Corriere della Sera, 14 ottobre 2023
Sam Bankman-Fried e la confessione dell’amante criminale
«Quando lavorava presso Alameda, ha commesso qualche crimine?».
«Sì, ne abbiamo commessi».
«Quando dice “noi”, chi intende con quel “noi”?».
«Sam, io e gli altri».
Al di là dei tecnicismi è – di fatto – finito ieri il processo che vede sul banco degli imputati «Sam», cioè Sam Bankman-Fried, fondatore di Ftx, l’intermediario di criptovalute in parte exchange (per acquistare criptovalute) e in parte piattaforma tout court (per scambiare azioni tokenizzate) responsabile di una bancarotta da almeno 10 miliardi di dollari (la storica «piramide» di Charles Ponzi del 1920 sottrasse agli investitori – calcolata l’inflazione – 150 milioni di dollari: era un dilettante rispetto a Bankman-Fried).
Il «game over» del processo – per usare una terminologia cara a Bankman-Fried, grande fan dei videogiochi – si deve alle parole della sua complice, diventata supertestimone d’accusa: l’ex compagna Caroline Ellison, 28 anni, che ha accettato di collaborare con l’accusa, patteggiando in cambio di un massiccio sconto sulla (inevitabile) condanna.
Il prezzo del patteggiamento l’abbiamo visto negli ultimi tre giorni: testimoniare contro Bankman-Fried portando quelle che gli americani amano chiamare «le ricevute», le prove documentali delle sue accuse.
Figlia di due professori universitari (come peraltro Bankman-Fried), Ellison ha illustrato con precisione gli elementi presentati dall’accusa. Fogli Excel, e-mail, chat private (via Signal). I file pdf con sette versioni alternative, tutte false, dei conti di Ftx, da mostrare a banche e investitori per tranquillizzarli sulla tenuta dell’exchange. E così via.
Ellison ha confermato in modo minuzioso, quasi professorale, le tesi dell’accusa: e cioè che l’hedge fund diretto da lei veniva utilizzato come salvadanaio da Bankman-Fried, bruciando sempre più soldi dei clienti sul mercato altamente volatile delle criptovalute. I crimini commessi: «Frode, associazione a delinquere finalizzata a commettere frodi, e riciclaggio di denaro», ha ammesso.
La decisione di utilizzare i fondi depositati dai clienti per coprire il «buco»? «Una decisione di Sam», ha spiegato lei alla giuria del tribunale federale di Manhattan. In più sempre «Sam», ormai braccato dai creditori, aveva cercato anche di organizzare un’ennesima frode sbloccando un conto cinese e alle rimostranze di una collaboratrice aveva risposto con durezza «chiudi quella c...o di bocca».
Se «SBF», trentunenne, dovesse alla fine del processo fare i conti con un verdetto di colpevolezza e una condanna severissima – magari non i 115 anni di cui si parlava inizialmente, ma comunque la mazzata sarà terribile – converrà ricordarsi delle 72 ore in cui Ellison dal banco dei testimoni gli ha aperto le porte del carcere.
E lui? Durante la testimonianza la guardava disgustato, azzardando anche una risata sarcastica che molti osservatori hanno considerato minacciosa senza intimidire però l’ex compagna con la quale condivideva l’attico a poca distanza dalla sede di Ftx alle Bahamas. Gli avvocati di Bankman-Fried cercheranno di sminuire la testimonianza di Ellison, sostenendo che si tratta della vendetta di un’ex amante abbandonata.
È passata un po’ in secondo piano vista la mole di prove documentali mostrate alla giuria, la parte meno tecnica della testimonianza di Ellison, utilissima però per capire una questione fondamentale: come è stato possibile che un gruppo di ventenni abbia organizzato una delle frodi più colossali della storia? Ellison ha spiegato che l’immagine da genio del tech che l’aveva fatto finire sulle copertine delle riviste finanziarie era fondamentale: «Non si tagliava i capelli, non li pettinava. Diceva che erano importanti per la sua narrazione».