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 2023  ottobre 13 Venerdì calendario

Luca Signorelli, il pittore della psiche

Il 16 ottobre 1523 moriva Luca Signorelli, un pittore che, nel corso di questi cinque secoli, è stato fonte di ispirazione per gli autori più diversi: da Michelangelo a Freud. L’orvietana Cappella di San Brizio ha, infatti, lasciato traccia di sé nel Giudizio della Cappella Sistina e nella genesi della psicoanalisi.
È Freud stesso a ricondurre l’origine del lapsus a Signorelli. Non ricordava il cognome «del grande pittore che dipinse ilGiudizio universale a Orvieto», il nome sostitutivo Botticelli lo condusse a concentrare l’attenzione sull’elemento “Signore”, in tedescoHerr.Era, allora, in viaggio in Bosnia-Erzegovina e si convinse che quella rimozione era stata determinata dal rispetto con cui i bosniaci si rivolgevano alla figura del medico, una considerazione che lui, in patria, non riusciva a ottenere. Stava attraversando una fase complicata: aveva da poco perso il padre, si stava lasciando alle spalle il mentore Josef Breuer e temeva il giudizio della comunità scientifica, anche a causa di solidi pregiudizi antisemiti. Angosciato e orgoglioso, desiderava un pubblico riconoscimento.
Nel Meccanismo psichico della dimenticanza (1898) abbiamo altri dettagli di quell’amnesia: «riuscivo a rievocare l’immagine dei dipinti con una vivezza sensoriale superiore a quella che mi è abituale. Con particolare precisione mi vedevo dinanzi agli occhi l’autoritratto – col volto corrucciato e le dita intrecciate – che l’artista ha posto in un angolo di uno dei suoi dipinti, accanto al ritratto del suo predecessore in quel lavoro, il Beato Angelico». Il ricordo di quel viaggio, e di una tomba etrusca, torna nell’ Interpretazione dei sogni (1899). Lo spunto del sogno è offerto da una visita di Louise N., Freud le aveva proposto un libro: «Le offro Lei,di Rider Haggard. “Un libro strano, ma pieno di significato occulto”, sto per dirle, “l’eterno femminino, l’immortalità dei nostri affetti…”. Qui mi ferma: “Lo conosco. Non hai qualcosa che hai scritto tu?”. “No, non ho ancorascritto le mie opere immortali”. “E allora quando verranno pubblicate le cosiddettespiegazioni ultime che, secondo quanto hai promesso, potranno leggere tutti?”, chiede, con una punta di provocazione. Mi accorgo ora che, attraverso di lei, è un altro che mi sollecita, e taccio. (…) L’avventura, inLei,termina col racconto della guida che, anzichéacquisire per sé e per gli altri l’immortalità, muore nel misterioso fuoco centrale. (…) Sono già stato in una tomba, una volta, ma si trattava di una tomba etrusca vuota, vicino a Orvieto. (…) Sembra che il sogno voglia dire: “Se proprio devi fermarti nella tomba, che almeno si tratti della tomba etrusca”, e con questa sostituzione l’attesa più triste si trasforma in un’attesa molto desiderata. (…) Così al risveglio la mia mente è “confusa”, quando è già giunta a rappresentazione anche l’idea che forse i figli riusciranno a raggiungere ciò che al padre è stato negato».
Sigmund era allora molto stanco e il 6 settembre aveva confessato a Wilhelm Fliess che avrebbe voluto «un punch al Lete». Unpaio di giorni dopo raggiunse Orvieto e, la mattina del 9, scrisse una cartolina alla moglie, firmata Sigm, quindi si recò in duomo per vedere Signorelli. Sappiamo che notò le prime figure immortalate nella parete di sinistra: Signorelli volge lo sguardo verso i visitatori e sembra – secondo l’efficace definizione di Antonio Paolucci – sia in attesa dell’applauso del pubblico. Relegato in secondo piano, Angelico osserva l’Anticristo: il demone muove il falso profeta come un burattinaio, tanto che le due creature condividono il braccio sinistro.
