il Giornale, 9 ottobre 2023
Intervista a Sofia Goggia
S ofia, come nasce una leggenda? «Non saprei perché non mi sento di esserlo. Bisognerebbe chiederlo a Lindsey Vonn o Mikaela Shiffrin, perché loro lo sono a tutti gli effetti». Esiste successo senza sacrifici? «No. Non parlo mai di sacrifici, bensì di scelte. Scegliere qualcosa presuppone l’esclusione di altro, occorre concentrarsi su ciò che abbiamo deciso di sposare. Per questo motivo non ho mai parlato di rinunce o sacrifici. A dire la verità il sacrificio nella sua etimologia del termine deriva dal latino sacrum facere, ovvero fare con sacralità ciò che si è scelto di fare. Vedendo l’eccezione positiva del termine, rispondo si: la mia vita è piena di sacrifici, perché ho sempre amato le mie scelte». I giovani di oggi ricercano fama e denaro facile ma temono i sacrifici? «Credo di sì. Ormai viviamo in un’epoca dove tutto è immediato. Vuoi qualcosa? Basta un click per averlo. Viviamo in una società che corre a ritmi frenetici, ci stiamo abituando al tutto e subito e credo sia uno dei motivi per cui i giovani siano più impazienti. La realtà che vivo io è ben diversa ed è proprio nella costanza, nella disciplina e nella lentezza del percorso che costruisco tutto». C’è stato un momento in cui ha pensato di mollare? Se sì, cosa è stato determinante per fermarla? «I momenti immediatamente successivi ad un infortunio sono terribili, purtroppo ne ho avuti molti in carriera e tante volte non nascondo di avere pensato di lasciare perdere. Però alla fine la passione che avevo e che ho per questo sport mi ha sempre spinta a ripartire e migliorarmi, consapevole di avere e voler dare ancora molto a questo sport». Chi erano i suoi idoli nello sci da bambina? «Ho sempre avuto un punto di riferimento come Lindsey Vonn, con cui ho avuto la fortuna di condividere le mie prime esperienze in Coppa del mondo. Strada facendo siamo diventate avversarie sul campo ma sempre amiche fuori dalla pista, con lei sono ancora in contatto e ci sentiamo spesso, anche se si è ritirata da qualche stagione». La vittoria più significativa? «La medaglia d’oro di PyeongChang 2018 in discesa rimane un ricordo indelebile, però anche l’argento di Pechino 2022 ha un valore assoluto, per il modo in cui è arrivato, a distanza di 23 giorni dall’infortunio al ginocchio di Cortina che sembrava rendere impossibile la mia partecipazione alla gara in Cina. E poi ci sono le mie quattro coppe del mondo in discesa». Cosa pensa durante le discese? «Cerco di stare sui miei appoggi, e per appoggi intendo quelli giusti sugli sci e quelli miei interiori. Delle volte, quando sono nel mio ritmo, mi capita di canticchiare in gara: quando lo faccio, significa che ci sono». St. Moritz, dicembre 2022. Cade, si frattura la mano sinistra, si opera e vince. «È stata una delle più incredibili emozioni della mia vita. Appena dopo l’impatto con quel palo, ho capito la gravità della situazione, e tagliato il traguardo stavo già programmando il mio rientro per la discesa del giorno successivo, che poi ho vinto». Anche nello sci è fondamentale lo studio prima di ogni competizione? «Soprattutto in discesa è fondamentale conoscere ogni centimetro della pista, per capire quale sia il punto di approccio migliore in curva, così come nei tratti di velocità. Le ore di video durante le prove mi servono a capire meglio la pista, me stessa, la strategia da adottare, prendendo sempre anche spunto da tante altre atlete, che magari affrontano alcuni passaggi meglio di me. Da loro prendo spunto e poi adotto la mia strategia migliore». Rivalità e sport. Coppi e Bartali. Mazzola e Rivera. Rossi e Biaggi... oggi Goggia e Brignone? «Io, come credo anche Federica, questa rivalità non la vivo, siamo ragazze di trent’anni, abbastanza matura da capire che ognuna ha il proprio percorso e che è bene rispettarci l’una con l’altra. Credo vivamente che questa rivalità sia più qualcosa di mediatico». Come gestisce successo, fama, concentrazione e preparazione atletica? «A trent’anni ho imparato a soppesare ciascuno di questi aspetti, sapendo che ognuno di loro assume la sua importanza. Credo che la cosa migliore sia equilibrare il tutto». Prossimi obiettivi? «Sarei contentissima di potermi confermare in discesa, vincendo quella che sarebbe la quinta coppa, ma personalmente ambisco anche a quella di supergigante, disciplina in cui non mi sono mai espressa al 100%, sia in termini di performance che di costanza». Tornasse indietro rifarebbe le stesse scelte? «Mi è venuto da pensare a posteriori come avrei potuto comportarmi in determinate situazioni, ma ogni azione che ho compiuto era quella che ho ritenuto più giusta in quel momento e che mi ha condotta a essere la persona di oggi». Cosa le ha dato e cosa le ha tolto lo sci? «Mi ha dato la possibilità di vivere la vita che sognavo da bambina e sono estremamente grata per questo. Chiaramente, come accennato, scegliere significa escludere altre cose, mi soffermo su ciò che ho scelto». È più importate il talento, la fortuna o il duro lavoro? «Un purosangue che non lavora duro può essere battuto da un cavallo come meno talento che però lavora duramente. Mi sento più il secondo che il primo. Sicuramente ho dell’estro e del talento, ma ho saputo coltivarlo. La fortuna non è mai stata troppo dalla mia parte: volontà e caparbietà invece sì». Si sarebbe mai immaginata da bambina di diventare la regina delle nevi? «Non mi sento la regina delle nevi, ma ho sempre aspirato sin da piccola a essere una campionessa di fama mondiale: sognavo di vincere le Olimpiadi». Paura della velocità? «La velocità mi eccita, mi galvanizza. Ho a volte paura quando non mi sento al 100% in fiducia. Ma ho imparato a gestirla». Vincere o partecipare? «Nessuna delle due. La vittoria non dipende solo da te, partecipare è il ticket per dare il tuo massimo: questa è la vittoria che cerco quotidianamente». Le attribuiscono diversi flirt. «Diversi flirt, addirittura? Guardi: sono sempre stata molto riservata. Detto ciò, lo sci è il mio amore grande». Pensa mai al giorno in cui lo lascerà? «Mi capita di pensarci, però ho davanti ancora tre-quattro anni di attività». Un consiglio ai ragazzi e ragazze della sua generazione? «Coltivare e vivere i propri sogni perché è con la determinazione che si raggiungono». Il suo motto di vita? «Sii contenta, ma non accontentarti mai».