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 2023  ottobre 12 Giovedì calendario

Leggere Cavour per imparare la buona politica


Se alla fine di questa lettura saremo indotti ad ammirare Cavour, e la partita a domino che abbiamo rivissuto con lui, ecco la nostra ammirazione sarà per la politica; la politica certo di un grande politico. Ma di questo e non di altro si tratta.Ho raccolto alcuni dei discorsi parlamentari di Cavour perché si valuti il protagonista di quel capitolo come politico, come grande politico. E lo si legga, quindi, per apprezzare innanzitutto le sue qualità nell’affrontare, nell’esporre, nel risolvere conformemente ai propri disegni (e non al vento che tira) le questioni che aveva davanti, procurandosi i consensi (e i dissensi) che gli erano necessari. Esattamente quello che deve fare un buon politico. Letti in questa chiave – lo si vedrà – i suoi discorsi finiscono per essere un autentico manuale di politica. Ed è appunto questo manuale che mi interessa qui far emergere. (…) Cavour si muove fin dall’inizio, facendo i passi che ritiene utili per realizzare il suo disegno, ma senza in alcun modo sapere se e fino a qual punto potrà riuscirci. E questo è un tratto tipico della costruzione politica, nella quale nulla è predeterminato, il successo non è figlio dell’esatta applicazione di un’equazione, ma risulta dall’incontro di circostanze, atteggiamenti, umori, che potrebbero anche non incontrarsi. (…) Di sicuro è vero che in politica si può perdere a causa dei propri errori, ma le ragioni di una sconfitta possono essere anche altre; giacché ci si muove fra incertezze, nulla è predeterminato; la stessa rotta che uno si è dato potrà mantener ferma la meta, ma non è detto che fermo possa rimanere il percorso. (…) Ciò che ora mi chiedo è se tutto questo potrà anche bastare a riconciliarci con la politica e possibilmente a cercare anche di praticarla: dedicando a essa qualità personali, talenti, preparazione culturale che oggi, quando ci sono, inducono a cercare altrove il proprio futuro, mentre sarebbero ciò che servirebbe per rendere la politica migliore, più vicina a quella di Cavour. Affido la mia speranza a questo libro. [… ] Diciamo allora che è la politica di oggi a mancare di grandi esempi ed è proprio per questa ragione che essa non attrae e chi ha qualità pensa che sia meglio tenersene lontano. Ma nonostante i cambiamenti che sono intervenuti (a partire dalle rappresentanze che ne esprimono i protagonisti, i mezzi con cui questi comunicano, l’informazione che li circonda), la politica ha mantenuto immutati i suoi tratti essenziali: la sua progettazione, le interazioni attraverso cui passa la realizzazione dei progetti, il passo dopo passo su disegni che si completano nel farsi, la scelta degli argomenti e degli oggetti da sottoporre a negoziato e a scambio per ottenere consensi e dissensi. È in questo che consiste la politica ed è nel saperlo fare che un politico di vaglio si distingue dagli altri, oggi come ieri.Partire e arrivare alla fine avendo ricavato dagli addendi un risultato superiore alla loro somma. Di questo si tratta. Mettiamoci allora a leggere Cavour per imparare a farlo e per rispettare chi ci prova e ci riesce. Tornando così a rispettare la politica. (…) Cavour ha una visione del futuro e quindi uno o più progetti per realizzarla, ma proprio perché la sua è una costruzione politica e non puramente tecnica, diversamente dall’ingegnere e dall’architetto non può dotarsi dei materiali prima e procedere poi all’esecuzione con essi di un disegno già tutto scritto. Il suo disegno si dipana, i suoi materiali provengono da interazioni che quando comincia ancora non hanno avuto luogo. Per questo è anche e necessariamente un giocatore d’azzardo. Ciò che vuole dipende sempre da altri e questi altri non sa mai prima se riuscirà a conquistarli. Ma fa egualmente i suoi passi, infondendo la fiducia necessaria a essere accompagnato e sostenuto sino a quello successivo. E se questo sostegno lo sente, non si arresta davanti al dissenso di chi pagherà le conseguenze di quanto sta facendo. Lo accetta, anzi non esita a suscitarlo, a conferma della bontà dei suoi passi. È un negoziatore astuto, sa che in politica il consenso e ancor più la collaborazione si ottengono dando in cambio qualcosa. La politica è anzi il «mercato» nel quale lo scambio può realizzarsi fra beni i più eterogenei.Avevo imparato, occupandomi di antitrust, che il mercato rilevante, per accertare il tasso di concorrenza, è quello dei prodotti sufficientemente simili da essere sostituibili fra loro. In politica non è così. In politica interna l’appoggio a un candidato sindaco locale può essere dato in cambio di un voto favorevole nel Parlamento nazionale. In politica internazionale la cessione diun territorio che sta a cuore a un potenziale alleato può essere data in cambio dell’alleanza effettiva. Importante qui è l’intelligenza di chi il cambio lo progetta, intelligenza nel capire quali, fra le utilità e i beni di cui dispone, possono attrarre l’altro, e intelligenza nell’argomentare con i suoi seguaci la tollerabilità e l’utilità dello scambio; oltre alla consapevolezza – si intende – del limite che separa gli scambi plausibili dagli scambi indecenti (un limite oltre il quale si può anche ricadere nel codice penale), cosa non sempre chiara al cattivo politico.(…) Non so se questo catalogo di ciò che caratterizza il buon politico è completo, è anzi ben possibile che io abbia dimenticato qualcosa di importante. Certo è che l’ho costruito ripercorrendo quello che ho imparato leggendo Cavour. Ed è ben possibile che proprio nello stesso Cavour si riesca a trovare ciò che nel mio catalogo manca. Insomma, abbiamo fatto una lunga immersione nella storia e ne usciamo con un manuale di buona politica: il migliore che ancora oggi possa essere fornito a chi la politica la voglia praticare per amore non di sé, ma degli altri, in vista del futuro difficile che abbiamo davanti.Il miglior manuale per chi voglia ancora oggi occuparsi della cosa pubblica per amore non di sé ma degli altri