Corriere della Sera, 15 ottobre 2023
Incidenti
Alberto Zorzi per il Corriere
Invece di curvare il bus è andato dritto e si è schiantato contro un palazzo, tredici feriti a Mestre. E il mezzo elettrico è identico a quello coinvolto nell’incidente del 3 ottobre dove hanno perso la vita in ventuno. Il sindaco ha sospeso tutte le corse.
VENEZIA Un probabile malore dell’autista (come lui avrebbe detto ad alcuni testimoni) o forse un problema di sterzo (dicono altri): il bus invece di curvare tira dritto e si schianta contro i portici di un palazzo. Tredici persone, autista compreso, ferite (non gravi) su un mezzo a propulsione elettrica de La Linea Spa, che svolge alcuni servizi di trasporto pubblico per Actv, hanno riportato la paura ieri sera alle 21.03 a Mestre, in via Carducci.
La stessa compagnia
Si tratta della stessa compagnia del tragico incidente del 3 ottobre scorso, quando un suo bus, che trasportava turisti stranieri da Venezia a un campeggio lì vicino, è caduto da un’altezza di dieci metri sul cavalcavia superiore di Marghera: il tragico bilancio è di 21 morti, tra cui l’autista trevigiano Alberto Rizzotto, 40 anni, e 15 feriti. Tanto che pochi minuti dopo il Comune di Venezia, in accordo con la società privata, ha deciso di sospendere l’uso di quei mezzi.
Indagine complessa
Su Rizzotto è in corso l’autopsia e le prime analisi non hanno evidenziato tracce chiare di un malore: proprio in questi giorni verrà eseguito un approfondimento sul cuore. Giovedì è stata affidata la prima consulenza tecnico-ingegneristica da parte del pm di Venezia Laura Cameli per ricostruire l’incidente, ma soprattutto verificare l’idoneità del guardrail. A breve ci saranno le perizie sulla scatola nera e sul bus, che ora giace accartocciato in un piazzale. L’indagine sarà lunga e complessa, un puzzle in cui ogni pezzo dovrà essere messo accanto all’altro per arrivare alla verità. Per ora sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio stradale plurimo e lesioni stradali plurime ci sono l’ad de La Linea, Massimo Fiorese, e i due tecnici comunali Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro.
Malore o guasto?
L’ipotesi del malore era circolata fin da subito e metteva a posto tanti elementi. L’autobus ha infatti strisciato per circa 50 metri sul guardrail (difficile dunque un colpo di sonno o una distrazione), fino a quando ha perso l’appoggio a causa di un «varco di servizio» di un paio di metri; a quel punto si è spostato verso destra, è stato infilzato dall’altro tratto di barriera ed è volato giù, forse anche a causa di un cedimento della banchina. Nessun segno di frenata, né di sterzata. Per questo si era pensato che chi lo guidava non fosse in grado di reagire.
Freni e dito fratturato
Ma dopo che la prima fase dell’autopsia non ha riscontrato un malore evidente, è tornata in campo l’ipotesi del guasto tecnico: per esempio un problema ai freni, che giustificherebbe la mancanza di segni sull’asfalto, oppure lo sterzo bloccato. «Rizzotto aveva un dito fratturato, forse ha tentato con tutte le sue forze di sterzare», dice il legale della famiglia dell’autista, l’avvocato Francesco Stilo, che non crede all’ipotesi del malore, anche se pare che poco tempo prima l’uomo si fosse rivolto all’ospedale per dei problemi. «Era un autobus ad alta tecnologia e per quello che consta all’azienda efficiente e funzionante», replica però l’avvocato Massimo Malipiero, riferendosi allo Yutong E-12 entrato nella flotta de La Linea un anno fa. Tra l’altro in caso di malore l’assicurazione invocherebbe il cosiddetto «caso fortuito», che potrebbe esonerarla da pagare i danni: ecco perché fin dalle prime fasi anche l’Allianz ha messo in campo un medico legale.
La scatola nera
Un aiuto potrebbe darlo l’analisi della scatola nera, con le telecamere che riprendevano la strada e l’interno del bus, ma non l’autista per motivi sindacali. E ovviamente la verifica se il mezzo ha avuto dei problemi allo sterzo o al volante. Questo però lascia aperta la verifica da parte della procura delle eventuali responsabilità sul guardrail, che è ancora quello del 1968, e soprattutto su quel varco. «Che era previsto dal progetto e collaudato», sottolineano i difensori dei due funzionari, gli avvocati Paola Bosio, Barbara De Biasi e Giovanni Coli.
Il primo sopralluogo
Il 25 ottobre il viadotto della strage sarà chiuso al traffico dalle 13 per consentire al consulente del pm Placido Migliorino, ispettore del Mit già impegnato nelle indagini sul ponte Morandi, e alla decina di tecnici delle parti, di fare il primo sopralluogo.