Corriere della Sera, 16 ottobre 2023
Una nuova generazione di sballati
In mezzo alla piazza c’è un tipo dritto due metri, un filo spinato tatuato sul braccio, regge una cassa che spara a palla Noyz Narcos :«Roma ad agosto nun è ‘n ber posto, ‘na città fantasma / Escono fori pe’ ’a bamba, solo a mezzanotte passata / è amaro da riconosce’ ma tutte le persone de mia conoscenza / c’hanno a che fa’ co qualche dipendenza». Il muro di ragazzini che hadavanti ha una canna tra le dita, stringe una birra, cala gli occhiali da sole anche se è notte. È la postura del rap, della trap, l’adolescenza uscita a far serata. La stessa che poi studia, lavora, guarda la tv, fa sport, protesta e viaggia. E che non per forza finisce chiusa in casa o barcollante nei pronto soccorso il fine settimana. Ma i numeri raccontano pure una realtà che va guardata in faccia.
Quanto e cosa si consuma
L’ultima relazione al Parlamento sulle dipendenze fotografa ancora una volta l’aumento del consumo di droghe tra i 15 e i 19 anni. La percentuale di liceali è passata, in modo preoccupante, dal 18,7% al 27,9% nel giro di un solo anno. «Sono numeri che fanno paura», confessa Massimo Barra, fondatore della comunità di Villa Maraini, «c’è un humus che facilita il consumo di droghe legali e illegali». Su tutte c’è la cannabis: 580mila adolescenti (24%) rollano marijuana o hashish, sempre più puri, sempre meno cari. Poi ci sono le Nps, nuove sostanze psicoattive (10%): cannabinoidi sintetici (K2, Yucatan Fire, Spice), oppioidi sintetici (codeina, morfina, fentanyl), ketamina, catinoni (anfetamine, ecstasy). Non girano mai da sole, ma associate ad altre droghe o all’alcol, tanto alcol, troppo alcol. Usati insieme, mescolati, prima uno poi l’altro. Quando si parla di dipendenze, difficile ce ne sia una sola. In fondo alla classifica resistono cocaina ed eroina. «È moda, è ribellione, è ricerca del piacere, è allontanamento del dolore, è normalizzazione, è la luna di miele di chi non ha ancora pagato il prezzo dell’abuso», dice Barra. «Quando li incontri, questi ragazzini sembrano orfani, orfani della famiglia, di entusiasmo, di rapporti significativi, di cose positive, cani perduti senza collare che hanno bisogno di parlare, di fare, di persone non patologiche».
L’alba di Arianna e Marco
Arianna (il nome è di fantasia) ha iniziato a 16 anni con l’Mdma, «per far festa. Poi canne, cocaina e peggio l’eroina, drammatica. Una volta avevo litigato col moroso, ho chiesto a un tizio se avesse qualcosa, mi ha portato da lui, è stata la prima volta che me la sono fatta in vena. La sera ridevo, ballavo, la mattina mi svegliavo alle 6 per lavorare e invece volevo uccidermi. Ho detto basta a 18 anni, ho chiesto aiuto, ci sono ricascata. Sono ancora debole, sono in terapia, ma la vita è cambiata, sono mamma. L’alba però ha ancora quell’odore, l’odore di quandostavo malissimo e uscivo a cercarne altra».
Marco (altro nome di fantasia) ha cominciato a farsi che aveva 17 anni. «Si inizia sempre in gruppo, per curiosità. Mi faceva schifo che gli amici si facessero, poi mi è salito il desiderio di provare, un senso di ribellione, andare contro qualcosa vietato dalla legge, contro tutti. Mi facevo di eroina con i soldi delle rapine, e un po’ anche di cocaina, ma costava troppo. Appena presa stavo bene, benessere fisico e mentale. Però mi stava intossicando, vedevo l’eroina e pensavo alla morte».
I Serd dei giovani
Ad “Androna Giovani”, il servizio pubblico dell’azienda sanitaria di Trieste dedicato alle dipendenze under 25, ce lo ha spedito un tribunale, «la parola Serd puzzava di marcio, di gente brutta». Altri ci vengono soli o trascinati da genitori disperati. Sono sempre di più i ragazzi nei servizi e nelle comunità terapeutiche, sempre di più ai pronto soccorso o ricoverati per problemi legati alla droga, di più anche ai camper delle unità di strada per la riduzione del danno di cui ora pure l’Alto commissariato delle Nazioni unite «raccomanda l’espansione».
