Raffaella De Santis per repubblica.it - Estratti, 15 ottobre 2023
GUERRE DI CARTA! LA FIERA DI FRANCOFORTE NEGA IL PREMIO ALLA SCRITTRICE PALESTINESE ADANIA SHIBLI CHE NEL LIBRO “UN DETTAGLIO MINORE”, RACCONTA DI UNA BEDUINA STUPRATA E UCCISA DAI SOLDATI ISRAELIANI NEL 1949. SCOPPIA IL PUTIFERIO, L’ASSOCIAZIONE DEGLI EDITORI ARABI RITIRA LA SUA PARTECIPAZIONE ALLA FIERA – IL DIRETTORE JUERGEN BOOS ESPRIME LA SUA SOLIDARIETÀ A ISRAELE PER IL BRUTALE ATTACCO SUBITO DA PARTE DI HAMAS E IL LIBRO DELLA PALESTINESE VIENE ACCUSATO DI DESCRIVERE ISRAELE COME "UNA MACCHINA ASSASSINA" -
A due giorni dall’inaugurazione della Fiera di Francoforte l’attualità irrompe nel mondo dell’editoria. La Buchmesse si schiera apertamente con Israele e cancella l’assegnazione del premio LiBeraturpreis alla scrittrice palestinese Adania Shibli, che nel romanzo Un dettaglio minore, pubblicato in Italia da La nave di Teseo, racconta di una ragazza palestinese rapita e uccisa da soldati israeliani nel 1949.
Come immediata reazione l’Associazione degli Editori Arabi ritira la sua partecipazione alla Fiera. Gli stand rimarranno vuoti. La notizia come prevedibile, ha già la sua coda di reazioni social. La Buchmesse, per bocca del suo direttore Juergen Boos, esprime la sua solidarietà a Israele per il brutale attacco subito da parte di Hamas: «Vogliamo che le voci ebraiche e israeliane siano particolarmente visibili alla fiera del libro», spiega in un comunicato, a poche ore dall’inaugurazione del 18 ottobre.
La Fiera francofortese da anni non è solo una piazza affaristica per il mercato dei diritti editoriali (anzi lo è sempre meno) ma è un enorme palcoscenico del dialogo interculturale, dove i libri sono spunti per dibattiti a volte scomodi. Il comunicato di Boos prosegue così: «La guerra del terrore contro Israele contraddice tutti i valori che la Buchmesse rappresenta. La Buchmesse ha sempre avuto a che fare con l’umanità e si è sempre concentrata su un discorso pacifico e democratico. Tuttavia, non si può permettere che il terrore vinca, ed è per questo che vogliamo rendere le voci ebraiche e israeliane particolarmente visibili alla fiera dando loro altro spazio sui nostri palchi».
Le polemiche però non tardano ad arrivare. Gli editori arabi non ci stanno e si dissociano e così la Sharjah Book Autorithy e gli Emirates. Ecco qualche passaggio del comunicato indirizzato a Boos: «L’Associazione degli Editori Arabi desidera esprimere il suo profondo rammarico per la sua posizione distorta e ingiusta nei confronti dei tragici eventi della regione, il popolo palestinese vive l’occupazione più lunga della storia moderna, un’occupazione che si è trasformata in apartheid e che ha reso Gaza una prigione a cielo aperto per oltre 2,2 milioni di persone».
Va considerato che l’emirato di Sharjah, uno dei sette degli Emirati Arabi Uniti, aveva avviato negli ultimi tempi ottime relazioni diplomatiche con la Buchmesse. Il prossimo primo novembre si aprirà la fiera dei libri di Sharjah, un mercato in espansione che aspira a diventare il polo di attrazione del mercato librario del mondo arabo, ma oggi la situazione è tesa: «È un peccato che gli eventi abbiano preso questa piega perché crediamo che un ambiente che favorisca la diversità e l’inclusività sia fondamentale per la comunità letteraria e per il successo di qualsiasi fiera del libro».
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