Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 14 Sabato calendario

Il cancro in passerella

Le donne della Lilt – di cui Antonio Marras premia in anticipo il coraggio – escono una dopo l’altra nel magnifico chiostro di Santa Maria Novella varcando il portale accanto all’affresco in cui si vede «San Domenico che conduce il demonio sconfitto a confessare e quivi perdere quanto aveva guadagnato». È una coincidenza naturalmente. Ma pensare alla sofferenza affrontata e superata da queste donne come a un demonio sconfitto, a fronte della bellezza che oggi le veste per essere riaffermata con forza, è in effetti una emozione molto forte.
Siamo a Firenze e questo è il ritorno de «La Bellezza ritrovata», ancora una volta grazie a Patrizia e Antonio Marras che l’avevano proposta in maggio a Milano nell’ambito dell’ultima Civil Week con il Corriere della Sera – Buone Notizie e ora l’hanno reinventata insieme con una ventina di donne, pazienti e operatrici della Lilt del capoluogo toscano.
Compagni di «avventura» – il termine è sempre di Marras – sono i partner L’Oréal Italia e la Roche-Posay, affiancati da persone della società civile e dell’economia come la presidente del Centro di Firenze per la Moda Italiana Antonella Mansi, della politica come l’assessora comunale Sara Funaro, e naturalmente dello spettacolo. A cominciare da Nada, che ha introdotto la sfilata gridando «Libera l’anima mia» per concluderla cantando con tutte quante che «Il cuore è uno zingaro», e da Fabio Canino che ha «arbitrato» e rivoluzionato il calcio storico fiorentino dei Verdi di San Giovanni: con un fiore al posto delle botte in campo, da parte loro, regalato a ciascuna delle donne in passerella. Dove hanno sfilato mescolandosi a professioniste come la modella Amy Bello. Il tutto con la regia di Paolo Bazzani.
Capi reinterpretati
Lo schema generale è lo stesso già risultato vincente l’ultima volta a Milano, nella sostanza: le donne hanno donato ai due stilisti un capo significativo del periodo di sofferenza attraversato, e questi ultimi l’hanno reinterpretato affinché ciascuna potesse reindossarlo, in questo caso tenendo come denominatore comune il simbolo fiorentino del giglio. L’arricchimento ulteriore è stata la condivisione di un pezzo di lettera che per ciascuna è stata anche un mettersi a nudo almeno in parte: «Un vestito che avevo buttato in uno scatolone in attesa di gettarlo via o regalarlo, ma che ora spero possa rinascere come me a nuova vita»; «un abito squadrato, che mi sembrava segnasse il confine tra sofferenza e voglia di vita»; oppure «un capo che parla di mio padre, di lui e di noi, che abbracciando la vita con gioia portiamo avanti anche la sua». «Ognuna di queste donne – ha detto Antonio Marras – mi ha regalato un pezzo della sua esistenza».
«Ci sono donne – aveva detto Patrizia nei giorni scorsi, ricordando la genesi dell’iniziativa – che ancora adesso mi chiamano. Ognuno reagisce a proprio modo alla malattia, ma quelle donne e queste ci hanno dato qualcosa di prezioso in parole e ricordi, privandosene, toccando corde scoperte e intime».
È la riaffermazione dei valori di «cittadinanza attiva» tradotta nella volontà di «prendersi cura» di ogni aspetto della vita: valori che come ha ricordato Elisabetta Soglio caratterizzano fin dalla sua nascita la Civil Week in cui il Corriere si riconosce e che è arrivata alla sua quinta edizione: «L’evento di oggi è la testimonianza di come la sofferenza può trasformarsi in forza e il dolore in gioia».
«Crediamo anche noi con forza – ha detto Filippo De Caterina, direttore Corporate affair di L’Oréal Italia – in questa iniziativa e nei suoi valori. Per L’Oréal la bellezza non è solo cura e valorizzazione di sé, ma fiducia in sé stessi ed espressione della propria personalità e della propria cultura. Guardiamo con ammirazione e rispetto le donne che hanno sfilato oggi mostrando coraggio e determinazione», soprattutto dal punto di vista di chi – ha sottolineato De Caterina – ha nella bellezza il suo «momento fondativo».
Che è stata anche la conclusione di Antonio Marras: «Essere a fianco di queste persone che hanno attraversato un momento esistenziale difficile è stato per noi un privilegio. Ora siamo qui, tutti insieme, in questo luogo di bellezza per dare il nostro contributo a cambiare un poco il mondo».