Antonina Contino, psicologa e psicoterapeuta, è la responsabile di “Androna Giovani”: «L’età dei ragazzi che prendiamo in carico si è abbassata: ora arrivano a 13-14 anni. Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, che è sempre stato critico, lo è diventato ancor di più: il modello unico familiare – per certi aspetti fortunatamente – è entrato in crisi, trovare una propria identità è complesso, c’è la paura di disattendere le aspettative dei genitori che sui figli fanno investimenti troppo grandi, c’è il timore di non avere abbastanza popolarità e like. Ma da noi arrivano anche ragazzi vittime di abusi, finiti nei circuiti giudiziari, con disturbi diagnosticati ma mai seguiti». Ed è qui che le sostanze trovano la porta da cui entrare. «Il consumo è un sintomo e ogni sostanza ha una funzione. Il nostro lavoro sta nel capire quale, fare leva sulle potenzialità, intervenire con terapie personalizzate, riprendere in mano percorsi di studio e lavoro, riattivare i loro sogni».
Il fondo della bottiglia
Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol del-l’Iss, parla di «generazione chimica: i ragazzi usano una sostanza in base a quel che può dare loro». E tra quelle legali al primo posto c’è l’alcol. «Tra gli 11 e i 25 anni sono 1 milione e 300 mila i consumatori a rischio che bevono uno o più bicchieri al giorno. I binge drinkersche bevono per ubriacarsi sono 786mila. Ogni anno il 10% dei 35.300 accessi al pronto soccorso per ubriacatura sono ragazzini», racconta. «L’alcol è un lubrificante sociale. La prima volta se ne beve un bicchiere, poi due, tre, quattro. Ma i rischi sono molteplici: i giovanissimi non lo assimilano e l’alcol consumato prima dei 25 anni interferisce sulla maturazione della corteccia pre-frontale determinando una cristallizzazione della personalità adolescenziale. Inoltre l’alcol diminuisce la percezione del rischio e nei giovani, che la hanno già bassa, è come buttare benzina sul fuoco. Legittimare il messaggio “bevi responsabilmente“è abusare dell’immatura capacità critica e di controllo del minore condannandolo a rischiare. Le più esposte sono le ragazze perché l’alcol incrementa anche il rischio di tumore al seno».
Le fragilità femminili
La forbice si sta chiudendo. Il consumo di sostanze psicoattive arriva dove il resto non riesce: annulla le differenze di genere. «Il fenomenonuovo è quello osservato fra le studentesse di 15 e 16 anni che consumano cannabinoidi tanto o più dei loro amici e hanno superato i maschi anche negli eccessi alcolici», afferma Sabrina Molinaro, coordinatrice Espad, la più grande rete europea di ricercatori indipendenti nel campo delle dipendenze. Ecco cosa emerge davvero dall’ultimo rapporto: «Una grande fragilità femminile». E, aggiunge Molinaro, «il boom degli psicofarmaci senza prescrizione». Hanno fatto il botto nel 2022: il 10,8% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni ne ha fatto uso, nel 2021 era il 6,6%. Su TikTok ci sono migliaia di video in cui ragazzine e ragazzini prendono gocce e pasticche, si scambiano consigli, danno voti. Una parte sono assegnati dal medico, gli altri se li procurano in casa, li acquistano senza ricetta o con prescrizioni false, li pescano sul web.
L’avanzata dei painkiller
«Le benzodiazepine calmano, rilassano. Ma se si aumenta il dosaggio l’effetto è lo stordimento e se si associano all’alcol danno uno sballovero e proprio. In gran quantità però provocano sedazioni pericolose alla guida o al lavoro, sopore, coma», avvisa Valerio Barretta, psichiatria e psicoterapeuta di Napoli, presidente dell’Osservatorio nazionale per la salute emotiva e comportamentale. Accanto agli ansiolitici ci sono gli oppiodi, nascono come farmaci contro il dolore, «ma negli Usa già da qualche decennio èOpioid crisis». Ci fanno anche serie tv:Dopesick, Painkiller, sui «peggiori spacciatori di droga della storia». «C’è un’assunzione automedicativa – il farmaco risolve uno stato d’animo negativo e la prossima volta che starò così il mio cervello penserà di uscirne utilizzando la stessa sostanza – oppure la ricerca di novità che spinge a provare sensazioni estreme. Quando si prescrivono, bisognerebbe conoscere bene chi si ha davanti, preventivare se c’è un rischio di eccesso e invece, spesso, non si fa. Ma l’abuso crea una dipendenza enorme, simile a quella da eroina. E la moda inizia ad arrivare anche da noi».