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 2023  ottobre 11 Mercoledì calendario

Tra i rimborsi di Cuzzocrea c’è anche asino

 Due milioni e 200 mila euro di rimborsi in meno di quattro anni che fanno 40 mila euro al mese e 1920,21 al giorno, sabato e domenica esclusi. Somme chieste per i più svariati motivi: spese di rappresentanza (viaggi, missioni e alberghi), acquisto di riviste e giornali, materiale per le attività di ricerca e laboratorio (oltre un milione e mezzo), forniture di carta e cancelleria, quote di associazioni e «servizi non altrimenti classificabili». A firmare le richieste di rimborso è stato Salvatore Cuzzocrea, da due giorni ex rettore ed ex presidente della Crui (la Conferenza dei rettori delle università italiane), costretto alle doppie dimissioni dalla bufera nata dalla denuncia del sindacalista della Gilda e componente del Senato Accademico, Paolo Todaro, che si è messo a spulciare la pagina dell’amministrazione trasparente del portale dell’Ateneo di Messina scoprendo i rimborsi milionari.
Scorrendo tra le cifre, Todaro ha anche messo gli occhi su una srl, la «Divaga società agricola», di proprietà di Cuzzocrea e della moglie, rispettivamente per l’80 e il 20%. Amministratore unico è la madre del rettore. Dal 20 gennaio di quest’anno allo scorso 28 settembre la società, che comunque ha vinto una gara, ha ricevuto 14 pagamenti – sotto le voci di servizi, manutenzione, materiali – che vanno da 600 a 17.900 euro, per un importo complessivo di 122 mila e 300 euro. La Divaga ha un capitale sociale di 10 mila euro e si occupa di attività agricole, coltivazione di alberi e allevamento di equini.
Come esempio di mala gestione Todaro non cita solo i numeri ma racconta anche un episodio: «Il dipartimento di Veterinaria aveva bisogno di spostare un asino. Arriva Cuzzocrea e fa: “ci penso io”. Poi ha chiamato il suo maneggio ed ecco la spiegazione di una fattura di 600 euro».
Al magnifico rettore, dunque, non è rimasta che la scelta delle dimissioni, una sorte condivisa con il padre Diego, anche lui al vertice della massima istituzione accademica, che a metà degli anni Novanta – gli anni del cosiddetto verminaio di Messina, espressione coniata dall’ex parlamentare Nichi Vendola a indicare la commistione tra pezzi di università, mafia, imprenditoria, politica e malaffare che inquinava la vita della città dello Stretto – fu coinvolto e poi scagionato in una inchiesta su finte intimidazioni e scelse di lasciare.
Al vertice degli atenei
La Crui resta così senza presidente:
tra i possibili successori due candidate donna
A distanza di trent’anni l’Ateneo messinese torna, dunque, al centro delle polemiche dopo le segnalazioni di Todaro che, cifre alla mano, ha investito del caso la Procura della Corte dei Conti, l’ Autorità Anticorruzione, la Procura di Messina, i ministeri dell’Economia e dell’Università. Negli anni del rettorato di Cuzzocrea – ha segnalato il sindacalista – l’andamento dei rimborsi ha avuto una crescita quasi esponenziale, passando dai 157.327 euro del 2019 agli 828.465 del 2023.
«Nelle ultime ore, mi sono reso conto che si è determinato un clima conflittuale che, a mio avviso, rischia di non consentire un confronto pacato sui programmi che la nuova governance dovrà portare avanti», ha scritto due giorni fa l’ex rettore alla comunità accademica, annunciando l’intenzione di fare un passo indietro. Parole a cui Todaro replica con una nota. «Legittimità, irreprensibilità, trasparenza dell’agire amministrativo, rispetto della dignità umana e dei diritti dei lavoratori – scrive – dovrebbero essere le parole d’ordine per chi amministra la cosa pubblica e lo dovrebbero essere anche e soprattutto per chi governa gli Atenei. Mio malgrado e non senza patimento interiore, ritengo di aver fatto la cosa giusta nel non voltarmi dall’altra parte».
L’eco del caso ha superato comunque lo Stretto arrivando alla Crui. Il rettore della Lumsa di Roma Francesco Bonini è diventato vicepresidente facente funzioni e guiderà l’associazione nella scelta del successore. Entro la fine di novembre sarà scelto il nuovo presidente che per la prima volta potrebbe essere anche una donna. C’è una regola non scritta che prevede l’alternanza territoriale tra Nord e Sud ed è probabile che questa volta venga nominato un rettore o una rettrice di un ateneo più grande. Tra i nomi che circolano quelli del rettore di Bologna e di Torino, della rettrice di Padova e di quella della Sapienza.