la Repubblica, 14 ottobre 2023
Rap politico
Per la sua canzone impegnata, «un esperimento che forse non farò mai più», Matteo Mobrici ha dovuto fare un passo oltre il consueto. Ci aveva abituati aPiccola, adAmore mio dove sei, a Stavo pensando a te,a una continua perlustrazione sentimentale tra le nebbie malinconiche di relazioni che finiscono e le luci abbaglianti di quelle che nascono. Ora stop, via verso il mondo fuori. Un mondo non abbagliante né malinconico, ma cattivo: fatto di compromessi al ribasso, di svilimento della cittadinanza. Lo racconta e lo canta con crudezza in Vermi, canzone che consente di porre una domanda: è ancora possibile una forma di pop-rap pienamente politico?
«Cercavo qualcosa di diverso ma che non fosse una roba tutta feste e nightclubbing», premette Mobrici: «Volevo dire con chiarezza che l’omologazione sociale, l’arrendersi a una valutazione solo economica dei fatti è una pura e semplice rovina. E soprattutto non volevo farlo da solo». E in questo nuovo territorio l’ex cantante dei Canova si è fatto infatti accompagnare da due colleghi: il nichilista passionale Willie Peyote e quello che forse è l’autore dell’ultimo atto pienamente politico della canzone italiana, il Frankie hi-nrg mc che ha preso un pezzo della sua Quelli che benpensano e lo ha trapiantato dentro Vermi.«Quando ho sentito che Frankie aveva usato un pezzo del suo testo mi sono emozionato: una delle più belle canzoni degli ultimi trent’anni che continua a vivere nella mia». E anche la composizione di Vermi «è stata frutto di lunghe discussioni. Abbiamo parlato tanto dei temi che volevamo affrontare, ognuno di noi ha il proprio punto di vista definito. Ma ci siamo lasciati liberi, non abbiamo deciso a tavolino cosa far dire a chi». Incastro riuscito nonostante la libertà di movimento.
«Il compito di una canzone è rendere enormi quei piccoli dettagli che altrimenti un osservatore distratto rischierebbe di trascurare», dice, invece, Frankie hi-nrgmc. «E il ruolo dell’artista è, secondo me, quello di mostrare il piccolo, il dettaglio all’interno del quale sappiamo celarsi il diavolo. Lo spirito con cui ho scelto di partecipare a Vermi è questo: fornire una mia istantanea esasperata della di per sé esasperante situazione nella quale stiamo vivendo». Esasperazione che nella canzone fa sinonimo con il compromesso in quanto forma imperante delle relazioni umane. Vermi è una ritmata invettiva contro la vita al ribasso, sia essa declinata in politica o in arte, in economia o spiritualità.
Lo dice bene Willie Peyote. «In qualsiasi attività esiste un limite che ciascuno pone ai compromessi. È una scelta personale e non giudico quelle altrui ovviamente.Dal canto mio cerco di ricordarmi sempre qual è il motivo per cui ho iniziato a scrivere, qual era il mio vero obiettivo e perché sognavo di poter fare questo mestiere, e in qualche modo mi sforzo di rimanere coerente con quell’idea lì. Basta avere in testa una lista di priorità chiara e accettarne serenamente le naturali conseguenze». Prima del compromesso c’è la scelta e prima della scelta c’è la consapevolezza che far parte di una comunità significa innanzitutto rinunciare alla reiterazione esasperata delle propria volontà di affermazione. Ovvero quello che prima ci trasformava in benpensanti e che adesso ci muta in vermi.