Corriere della Sera, 15 ottobre 2023
Le armi dei terroristi
Quali equipaggiamenti ha usato Hamas per l’assalto del 7 Ottobre? Per aprire la breccia hanno impiegato esplosivi, bulldozer, attrezzi. Non sappiamo se l’infiltrazione sia avvenuta anche attraverso dei tunnel: al momento non ne sono stati scoperti. Piccoli droni hanno distrutto torrette e un tank sganciando bombe. Fra le armi c’erano Kalashnikov usciti da depositi mediorientali, qualche fucile israeliano preda bellica o recuperato attraverso i traffici. Mitragliatrici Dshk calibro 50 di concezione «sovietica», mine iraniane, anticarro nord coreani, materiale cinese, granate realizzate in modo artigianale nella Striscia.
I nuclei di combattenti si sono mossi in moto, replica delle tattiche dello Stato Islamico e degli insorti del Sahel che hanno creato la «cavalleria jihadista». A seguire dei pick up. All’interno di uno hanno trovato un ordigno rudimentale dotato di un timer recuperato da un elettrodomestico, scarpe e vestiti, un contenitore dove urinare così da non dover abbandonare il veicolo. Sul sedile posteriore il souvenir della scorreria: un sacchetto pieno di chiavi di auto e case. Per alcuni i deltaplani a motore hanno rappresentato la sorpresa nella sorpresa. Non è così, non doveva essere così. La fazione non ha mai nascosto di averli, in altre epoche c’erano state segnalazioni a proposito. Sono poco costosi, utili per superare indisturbati la «rete», difficili da individuare. Nelle prime ore dell’attacco, migliaia di razzi hanno investito l’intero fronte. Ne hanno scorte abbondanti, grazie alle forniture esterne e allo sviluppo costante nella Striscia agevolati dalle istruzioni di Iran e Hezbollah. Non sono troppo precisi perché privi di una «guida», tuttavia hanno un valore militare e politico in quanto consentono alla fazione di bersagliare le aree abitate di Israele. Uno degli ultimi «missili» – ribattezzato Ayyash – avrebbe un raggio d’azione di circa 250 chilometri.