Corriere della Sera, 11 ottobre 2023
Intervista a Randi Ingerman
Guardando Randi Ingerman seduta in poltrona sulla terrazza di un appartamento di Arona vista lago, si pensano subito due cose: «quanto è bella questa donna» e poi «che serenità trasmette il mondo visto da qui». La prima di queste affermazioni è indiscutibilmente vera: capelli folti, occhi verde chiaro, un corpo scolpito dal pilates, Ingerman è forse più bella oggi, a 55 anni, di quando arrivò in Italia nel lontano 1995. La seconda affermazione è vera solo in parte: «Faccio i conti da tempo con crisi epilettiche e depressione, ma la malattia non mi abbatte – dice l’attrice e oggi consulente nella cosmetica —. E, soprattutto, non mi vergogno di dire che ho bisogno di aiuto».
Signora Ingerman, prima di tutto come sta?
«Mi curo, certo, ma non mi sento una malata. Sono consapevole di soffrire di disturbi mentali e non ho remore ad ammetterlo. È il primo passo per venirne fuori, come ha dimostrato Fedez, che ringrazio per essersi messo a nudo».
È per questo che ha deciso di «metterci la faccia»?
«Sì, nelle prossime settimane lanceremo Naked, una multipiattaforma che ho ideato e realizzato assieme alla ceo di Action Agency Manuela Ronchi. Tanti canali diversi per parlare di disturbi mentali sia con chi ne soffre che con chi può dare una mano. Dicevo che non mi sento malata, sono piena di cose da fare».
Ingerman ha la stessa grinta che l’ha accompagnata sin dagli esordi italiani, quando da ragazza (nata a Filadelfia) si fece conoscere grazie al popolare spot di una vodka. Vennero poi i film come Torno a vivere da solo, di Jerry Calà e anche un famoso calendario (2004), nel quale la bellezza splendente della modella tutto suggeriva tranne che un profondo malessere interiore.
Andiamo per ordine, Randi. Quando ha avuto la prima crisi epilettica?
«Nel 2007, quando morì mio fratello. Mi ritrovai a terra, svenuta, non sapevo che cosa mi stesse accadendo. Poi, mentre stavo lavorando a un reality tv, accadde lo stesso. È stato allora che mi sono decisa ad approfondire».
Con la depressione, invece, fa i conti da molti anni?
«Ho cominciato a frequentare gli psicologi da bambina, dopo la separazione dei miei. E anche oggi ci faccio i conti, perché trovare la cura giusta che non faccia entrare in conflitto i farmaci è difficile».
A che punto è in questa ricerca?
«Purtroppo c’è una percentuale di persone resistenti ai farmaci per l’epilessia e io sono una di queste. Inoltre certe medicine mi buttavano troppo giù. Per essere sintetici: da otto anni cerco la cura che fa per me. Nel frattempo, riscontro benefici assumendo olio di canapa e praticando la psicoterapia. Ma, soprattutto, cerco un benessere mentale e fisico attraverso l’esercizio, la vita sana, la dieta».Ha lasciato Milano.
«Sì, me lo hanno permesso alcuni amici ospitandomi qui sul lago. Ho bellissime persone intorno, sa? Cosa non facile se pensiamo che spesso quelli che hanno disturbi mentali sono emarginati».
E c’è anche l’amore.
«Marco, che ha appena 39 anni. Sei mesi fa non volevo saperne più degli uomini, poi un’amica me lo ha presentato con un affettuoso inganno: “ha 48 anni”, mi ha detto. All’inizio pensavo che non avremmo retto, invece oggi Marco è una presenza preziosa. È stato lui, tre settimane fa, a soccorrermi in una crisi».
Lei ha recitato con giganti come Jack Nicholson. Le manca il set?
«Di Jack ho un ricordo bello, nel film Il grande inganno facevo una piccola parte, però lui era affettuoso. Non so se oggi potrei affrontare una parte importante, ma fare un cameo mi piacerebbe».
E poi c’è la Randi italiana: i film con Ezio Greggio, la televisione con le serie come «Le ragioni del cuore».
«Quando sono arrivata in Italia non conoscevo nessuno e così i miei amici oggi si chiamano Biagio Antonacci o Pippo Baudo. Ma anche Ezio e Jerry Calà mi hanno fatto tanto ridere».
La soddisfazione più grande?
«Quando conobbi Sophia Loren. A me tremavano le gambe, ma lei mi disse: “Aho, ma io lo so chi sei, mica sei una sconosciuta”. Mitica».