In prima fila un mercante ebreo sta pagando una prostituta. Più in alto, verso il tempio di Salomone, i dotti non ascoltano il falso profeta e seguono l’ortodossia dei testi. Per un attimo l’Anticristo sembra avere la meglio, ma sarà il Signore a trionfare. L’arcangelo Michele abbatte il nemico e apre ilFinimondo, raffigurato nella parete d’ingresso. La Terra è scossa da un terremoto e gli ultimi viventi provano a evadere dallo spazio immaginario per invadere la realtà. La narrazione prosegue con laResurrezione dei corpi, l’Inferno e ilParadiso. Tra le varie scene s’innesca un gioco di specchi: la prostituta, che era stata pagata dall’ebreo, riappare all’inferno preda di un demone. Quel diavolo è il doppio di Signorelli, così come lo pseudo-Cristo è il riflesso del Salvatore. Per definire tali inquietanti analogie, Freud avrebbe coniato il termine unheimlich, letteralmente l’opposto dell’intimità domestica, un concetto che traduce in ebraico con “demoniaco”. Reso in italiano con “perturbante”, unheimlich è l’incertezza suscitata da automi o marionette, è la luce sinistra che s’avverte nel familiare.
L’Anticristo è perturbante in quanto è l’altro che intravediamo allo specchio, è l’estraneo che vìola la casa del padre e congiunge parricidio e deicidio.
Er… Wer ist er? Lui… Chi è lui? Rifletteva Freud, danzando così attorno alla soluzione del problema. Visualizzava l’autoritratto di Signorelli e curiosamente ribaltava quell’emblema di fierezza rinascimentale, in una figura tormentata. Ricordava solamente le dita intrecciate e il volto serio, rammentava poi la vicinanza con il predecessore.
Forse non è un azzardo ipotizzare che, nel ricordo, Freud abbia stabilito qualche connessione tra sé e il pittore di Cortona. In quel 1897 Sigmund stava prendendo le distanze dal proprio maestro e temeva la reazione della comunità scientifica, ancorata ai testi classici. I dotti l’avrebbero accusato di essere un ciarlatano, sentiva gravare su di lui il pregiudizio antisemita che aveva generato la caricatura del mercante ebreo, eco del padre Jacob morto da neanche un anno. Da quella sepoltura occorreva ripartire perché «i figli riusciranno a raggiungere ciò che al padre è stato negato».
Wer ist er? Chi era l’autore di quel «grandioso Giudizio universale»? E forse avrà pensato aLei, alla guida che aveva fallito il viaggio nell’aldilà, o alla matrice classica e variante maschile dell’eroina di Haggard: al mito di Er. Nel regno dei morti Er scopre che le pene inflitte ai dannati sono temporanee, con l’eccezione del parricida Ardieo, che riemerge dalla terra ogni mille anni ed è ricacciato negli inferi da «uomini feroci, tutti fuoco a vedersi».
Nel racconto platonico alle anime, scelta la loro esistenza futura, è assegnato un daimon.
Addormentati nella pianura del Lete, i nascituri sono infine consegnati alle nuove vite da un terremoto. All’oblio si sottrae il solo Er che, risvegliatosi sulla pira funebre, svela i segreti che legano necessità, caso e libero arbitrio.
Dal viaggio italiano, da quel «punch al Lete», Freud riemergeva rinato. Il 21 settembre scrive a Fliess per confidargli «il grande segreto», non crede più alla teoria della seduzione. È l’esplicita ammissione della crisi del modello di Breuer, oramai è solo. Il 15 ottobre una nuova lettera a Fliess: «Mi è nata una sola idea di valore generale: in me stesso ho trovato l’innamoramento per la madre e la gelosia verso il padre, e ora ritengo che questo sia un evento generale della prima infanzia… Se è così, si comprende l’interesse palpitante che suscita l’Edipo re».
Chissà se in quel re non intuì l’immagine speculare di Er?.