la Repubblica, 11 ottobre 2023
Intervista a Tim Burton
TORINO – Il mondo di Tim Burton trova casa alla Mole e il regista di Burbank accompagna la mostra – 550 opere, dagli schizzi sui tovaglioli ai pupazzi a grandezza naturale – adattata dal direttore del Museo Domenico De Gaetano, visitabile da oggi al 7 aprile. A 65 anni l’uomo in nero che incontriamo allo storico albergo Sitea, ha un’energia febbrile, sorriso e risposta pronta. Unico argomento inaffrontabile è la compagna Monica Bellucci, l’entourage fa sapere che il cineasta si imbarazzerebbe.
Il suo mondo nella Mole?
«Questo suo essere a spirale lo rende un luogo perfetto ed eccitante, in un viaggio circolare, onirico».
Mai pensato di distruggere quel suo mondo per costruirne un altro?
«Sì. Ma io non butto mai via niente.
Dico sempre ai miei figli: se fate un disegno e non vi piace, non gettatelo.
Perché ti capita di tornare indietro, trovarci qualcosa che ti piace. E continuate a disegnare, senza farvi influenzare dal giudizio altrui».
Racconta da sempre gli outsider.
Oggi è più facile sentirsi esclusi nel mondo perfetto dei social media.
«Sono fortunato a essere cresciuto prima dei social, non so se sarei sopravvissuto. È dura sopportare una pressione così orribile e bizzarra, altri che ti scrivono “mi piaci” o no».
Hanno ridisegnato con l’Intelligenza artificiale le eroine dei classici Disney con il suo stile. Ne è venuto fuori un Burton “minore”.
«Sì è strano, è come se ti rubassero un pezzo d’anima. Anche per questo trovo i social deprimenti. Mi piace trattare le cose nel modo più puro possibile, fare ciò che sento senza pensare ai social, a quel che la gente pensa o dice. Tutto quel rumore mi fa paura e mi distrae».
Cos’altro le fa paura?
«I miei incubi sono sempre state le cose normali per altri. Da ragazzino mi faceva paura andare a scuola. Mi sono sempre sentito un reietto e mi sento ancora il ragazzino che ero».
Il cinema italiano l’ha influenzata.
«Sono cresciuto con i film horror, Mario Bava è il primo cineasta italiano con cui mi s ono identificato.
Poi il mondo onirico di Fellini...».
La sua filmografia è popolata di donne profonde, forti, strambe.
«È la mia visione delle donne. Amo le persone semplici e forti, come Mercoledì e Jenna Ortega. Non puoi chiedere a un attore di essere forte, deve averlo dentro: Jenna ha quellaforza interiore. Leggendo il copione della serie sentivo che era stato scritto per me».
Ha appena girato “Beetlejuice 2”.
«Sono passati 35 anni. Volevo esplorare come la vita ti cambia,dov’è oggi la famiglia di allora. L’ho girato come il primo, in modo veloce, semplice, con effetti speciali vecchio stile. Questo film eMercoledì mi hanno caricato di nuova energia».