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 2023  ottobre 11 Mercoledì calendario

Periscopio

C’è da domandarsi se, dopo, Dio davvero «riconoscerà i suoi». Guido Ceronetti, 17 dicembre 2009 (La Stampa).
Nessuno potrà mai dimenticare ciò che i terroristi hanno fatto in Israele. Migliaia di missili contro città pacifiche. Sparando alle persone in auto sulle strade. Uomini, donne, bambini. Nessuno è stato risparmiato. Strade coperte di sangue. Ostaggi. Gli stessi terroristi hanno mostrato al mondo i filmati delle atrocità andandone fieri. Le donne sono state picchiate. Gli anziani sono stati rapiti dalle loro case. I bambini rapiti. E non sappiamo ancora quante persone siano state catturate e portate via brutalmente dai terroristi. Hanno persino cercato di umiliare i morti dileggiando i loro corpi. Abbiamo visto tutto questo. E gli stessi giornalisti israeliani che erano qui in Ucraina, che erano a Bucha, ora dicono d’aver visto lo stesso male anche dov’è arrivata la Russia. Lo stesso male, con l’unica differenza che lì c’è un’organizzazione terroristica che ha attaccato Israele, e qui c’è uno stato terrorista che ha attaccato l’Ucraina. Volodymyr Zelensky 1 [dal Foglio].

Killnet, un collettivo di hacker russi, ha annunciato tramite il suo profilo Telegram una campagna d’attacchi telematici contro Israele. «Governo d’Israele, sei responsabile di questo spargimento di sangue. Nel 2022 hai sostenuto il regime terroristico dell’Ucraina e tradito la Russia. Tutti i sistemi governativi di Israele saranno soggetti ai nostri attacchi». HuffPost.

Come se non capissero, a volte i leader dei terroristi dicono: «Quali sono le regole su cui si basa l’ordine internazionale?» Sono regole molto semplici. Davvero semplici. Non violentare le donne. Non uccidere. Non trattare i bambini come trofei. Non riempire di sangue città e villaggi e non sparare alle auto dei civili. Non colpire città pacifiche con missili e droni. E un’altra regola: in qualsiasi circostanza, dobbiamo consegnare alla giustizia tutti i terroristi e tutti coloro che li aiutano. Volodymyr Zelensky 1 [dal Foglio].
Negli ultimi due decenni è diventato di moda prendersela con l’egemonia americana, ridicolizzare la funzione autoproclamata dall’America di «polizia mondiale» e aspirare a un mondo multipolare. «Bene, congratulazioni: ora quel mondo ce l’abbiamo. Dite voi se è migliore dell’altro». Sono parole di Noah Smith, citate finalmente anche sul New York Times (…). Che sembra aver intuito, con vent’anni di ritardo, che i neoconservatori non avevano tutti i torti. Giuliano Ferrara, il Foglio.

Dinanzi all’assalto barbarico di Hamas in territorio israeliano si riaffaccia la pelosa comprensione delle “ragioni” dei terroristi (gli Stefano Fassina, i Moni Ovadia, i Tomaso Montanari, Potere al Popolo, pazzi vari che sicuramente occuperanno i talk show: fanno ascolti). Melmosi giustificazionismi, nei casi più abili ammantati di parole d’ordine retoricamente nobili, tipo «l’autodeterminazione dei popoli», concetti in sé giusti ma che fuori contesto non sono altro che propaganda da mercato rionale. Mario Lavia, Linkiesta.
Giuseppe Conte ha espresso la sua «profonda preoccupazione» per la «preannunciata sproporzionata reazione» [israeliana] destinata a colpire «l’inerme popolazione civile della striscia di Gaza», cui Israele ha già tolto luce, gas e cibo violando «il diritto umanitario». Francesco Damato, graffidamato.com.
Scatta l’ora dell’ambiguità di sinistra su Israele. Il Pd che fa? Titolo di Linkiesta.

Quando un serial killer [Benjamin Netanyahu] cerca di convincere la comunità intetrnazionale che rispetta le convenzioni internazionali per legalizzare l’uccisione di civili, dove possono andare!!! Patrik Zaky, martire, nonché cittadino onorario di Bologna, bastione della sinistra, e futuro candidato del Partito democratico.
Digiuno d’italiano, e di gran lunga più digiuno in fatto di morale, l’autore di questo tweet, con «dove possono andare?» intende dire che i serial killer di Hamas sono giustificati quando uccidono e rapiscono bambini, quando torturano i prigionieri, quando stuprano le donne e massacrano, tra gli altri, centinaia di ragazzi mentre stanno ballando. ItaliaOggi.
[Patrik Zaki:] ecco il nuovo idolo della sinistra. Titolo di Libero.
George Orwell, durante la guerra di Spagna, non ci riuscì. Non riuscì ad uccidere il «nemico» che fuggiva davanti a lui senza aver avuto il tempo di vestirsi. «Ero venuto per colpire un fascista, ma un uomo che si regge i pantaloni che stanno per cascargli non è un fascista, è evidentemente un nostro simile, e questo pensiero mi tolse ogni desiderio di sparargli». (…) Almeno questo la storia della civiltà umana ha ottenuto: non è lecito uccidere, neanche in guerra, chi non indossa un’uniforme e non minaccia la tua vita. Il terrorismo fuoriesce da questa logica. Antonio Polito, Corriere della Sera.

Un altro idolo della sinistra: Alessandro Orsini. ItaliaOggi.
La retorica di Meloni sulla Palestina è indebolita dalla retorica di Meloni sull’Ucraina. Meloni ha sempre dichiarato che la guerra in Ucraina si risolve col ritiro dei russi dai territori occupati, immediato e senza condizioni. I musulmani si domandano perché Meloni non proponga lo stesso ritiro a Netanyahu. Alessandro Orsini, il Fattosky quotidiano.
Mentre a Roma un convegno all’Università Gregoriana si confronta con la memoria di Pio XII, il «papa dei silenzi» sui lager nazisti, si delinea un’incrinatura tra ebrei e cristiani. Una nota durissima dell’ambasciata israeliana presso la Santa Sede accusa d’«immorale ambiguità linguistica» il testo diramato dai «Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme». A irritare Israele è il fatto che non sia stato citato Hamas. «Dalla lettura del testo non si riesce a capire cosa sia successo, chi fossero gli aggressori e chi le vittime. È incredibile che un simile documento sia stato firmato da persone di fede». Tra loro c’è anche il nuovo cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca della Terra Santa, e questo spiega la nota dell’ambasciata israeliana presso la Santa Sede. Massimo Franco, Corriere della Sera.
[Italiani! Cristiani!] L’unico obbligo che abbiamo nei confronti della storia è quello di riscriverla. Oscar Wilde, Aforismi (Feltrinelli, 2012).
Certi pacifisti, più che non volere la guerra, non vogliono [oppure vogliono] «questa» o «quella» guerra. Roberto Gervaso