la Repubblica, 14 ottobre 2023
L’autista del bus di Mestre non si è sentito male
MESTRE – I primi risultati sull’autopsia di Alberto Rizzotto, l’autista quarantenne che guidava l’autobus della strage di Mestre, allontanano l’ipotesi del malore. Non sono state riscontrate anomalie al cuore. Ma ci vorranno altri approfondimenti per poter escludere del tutto problemi di origine cardiaca. Se davvero fosse così, se il malore non c’entrasse nulla, che cosa è successo alle 19.38 di martedì 3 ottobre, quando il bus elettrico della società La Linea è sbandato verso destra, ha colpito il guardrail del cavalcavia superiore di Mestre per 50 metri e poi, in corrispondenza di un varco di due metri, ha inforcato il guardrail cadendo poco dopo nel vuoto causando 21 vittime?I familiari dell’autista ipotizzano una risposta, sulla base di un altro elemento che sarebbe emerso dall’autopsia: la frattura di un dito, difficilmente compatibile con la caduta. L’ipotesi dei familiari, rappresentati dall’avvocato Francesco Stilo, è che Rizzotto se lo sia rotto nel tentativo disperato di sterzare e di tenere in carreggiata il mezzo. La lunga strisciata contro il guardrail andrebbe interpretata, in questa lettura dell’incidente, come il tentativo di fermare il mezzo colpito da un guasto meccanico. Nei filmati delle telecamere che hanno ripreso la scena non si vedono segnali di stop accesi. E sull’asfalto non ci sono segni di frenata.Perché Rizzotto non ha frenato? L’inchiesta della procura di Venezia, che si è avvalsa della polizia locale per la ricostruzione dell’incidente, sta cercando le risposte. Quella del guasto meccanico è, per il legale della società di trasporti, l’avvocato Massimo Malipiero, un’ipotesi come tante in questa fase. L’autobus elettrico, un Yutong E-12, aveva un anno di vita, poco più di 35 mila chilometri e nessun segnale che potesse far pensare a un guasto. Più difficile pensare a una distrazione dovuta all’uso del cellulare: dopo il primo urto contro il guardrail, l’autista avrebbe potuto riprendere il controllo del mezzo. O frenare.Nel registro degli indagati, con l’ipotesi di accusa di omicidio stradale, sono iscritti per ora l’amministratore delegato della società La Linea, Massimo Fiorese; il dirigente del settore Viabilità del Comune di Venezia, Roberto di Bussolo; e il funzionario dello stesso settore, Alberto Cesaro. I due tecnici ricoprono l’incarico dal 2020 e stavano seguendo i lavori di ristrutturazione al cavalcavia, finanziati con oltre 6 milioni di euro e iniziati un mese prima dello schianto, pochi metri prima di dove è avvenuto l’incidente. E di dove si trovano il vecchio guardrail e il varco di due metri. I veri elementi chiave in questa fase dell’inchiesta.Il sostituto procuratore Laura Cameli e il procuratore capo Bruno Cherchi hanno deciso di affidare la consulenza sullo stato della strada e del guardrail al tecnico Placido Migliorino, le cui relazioni hanno avuto un ruolo di primo piano nel processo per la tragedia del Ponte Morandi di Genova. “Il mastino”, lo chiamavano alcuni dipendenti di Aspi e Spea per il rigore nei controlli delle infrastrutture. Il 25 ottobre il cavalcavia d i Mestre sarà chiuso per permettere il sopralluogo di Migliorino e degli altri consulenti indicati da indagati e parti lese. Non sono invece ancora stati conferiti gli incarichi per le consulenze su autobus, scatola nera e telefonino dell’autista.