Corriere della Sera, 14 ottobre 2023
La faida degli Agnelli
Davvero quadri d’autore di grande valore sono stati sottratti al patrimonio ereditario che spettava a Margherita Agnelli? È una partita che la madre di John, Lapo e Ginevra Elkann sta giocando, contro i figli, all’interno dell’annosa, tortuosa e «sanguinosa» disputa sull’eredità Agnelli, che lei vorrebbe azzerare. Ma c’è l’altra «campana» da sentire, i figli appunto: una replica dura e puntigliosa, agli atti del procedimento di Torino, ora «congelato» in attesa dei giudici svizzeri.
E poi c’è il giallo di una pagina rimossa dall’inventario dei beni contenuti in tre case che furono di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e che dopo la scomparsa della moglie Marella Caracciolo (2019), usufruttuaria, sono passate alla figlia Margherita.
Siccome la materia del contendere non è la friggitrice mancante o un set di posate, ma opere d’arte da centinaia di milioni, di artisti come, tra l’altro, Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Jean-Léon Gérôme, Claude Monet, Francis Bacon, cioè un patrimonio culturale anche di interesse pubblico, la questione esce dai confini familiari. Ed è su questo che Report di Sigfrido Ranucci, in onda domenica 15 ottobre alle 20,55 su Rai Tre, indirizza la sua inchiesta tra Italia e Svizzera per capire, appunto, dove sono finite le opere e se sono uscite dall’Italia (questione, per altro, oggetto di indagine della Procura di Milano).
Noi rimaniamo in Patria e andiamo all’aprile 1999, quando l’Avvocato scrive il terzo testamento stabilendo che alla sua morte gli immobili di Torino (Villa Frescot), Villar Perosa e Roma (un grande attico a due passi dal Quirinale) sarebbero andati «per l’usufrutto vitalizio a mia moglie Marella e per la nuda proprietà ai miei due figli Margherita e Edoardo», poi morto suicida nel 2000 a 46 anni. Margherita nel 2004 firma a Ginevra l’accordo transattivo sull’eredità del padre e un patto successorio con la madre rinunciando alla sua futura eredità. Tutto compreso porta a casa, in Svizzera, circa 1,4 miliardi. E quando muore anche la madre entra in possesso dei tre immobili, nel frattempo concessi in comodato d’uso o locazione a John Elkann. Dagli immobili, però, «risultavano ammanchi di beni di ingentissimo valore di proprietà del padre», denuncia al tribunale di Torino Dario Trevisan, legale di Margherita. Nell’elenco di «Opere non rinvenute» ci sono quadri di Balla, De Chirico e Gérôme a Roma; Monet e due Bacon a Villar Perosa e Villa Frescot. I fratelli Elkann replicano quadro per quadro. I Balla, de Chirico e Gérôme? «L’inventario dei “beni contenuti nell’immobile di Roma”, firmato da Marella e da Margherita, e confluito dell’allegato 2A dell’Accordo Transattivo, non contiene volutamente la pagina 75, espunta, nella quale erano stati indicati tali quadri».
Perché è stata «espunta» pagina 75 dell’inventario? «Perché – secondo i tre figli di Margherita – i dipinti di Balla, de Chirico e Gérôme erano di proprietà di Marella». Dunque fuori dalla rotta ereditaria di Margherita e passati ai tre nipoti. Sul Gérôme in particolare ci sarebbe un’inattaccabile fattura d’acquisto di Marella del 13 novembre ‘91. Sul Monet la prova che non appartenesse a Gianni è che «non risultava in alcuna lista specificamente dedicata a tutte le opere d’arte appartenutegli». E i due Bacon? «Venduti da Gianni negli anni ‘90».È alquanto intrigante la circostanza dell’eliminazione di pagina 75 dell’inventario, dove erano elencati alcuni dei quadri più preziosi. In effetti, mettendo insieme le carte in mano al Corriere con quelle che Report mostrerà in esclusiva domenica sera, c’è un «buco» nell’allegato del 2004. Secondo fonti vicine agli Elkann la pagina è stata tolta proprio al momento della firma dell’accordo. Però era un atto di grande importanza, sostanziale e formale: possibile che sia stata tolta una pagina come si fa con i quaderni di scuola? E perché una volta eliminata pagina 75, il documento non è stato ristampato con la sequenza corretta di pagine? Non risulta – dalle fonti interpellate di entrambe le parti – che sia stato aggiunta una postilla o un verbale controfirmati che dessero conto del taglio. Secondo fonti legali vicino a Margherita è falso che ci fosse l’accordo per eliminare quella pagina in cui, tra l’altro, comparivano proprio i quadri che più interessavano a Marella; se fossero stati davvero suoi – è la tesi – dovevano essere indicati nella lista ad hoc dei beni di Marella, anch’essa alle gata all’accordo del 2004.
Così quasi vent’anni dopo si discute ancora di chi siano quei quadri. E dove siano.