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 2023  ottobre 08 Domenica calendario

Caso Soumahoro, moglie e suocera rivali in tribunale


roma Un cambio di avvocati fa slittare al 3 novembre l’udienza preliminare che deve decidere l’eventuale rinvio a processo della moglie, la suocera e due cognati del deputato Aboubakar Soumahoro, ex sindacalista ed eletto tra le file di Alleanza verdi sinistra e poi passato al gruppo Misto (non è indagato). Le due donne affronteranno l’eventuale processo da «rivali».
A loro e agli altri imputati viene contestato il non corretto utilizzo dei fondi statali nella gestione delle coop di accoglienza per migranti Karibu e Consorzio Aid. Operazioni contabili irregolari, finalizzate a evadere le tasse anche mediante false fatture. O, come scrive il pm Andrea D’Angeli nella richiesta di rinvio a giudizio firmata assieme al procuratore Giuseppe De Falco su indagini del nucleo della Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza: «Spregiudicatezza e opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alle cooperative sociali, in parte non rendicontati e in parte utilizzati, anche all’estero, per fini apparentemente estranei allo scopo sociale e in parte ancora da chiarire». Si tratta di circa 2,3 milioni di euro che avrebbero consentito alle cooperative di evadere 597 mila euro di Ires.
La contestazione a Liliane Murekatete, moglie di Soumahoro, è quella di aver provocato, dietro false fatture per 55 mila euro, un danno erariale da 13.368 euro, conseguente all’asserita violazione dell’obbligo di controllo della dichiarazione dei redditi presentata nel 2020, e specificamente per non aver controllato che nella dichiarazione non fossero riportate fatture pagate all’associazione di promozione sociale Jambo Africa, riconducibile alla stessa galassia amministrativa. La difesa della donna, assistita dall’avvocato Lorenzo Borré, è sostanzialmente quella di non aver redatto lei quella dichiarazione, chiamando così in causa i suoi familiari, a cominciare dalla madre Marie Therese Mukamitsindo, amministratrice delle coop. Sia perché in quel periodo Liliane Murekatete non era presente, sia perché la firma in calce al documento, sostiene, non è sua. Inconsapevolezza alla quale il gip non ha creduto al momento di rinviarla a giudizio, perché sussisteva, a suo dire, «consapevole e attiva partecipazione al meccanismo fraudolento».
L’indagine aveva fatto emergere anche acquisti di lusso, in particolare borse Ferragamo in un negozio di Roma, che però non vengono contestati a Murekatete. Accuse simili per i cognati di Soumahoro, Michel Rukundo e Richard Mutangana.