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 2023  ottobre 09 Lunedì calendario

Intervista a Marisa Laurito

“Siamo circondati dalla paura, trafitti da ogni tipo di paura, consegnati alla paura. E siamo divenuti ostaggi di questo morbo che annichilisce”.
Con Marisa Laurito avremmo dovuto parlare di Napoli ballerina, dei fumi della Solfatara, del bradisismo, del timore di un terremoto infinito.
Invece sono qua con un video che mi arriva sugli scontri in Israele: è così orrido e il fatto che con le chat tutto ti entri in casa all’improvviso, e tutto o quasi ti faccia sobbalzare, rende ancora più angosciante la domanda: ma cosa diavolo sta capitando al mondo?
Lei pensa all’Apocalisse? Trema per l’Apocalisse?
Io penso che siamo entrati in un frullatore nel quale non riusciamo a selezionare i fatti, non abbiamo il tempo di formarci un giudizio perché è così incessante il flusso che diveniamo merce. Siamo continuamente strattonati, intimoriti, impauriti. Ma lei vede la gente come diviene aggressiva?
Cosa le fa paura di più?
Fino a qualche settimana fa che la guerra in Ucraina ci trascinasse in un gorgo infernale. Poi la tragedia del Mediterraneo, la nostra incapacità di rendere giustizia a questi uomini a queste donne che naturalmente scappano, tentano disperati di agguantare una vita migliore. Guardi il mondo attraverso il vetro di internet poi metti le mani in tasca, dentro casa tua e ti accorgi delle baby gang napoletane che sparano e terrorizzano, o anche la ferocia degli stupri. Noi donne siamo consegnate a un timore irragionevole, così crudele, così ingiusto…Adesso se a sera devo rientrare in casa, e abito a Roma in un quartiere apparentemente tranquillo, non mi arrischio di sistemare l’auto nel garage. Per dirle.
È questa l’età della paura?
Ho 72 anni e so bene che gli anni duri e orribili il Novecento ce li ha fatti vivere tutti. Ma eravamo in qualche modo difesi da un filtro sociale e politico: si andava in piazza, si parlava, ci si confrontava. La rabbia era in qualche modo incanalata, gestita, disciplinata. Adesso invece cos’è? Cos’è divenuto il mondo adesso?
Lei andrebbe in piazza?
Io ci andrei correndo. Vorrei ritornare in piazza, vorrei ascoltare, capire, conoscere. Invece, ecco: resto sola con il telefonino. Ma questo telefonino ti sobilla, ti annienta, alimenta timore. Il video che mi hanno inviato è così crudo, oltre il senso della pietà umana. È come se la gente avesse bisogno di iniezioni sempre maggiori di crudeltà, di cinismo, di cattiveria.
Siamo soli e disperati, lei dice.
Soli e disperati, sì. Poi, mi consenta, devo difendermi anche da voi giornalisti: mi hanno obbligata a smentire una notizia che non è mai esistita, la candidatura alle europee con Michele Santoro. È persona che stimo, mi ha chiesto di firmare un appello per la pace e l’ho fatto con piacere ma in nessun modo, mai e poi mai, mi sognerei di candidarmi. Non ho competenze e non rubo lo stipendio per fare un lavoro che non mi si addice. Lo dico a tutti i partiti, anche a quelli di destra, che mi hanno in passato chiesto un impegno diretto.
Lei è dichiaratamente di sinistra.
In casa mia si leggeva solo e sempre l’Unità, mio padre era un fiero comunista e io una donna piena degli ideali di uguaglianza e libertà.
Il suo monte delle paure aumenterà con il bradisismo napoletano.
Non mi dica nulla: devo tornare nella mia città, ho lo spettacolo con Enzo Gragnaniello (Vasame, l’amore è rivoluzionario) e un po’ di fifa c’è, ma poco.
Napoli è fatalista.
Chi ci è nato, come me, ha conosciuto la tremarella dei Campi Flegrei, ha convissuto con la cenere e i lapilli del Vesuvio, ha subìto la botta del grande terremoto dell’Irpinia.
Voi napoletani siete fatalisti.
La città è seduta su un magma incandescente e allora il fatalismo è l’unico antibiotico disponibile.