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 2023  ottobre 12 Giovedì calendario

Tiwan ha paura

Non è più un mondo nel quale il battito d’ali di una farfalla a Pechino può causare un tornado a New York. Ora, i timori maggiori per una concatenazione di eventi partono non dalle ali di una farfalla o di un gabbiano ma da una guerra; e arrivano ad altre guerre. Lunedì scorso, il rappresentante di Taiwan in Francia, Wu Chih-Chung, durante un intervento alla Figaro Tv ha invitato a fare attenzione alla possibilità che Pechino approfitti dei conflitti in Ucraina e in Israele per aprire un «terzo fronte» contro Taiwan. Il vertice cinese – ragiona Wu – potrebbe pensare che gli Stati Uniti siano già troppo impegnati militarmente altrove per difendere l’isola con speranze di successo. Potrebbe cercare di approfittare della situazione. Il diplomatico stesso non dice che ciò è probabile e nemmeno che possa accadere immediatamente. Ma non lo esclude. Non necessariamente un’invasione, difficilissima da realizzare, ma azioni che spingerebbero il confronto tra Pechino e Taipei a livelli pericolosi. Un’aggressione a freddo dell’isola non è in effetti probabile: sarebbe, da parte di Pechino, il tradimento di decenni di sforzi per presentarsi al mondo come forza moderata e di stabilità. Alcuni analisti, però, sottolineano che molto sta cambiando nella Repubblica Popolare. Non solo la ormai più che decennale leadership di Xi Jinping è più aggressiva delle precedenti. È che anche il fenomenale miracolo economico dei decenni scorsi sembra avviato a finire. L’Atlantic Council e il Rhodium Group hanno appena pubblicato il loro China Pathfinder, uno studio approfondito sulla Cina intitolato «A corto di strada». La loro previsione è che la crescita dell’economia cinese si stabilizzerà tra l’uno e il 3% del Pil all’anno: «di certo, una crisi». Se si nota che il debito pubblico allargato cinese è previsto dal Fondo monetario internazionale al 147% del Pil nel 2027, è anche evidente che Pechino avrà meno denari per sostenere l’economia. Un gran cambio di stagione. Xi potrebbe reagire con profonde riforme, necessarie, ma ha dimostrato di non essere un riformista. Per questo gli analisti avvertono: quando vedono una crisi, spesso le dittature fanno sciocchezze. Il sogno di Xi è la conquista di Taiwan: un giorno non lontanissimo, favorita da Putin e da Hamas, potrebbe essere questa la sua sciocchezza.