la Repubblica, 14 ottobre 2023
Bet Generation
Se Meroni e Best hanno rappresentato la Beat Generation, quella di Fagioli (e molti) compagni è la Bet Generation, la generazione che scommette.
Stordita dalla musica nelle cuffie, confonde il gioco sportivo con quello d’azzardo, gli strati del web e il lecito con quel che fan tutti. Non a discarico, ma per completare il quadro: quella che l’ha allevata, creando l’ambiente che la circonda, è una Bet(ter) Generation, è migliore?
In attesa delle conclusioni giudiziarie è comunque assodato che alcuni giovani calciatori già di ottimo livello per fama e ingaggi, convocati in diverse nazionali, giocavano d’azzardo dai loro cellulari. In un crescendo di responsabilità è ancora da stabilire se lo facessero scommettendo su risultati del loro stesso sport, su siti illegali, per partite riguardanti la squadra di cui facevano parte. Si può regolare il volume, la nota è comunque stonata. Se l’avidità (dati i guadagni, rarissimi per quell’età) sarebbe un’aggravante, l’allentamento della tensione, la noia, la frustrazione da mancato impiego non sarebbero certo giustificazioni o attenuanti. Las Vegas è stata fondata da un pugno di gangster, non da un equipaggio di astronauti stressati. I cellulari sono la protesi dei ventenni contemporanei, ma se li avessero avuti in un ritiro Tardelli e Rossi viene da pensare che avrebbero chiamato qualche ragazza formosa e non una piattaforma. Questo il quadro. Ma la cornice? Che cosa hanno osservato intorno a loro questi a cui è stato fischiato il fuori gioco?
Ci sono campioni che hanno ammirato entrando nelle rispettive squadre e di cui era nota e tollerata la stessa passione. Che dovessero andare in un casinò, una bisca o telefonare a un allibratore anziché limitarsi a un clic dalla cameretta, poco cambia. La voce è sempre girata, le conseguenze, minime o nulle. Ciò che è tollerato viene rapidamente percepito come ammissibile. Dove può stare il disvalore di una scommessa se ancora ieri su alcuni quotidiani la pubblicità dei siti (legali) che le accettano si mischiava agli articoli di condanna del fenomeno? Un calciatore affetto da ludopatia che, come è inevitabile, perda grosse somme, non diventa forse il facile bersaglio di un’organizzazione che voglia indirizzare il risultato di una partita? Se si rovina su una piattaforma che inserisce spot nell’intervallo o sponsorizza la sua maglia non c’è pericolo? Ildark web è un’espressione di comodo: l’oscurità è nell’animo dichi naviga, non negli approdi che raggiunge.
Quanto al limite etico di non scommettere sugli esiti della propria squadra, il conflitto d’interessi è stato progressivamente considerato non un peccato, ma uno scrupolo, di cui liberarsi, anziché coprendolo con sotterfugi, esibendolo sfacciatamente.
La rosa degli implicati è destinata ad allargarsi, chi ha deciso di aprire la falla lascia ora che si allarghi da sé. Colpisce siano tutti così giovani, già così privi di punti di riferimento. I genitori sono gli stessi che li hanno aiutati a fuggire da ogni responsabilità, fosse un allenatore con troppe pretese o una fidanzata con un figlio in arrivo. Società, media e tifosi li trattano come merce: conta che lieviti il prezzo sul cartellino. È ridicolo sentir invocare l’attenzione dei procuratori. Il loro unico e scontato insegnamento è: va’ dove ti porta il mercato.
Prendete Tonali, cuore rossonero trapiantato alNewcastle. Non per un salto di qualità: plusvalenza, provvigione, maxi ingaggio. Conta che il denaro giri, in ogni momento. Anche quando hai la testa sul cuscino, prima di spegnere il cellulare, piazza una puntata, vedi se puoi arrotondare la mesata e vantarti con il tuo compagno di reparto. Chi ti può spiegare che non si dovrebbe fare?
Gli illeciti vengono sanzionati sulla base del disvalore con cui vengono percepiti, dell’allarme sociale che generano. La Federcalcio ha “consentito” ai nazionali e sospetti scommettitori Tonali e Zaniolo di lasciare il ritiro “anche a loro tutela”. La stessa cautela non venne usata per l’Under 21 Portanova, all’epoca rinviato a giudizio per stupro (poi condannato in primo grado), che anzi vestì la maglia azzurra con il tricolore. In tanti, non solo della Bet Generation, dovrebbero riguardare le proprie azioni al Var.