruiti un rapporto reale, vero, sincero. Abbiamo litigato, fatto pace, c’è stima, mi ha visto crescere. Ha creduto tanto in me anche quando non ci credevo io. C’è sempre stato anche quando non ci siamo visti».
Ha recitato per Rocco Papaleo nel film “Scordato”: le è piaciuto fare l’attrice?
«Molto. E spero di farlo ancora, studio e mi impegno. Rocco me l’aveva detto: ci prenderai gusto».
Ha sempre la mania del controllo, è rimasta una perfettina?
«In casa sì, non sopporto le cose fuori posto. Mi concedo di essere compulsiva nei lavori pratici, per il resto ho un po’ mollato».