la Repubblica, 11 ottobre 2023
Intervista a Carlo Lucarelli
«Con il podcast si crea una relazione fra te che racconti una storia e chi la sta ascoltando.
È la magia della parola, il suono che si insinua nelle orecchie dell’altro, il dettaglio che desta la sua curiosità. Certo, rispetto alla tv manca il “repertorio”, l’immagine del protagonista, gli spezzoni d’epoca che arricchiscono la narrazione.
Ma si recupera quella tradizione orale che, se vuoi, risale all’epoca dei cantastorie».
Tra le tante vite di Carlo Lucarelli, 62 anni, scrittore, sceneggiatore, autore e conduttore radiofonico e televisivo, c’è anche quella di “pioniere” dei podcast in Italia: «Ho cominciato nel 2007, quando ancora nemmeno esistevano – spiega – ma il merito è soprattutto di Linus, il direttore di Radio Deejay, perché fu lui ad avere l’idea di pubblicare sul sito tutte le puntate di Radiodramma,il programma di storie nere che conducevo in quel periodo.
“Così chi non ti ascolta in diretta non si perde nulla” mi disse.
Che poi è l’essenza del podcast».
Un genere che piace sempre di più anche in Italia dove il mercato, lo scorso anno, ha registrato una crescita significativa con un aumento di oltre 1,8 milioni di utenti.
Da domani sono disponibili altri quattro episodi di DeeGiallo, prodotto da OnePodcast, i primi di una nuova serie che andrà avanti per diversi mesi. Che cosa ci racconterà questa volta?
«Ci sono storie che, quando le incontri, ti piacciono, ti appassionano, ti commuovono, ti fanno ridere o ti fanno arrabbiare. Ma soprattutto, sono così belle, così piene di snodi e colpi di scena e con un finale così sorprendente, che ti viene voglia di raccontarle. Per esempio quando Muhammad Ali salvò la vita a un ragazzo che voleva buttarsi dalla finestra, a Los Angeles nel 1981. E poi, indietro nel tempo, l’operazione Radium del 1943, i partigiani che rubarono il radio dell’Università di Bologna perché non cadesse nelle mani dei tedeschi che stavano elaborando la loro bomba atomica. Le altre due puntate già pronte sono Cosa nostra e Il padrino, ovvero come Hollywood dovette mettersi d’accordo con la mafia di New York per girare un film che farà la storia del cinema e
La Bestia di Jersey, cioè l’uomo mascherato che terrorizzò quell’isola con una violenza degna del più spaventoso film horror. Ma in tutto le nuove storie saranno una ventina».
C’è sempre da aver paura quando scrive Carlo Lucarelli…
«Come da celebre sketch, certo.
A parte lo scherzo, è il genere che più mi piace. Lo chiamano “true crime” ma in realtà per meDeeGiallo è più una stanza dei giochi perché sono libero di raccontare tutto quello che mi colpisce. Nella speranza che incuriosisca anche chi ascolta».
In radio all’inizio raccontava storie poco note che riguardavano artisti, cantanti maledetti...
«Storie di chi faceva paura ai potenti, da Jimi Hendrix ai Doors fino a Amy Winehouse. Ma pochi magari sanno che anche il jazz creava gli stessi problemi all’establishment. Per questo ho tirato fuori dal dimenticatoio aspetti della vita di Billie Holiday, Louis Armstrong, Aretha Franklin che meritavano di essere conosciuti».
E tra le tante storie di questi giorni, le guerre, il populismo, l’arroganza di Putin, il trumpismo che continua ad affascinare l’America, cosa le piacerebbe trasformare in un podcast?
«Diciamo che negli ultimi vent’anni, dalle Torre Gemelle in poi, è successo davvero di tutto.
A me però non piace raccontare un contesto generale, preferisco estrapolarne un aspetto, una coincidenza, un dettaglio, una singola storia che lo rappresenti.
E quindi forse bisogna aspettare ancora un po’ per trovare il capo del filo da cui si potrebbe partire. Riparliamone tra qualche anno».
Ovviamente oltre ai podcast ci sono i libri, la televisione, le sceneggiature. Cosa sta preparando?
«Ho avuto alcune proposte in tv ma è troppo presto per parlarne e poi il lavoro per radio Deejay è ancora lungo. Però ho in mente due romanzi».
Tornano anche i suoi celebri protagonisti? L’ispettore Grazia Negro e Coliandro, il commissario De Luca?
«No, è una storia del tutto nuova.
E molto nera, ma questa non è una notizia. Poi ho scovato alcuni documenti sugli italiani in Corsica durante la Seconda guerra mondiale, e anche lì ci sono spunti davvero interessanti. Le idee non mancano, speriamo di trovare anche il tempo…».