il Fatto Quotidiano, 10 ottobre 2023
Il sesso nell’arte
L’arte moderna è la musa del porno: colori appetitosi, pudenda rasate, seni sodi, glutei marmorei, falli eretti… Sono i Paradisi proibiti di Claudio Pescio (in libreria da domani con Giunti), un racconto per immagini di “sesso, alcol e droga nelle opere d’arte” tra il 500 e la modernità. I canoni dell’estetica erotica di ieri sono gli stessi dell’hard-core di oggi, estremizzato e kitsch: è ancora lo sguardo maschile a dettare la visione perché “la rappresentazione del mondo, come il mondo stesso, è opera di uomini”, appunta Simone de Beauvoir nel 1949. Tre secoli prima, però, anche le poche pittrici si adeguano al canone macho dei colleghi: Artemisia Gentileschi, ad esempio, dipinge una civettuola Betsabea, incolpevolmente spiata e violata da re David.
L’arte più della letteratura, e l’immagine più del testo, eccita la lussuria: Leonardo da Vinci conosce bene la concupiscentia oculorum, benché il processo di erotizzazione della pittura acceleri dopo di lui – e il Rinascimento toscano – in area veneta e nelle Fiandre. L’artista si scopre guardone, così come lo spettatore, in una giostra di voyeurismo spinto, un gioco di specchi demoniaci e altamente sessualizzati, come nella Venere di Paolo Veronese o nel burlesque di Charles Eisen, in cui una fanciulla mostra i genitali al demonio, e lo spaventa. Maliziosa è la Susanna di Tintoretto, mentre Rembrandt la ritrae bruttina e impaurita. Eccentrica è Lavinia Fontana che firma Marte e Venere lussuriosi, pacifisti e ironici: lui posa una manaccia sulle terga della dea, che guarda fuori dal quadro donando un narciso, simbolo di stupidità e lazzo; forse uno sberleffo della pittrice nei confronti del committente, innamorato tipo baccalà. Spada ed elmo del dio guerriero puntano verso il fondoschiena femminile: la sodomia è testimoniata dal filo di perle (alias la rotondità dell’ano). Tiziano si spinge oltre: le dita del suo Marte si fanno spazio tra le natiche di Venere e nel Baccanale immortala una ninfa nuda e svenuta e una donna che si offre a molti: guarda la sua compagna ma intanto si fa versare da bere da un uomo lubrico e un altro le accarezza la caviglia. Amor sacro e amor profano; Dioniso e le Menadi; banchetti e baccanali; feste divine e terrene: Giulio Romano si dà ai preliminari tra Due amanti e firma i disegni di un Kamasutra cinquecentesco, I modi, assieme all’incisore Marcantonio Raimondi con testi di Pietro Aretino: “Quest’è un libro d’altro che di sonetti/… Ma ci son cazzi senza discretion…”. Osè sono Hayez e Carracci con Bacco che penetra Arianna da dietro e dall’alto. E c’è chi sessualizza un’eroina biblica: Giuditta di Jan Massijs, ignuda e fiera mentre esibisce la testa di Oloferne. Cornelis van Haarlem azzarda poi un blasfemo Battesimo di Cristo con primo piano di signori discinti, mentre nelle Nozze di Peleo e Teti lo sposo vanta una vistosa erezione nascosta da un drappo – uno scherzetto, così come il velo trasparente delle Tre Grazie di Cranach il Vecchio.
Un capitolo a sé merita l’estetica del sedere: la Venere callipigia, cioè dal bel lato b, è costretta dai pittori a torcersi in pose estreme pur di mettere in evidenza i glutei scolpiti. Fan del culo è Caterina de’ Medici che ama fustigare le dame “più belle e oneste”, invitandole ai suoi party già smutandate; viceversa, maestro delle chiappe maschili resta Michelangelo, a cui si ispira Goya per Tuti li nudi. Nella “carestia di belle donne” (©Raffaello), molti ricorrono a modelle prostitute: la stessa Fornarina verrebbe dal “forno”, che nei bassifondi romani sta per “vagina”. Dalla Capitale, le signore traslocano ad Amsterdam e vengono ritratte alla toeletta o al bordello, dove i cani si montano infoiati, come per Frans van Mieris.
Il genere del comico-libertino dilaga: sesso in cucina; doppisensi di carni infilzate; salsicce vendute dal farmacista per curare non si sa quale isteria; pisciatrici… Nel 700 la satira torna boccaccesca e anticlericale: c’è la Suora inginocchiata (Martin van Meytens) che davanti prega e dietro mostra il deretano; c’è la Filosofia nel boudoir, il rococò e Laclos, la bambina che gioca col cane, che le titilla i genitali scodinzolando… Il pantheon classico e la Bibbia sono tra i soggetti più succulenti: Zeus e compagni stupratori, Sodoma e Gomorra, ninfe, sirene, sogni erotici, abbracci saffici. Non mancano le dipendenze da oppio, hashish e morfina: già i figurini di Bosch si fanno viaggi lisergici prima dell’Lsd, i patriarchi si ubriacano e il “figliol prodigo” si lascia andare ai bunga-bunga etilici. Sesso, alcol e droghe: che “Belle Arti”.