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 2023  ottobre 14 Sabato calendario

Intervista a Nino Frassica

Frassica, domani Che tempo che fa riparte davvero.
Meno male. Ogni domenica salivo a Milano a vuoto, nel timore di sbagliare data.
Siete certi che il pubblico vi troverà?
Gli spettatori di Fazio sono evoluti. In ogni caso c’è sempre il nostro tutorial: l’aggeggio si chiama telecomando, scendi lungo il 3 e trovi il Nove.
Cambiamento epocale.
Siamo eccitati dal trasloco. Saremo ospiti per pochi minuti, poi diventeremo i nuovi padroni di casa. Io sarò al tavolo, ma ci sarà una novità pure per me.
Quale?
Un’anteprima di mezz’ora, Che tempo che farà. Fazio dallo studio si collegherà con me nei camerini, il viavai degli ospiti in arrivo, alto tasso di improvvisazione.
Resta direttore e vicedirettore di Novella Bella?
Pure parente. Il mio è super conflitto di interessi. Mi sono autoraccomandato.
Il rinvio dell’ospitata di Patrick Zaki. I vertici Rai sostengono che Fazio si sia censurato da solo.
Più che una battuta così così, mi pare una zappa sui piedi.
Con la Vanoni si annunciano fuochi d’artificio.
Perché?
Immagino le sue sortite surreali con Ornella che finge di non capirle.
La Vanoni è un mito. Dovremmo essere tutti così a quell’età. Ha gli occhi bene aperti e la mente lucida, e se ne frega della diplomazia. È la bocca della verità. Io rappresento il surrealismo.
In un Paese di analfabeti di ritorno, il lessico frassichiano rischia di diventare normalità.
Nella lingua sconclusionata si trovano doppi e tripli fondi. L’assurdo può diventare ragionamento logico.
Era un appassionato delle parole crociate?
No, del sudoku.

Come è diventato così?

Da ragazzo ero un goliarda. Facevo scherzi agli amici. Guardavo la tv e sognavo di finire là dentro.
L’illuminazione me la diede Alto Gradimento.
Arbore e Boncompagni.
Amavo il modo in cui Renzo e Gianni creavano arte dal cazzeggio, provocando Marenco e Bracardi. Rendevano concreta, e irresistibile, l’astrattezza lunare dei due comici.
Esordì in FF.SS, quindi il boom di Quelli della notte.
Renzo era un mago, capì subito dove intervenire. Con il mio frate fu facile, avevamo poco di scritto. Il successo mi arrivò per le uscite sconclusionate: “È uguaglio”, “Signor Alberi”…
Il tormentone: “La capisce questa parola, signor Alberi?”.
E ne dicevo una normale: “Scatola”.
Qualcuno credette che le improbabili lotterie del frate fossero reali?
Avrebbero dovuto essere proprio ingenui. Ma a Indietro tutta dei furbastri registrarono il marchio dell’inesistente Cacao Meravigliao. Furono bloccati.

Quante volte con Arbore avete ipotizzato nuovi programmi?
Tante. Renzo è un po’ volubile. Ci sedevamo e ci ammazzavamo dalle risate. Ma il giorno dopo ci ripensava. Aveva paura di ripetersi.
Ecco perché sono rimaste poche, le sue trasmissioni. Però hanno fatto la storia della tv.
Sta girando la 14ª stagione di Don Matteo.
Ho firmato solo fino alla 30ª, poi andrò in pensione.
Non odia il personaggio del maresciallo Cecchini?
Dovrei?
Invecchia più lentamente di lei.
Nella vita vera dovrebbe già essere in pensione. Essendo fiction, lo costringo a fare il suo dovere. E comunque sa?
Cosa?
Il vantaggio di noi attori è avere un’età oscillante. Cecchini è di poco più giovane di me, però nei mesi scorsi ho girato un film con Pieraccioni, Pare parecchio Parigi, dove interpreto suo padre, più vecchio di me.
Con la divisa l’hanno mai scambiata per un vero maresciallo dei carabinieri?
Una volta, a Gubbio, un gruppo di turisti tedeschi mi avvicinò chiedendomi informazioni. Gli indicai un cartello e li spedii chissà dove. Eppure Don Matteo ha girato il mondo. Se parliamo di Germania…
Dica.
Il regista Florian Henckel von Donnesmarck, nome da codice fiscale. Sua madre era fan del mio personaggio. Il figlio decise di farle un regalo, inserendo un mio cameo in The Tourist con Johnny Depp. Girammo a Venezia.
Inseguiva Depp sul Canal Grande.
Ero una guardia. Mi assicurai che non fossi io a dover finire in acqua, bensì una controfigura.
Strinse amicizia con Depp?
A sorrisi. Non parlava italiano né io l’inglese. Mi restò impresso lo spiegamento dei suoi bodyguard: non era necessario, non c’erano i fan ad assediarlo. E poi il catering esagerato degli americani. Mangiavano sempre.

Frassica, lavora sempre.
La serie dura undici mesi l’anno, più Fazio. Mi diverto. Anzi, l’anno prossimo voglio tornare alla Festa del Fatto. Con nuove domande per Travaglio. Tra i miei file, ce n’è uno che ho nominato “Marcolino”.