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 2023  ottobre 15 Domenica calendario

La manovra verso i 25 miliardi


ROMA «Non ci sono risorse da sperperare, non ci sono soldi che si possono buttare in cose che non hanno alcun senso. Le risorse vanno sulle cose importanti, che sono imprese, redditi, lavoro e famiglie». Alla vigilia dell’approvazione della legge di Bilancio, Giorgia Meloni lancia messaggi agli alleati di governo, respingendo gli ultimi attacchi alla diligenza, ma anche ai mercati e alle istituzioni finanziarie internazionali, sottolineando la prudenza della manovra. Domani il Consiglio dei ministri approverà il disegno di legge di Bilancio, e il Documento che ne sintetizza le linee, che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti porterà poche ore dopo a Bruxelles, dove parteciperà alle riunioni dell’Eurogruppo sulla riforma del Patto di Stabilità, da cui dipende la fattibilità della manovra, già esigua. Poi venerdì arriverà il giudizio dell’agenzia di rating Standard&Poor’s, il primo verdetto importante sulla bontà della politica di bilancio e l’affidabilità del governo.
Al mercato Coldiretti del Circo Massimo a Roma, dopo una notte passata in aereo di ritorno dall’Africa, Giorgia Meloni parla anche alla gente con la busta della spesa in mano. «Ci concentriamo ancora una volta sulla lotta all’inflazione, sulla necessità di aiutare famiglie e imprese ad avere una risposta a fronte di un’inflazione galoppante, cerchiamo di fare le cose serie e importanti» ripete la premier.
Non ci saranno grosse sorprese nelle misure che saranno annunciate domani. La conferma del taglio di 11 miliardi del cuneo fiscale sui redditi fino a 35 mila euro, 4 miliardi di tagli alle tasse sui redditi, 8 miliardi per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, di cui 3 nella sanità. Circa 23 miliardi che possono arrivare a 25 o forse anche di più. La conferma della detassazione dei fringe benefit e l’indicizzazione delle pensioni, per compensare l’inflazione. Ci saranno i soldi per il Ponte di Messina e la riforma delle garanzie statali sui prestiti alle imprese. E si ragiona anche sulla proroga del Superbonus per i lavori in corso ed il problema dei crediti incagliati, anche se le soluzioni potrebbero arrivare, su questo punto, nel corso della discussione parlamentare del disegno di legge. Domani arriverà, intanto, un decreto da 3,5 miliardi con l’anticipo dell’adeguamento delle pensioni, e i fondi per le retribuzioni del pubblico impiego. Oltre al primo decreto legislativo che attua la riforma fiscale, e introduce la minimum global tax al 15% per le multinazionali, obiettivo Pnrr ed impegno europeo.
Non tutte le partite nella maggioranza sono chiuse. Forza Italia chiede uno sforzo in più sulle pensioni ed una proroga delle detrazioni del 110% sui condomini, almeno per quelli arrivati al 70-80% dei lavori, come ha detto ieri Gilberto Pichetto Fratin. Antonio Tajani insiste sull’adeguamento delle pensioni minime e si oppone alle modifiche della tassa di successione, accarezzata da Fratelli d’Italia e Lega. Che a sua volta insiste sul capitolo pensioni. Al momento ci sono le risorse per confermare quota 103 e Ape sociale, ma Matteo Salvini auspica un passo avanti verso il superamento della Fornero.
Tra i sindacati, dopo l’incontro di venerdì sera a Palazzo Chigi, l’Usb è pronta alla sciopero, la Cgil è quasi sul punto. Solo la Cisl apre. Come la Confindustria, che con il presidente Carlo Bonomi, alla sua ultima uscita, ricorda come «la manovra sia ragionevole, ed è un punto di merito». Il limite, secondo Bonomi, è che le risorse sono una tantum. Il taglio del cuneo è coperto solo per il 2024, tra un anno saremo al punto di oggi, trovare undici miliardi per confermarlo e altri 4 per il taglio dell’Irpef. Di più, se si vuole andare avanti. «Interventi strutturali per la crescita devono essere prioritari». Servono anche «per rassicurare i mercati e le agenzie di rating». L’unica strada è tagliare la spesa pubblica: nella pancia dei ministeri, dice Bonomi, si possono trovare 45 miliardi.