la Repubblica, 8 ottobre 2023
Il no del Cnel al salario minimo
Un documento sul salario minimo che parla talmente poco di salario minimo che lo affossa. Il testo quasi finale arriverà stasera, al massimo domani mattina, a tutti i 64 consiglieri del Cnel. Per essere da loro emendato e poi votato in assemblea plenaria giovedì, prima di finire a Palazzo Chigi. Ieri la commissione “Informazione” ha terminato il lavoro istruttorio.
Vincerà il sì, la maggioranza ci sarà. Non quella però dei sindacati più grandi e rappresentativi: Cgil e Uil per il no, Cisl per il sì. Anche Usb è contraria. Confindustria propende per il sì, pur senza entusiasmi. I dieci consiglieri “esperti” nominati dal presidente Mattarella non hanno ancora tutti deciso. Abbastanza probabile il no del demografo Alessandro Rosina.
La mediazione dell’altro consigliere esperto, il giuslavorista Michele Tiraboschi, non ha molto funzionato. D’altro canto i tempi sono stati compressi: incarico della premier Giorgia Meloni al presidente del Cnel Renato Brunetta l’11 agosto, insediamento della commissione “Informazione e Lavoro” del Cnel il 22 settembre, poi 6 sedute al cardiopalma, migliaia di pagine e studi da consultare.
Infine la guerra delle bozze. Prima il documento di analisi, passato in commissione con il voto contrario della Cgil e l’astensione dellaUil. Poi il documento con le proposte rivisto già due volte e ora aperto alle richieste emendative di tutti i consiglieri dell’assemblea, non solo di quelli ridotti della commissione. Questo è il testo che conta, la summa dell’operazione Cnel che finirà sul tavolo di Palazzo Chigi giusto alla vigilia della legge di Bilancio. Inutile aspettarsi l’indicazione di una soglia, figurarsi i 9 euro lordi all’ora della proposta delle opposizioni, Italia Viva esclusa.
«Il no della Cgil è per un problema politico che abbiamo posto sin dall’inizio con chiarezza», dice Tania Scacchetti, consigliera della commissione Lavoro in quota Cgil. «Il Cnel è la casa delle parti sociali e non può diventare il luogo dellamediazione in assenza di una controparte cruciale: il governo. Nel merito poi non ci convince la lettura finale che vuole dare il Cnel, orientato a valutare come marginale o addirittura inutile l’introduzione di una soglia minima legale oraria di salario in Italia. Noi non siamo d’accordo, anzi pensiamo che sia opportuna, se inserita nel quadro di una legge sulla rappresentanza e dell’estensione a tutti, erga omnes, dei contratti collettivi nazionali più rappresentativi».
Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ieri dal palco di San Giovanni è stato ancora più chiaro: «Il governo anziché assumersi la responsabilità di convocare le parti sociali e dire cosa vuole fare sui contratti, sulla legge sulla rappresentanza, sul salario minimo, ha subappaltato il suo ruolo al Cnel. È un attacco alla libera azione dei lavoratori». Ma «è arrivato il momento di introdurre un salario orario minimo sotto il quale nessun lavoratore possa essere pagato: 5-6 euro all’ora sono paghe da fame, inaccettabili».
«La Uil è passata dall’astensione al no perché abbiamo ritenuto che fosse un testo orientato, assolutamente non imparziale né tanto meno neutro, come il presidente Brunetta aveva promesso», spiega Paolo Carcassi, consigliere Cnel in quota Uil. «Questo testo prende eccome posizione sul salario minimo. E la scelta è quella di affossarlo».