https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_delle_farine, 7 ottobre 2023
La rivolta delle farine
S’intende con guerra delle farine una serie di sommosse popolari verificatesi in Francia nell’aprile e nel maggio del 1775, causate dalla scarsità del raccolto e dall’aumento dei prezzi dei grani.
Indice1I fatti2Note3Bibliografia4Collegamenti esterniI fatti[modifica | modifica wikitesto]Il 12 marzo 1775 il procuratore di Lagny si recò a Parigi per conferire personalmente con l’intendente del commercio Joseph d’Albert circa la critica situazione in cui versava la Brie a causa del rincaro del grano.[1] Il 27 marzo il balivo di Méry-sur-Seine segnalava un assembramento di donne del popolo che protestavano contro l’aumento del prezzo dell’orzo e contro il temuto rincaro del pane, già a quattro lire e sei denari la libbra, ciò che «avrebbe messo in disperazione la plebaglia – scriveva – già ridotta a un’estrema miseria».[2]
Il raccolto del 1774 era stato cattivo e il prezzo del grano era aumentato sensibilmente in tutta la Francia, passando da una media di 20 lire al quintale del 1774 a circa 23 lire. Con decreto del 13 settembre 1774 il ministro Turgot aveva stabilito la libera circolazione dei grani e delle farine: sottostando alla legge del mercato, le regioni che producevano poco grano dovettero acquistare la merce a più caro prezzo.[3]
Turgot interpretò questi e altri analoghi segnali di insofferenza – il 14 marzo a Monthély, il 19 marzo a Pont-sur-Seine, il 21 marzo a Meaux - come una tipica incomprensione della novità introdotta con il decreto e come un esagerato timore delle autorità locali. Ordinò la punizione dei responsabili di ogni disordine e dispose di verificare che i grani non fossero trattenuti nei depositi ma fossero già stati tutti immessi nei mercati.[4]
Anche nella Champagne si registrarono problemi di rifornimento. Il Journal historique di Pidansat de Mairobert segnala il 7 aprile una rivolta a Reims, seguita dalla corrispondenza tra l’intendente d’Orfeuil e Turgot, il quale prese provvedimenti per trasferirvi carichi di grano da Metz e dalla Lotaringia.
Un primo più serio incidente si registrò a Digione. Il 15 aprile la folla che manifestava davanti all’Hôtel de Ville si sentì rispondere dall’intendente di polizia La Tour du Pin che il prezzo del grano «non era nemmeno a dodici lire». Il 17 aprile un certo Janty, presunto accaparratore, fu malmenato, e la Camera del Consiglio cittadino invitò contadini e commercianti a portare sul mercato i grani. Il 18 aprile, giorno di mercato, un mugnaio fu aggredito, la casa e il mulino devastati, e le sue farine di grano rovesciate in acqua perché si riteneva che le avesse sofisticate con l’aggiunta di farina di fave. Un consigliere del Parlamento, il signore di Sainte-Colombe, sospettato di maneggi con il mugnaio e di detenere riserve di grano, ebbe la casa e la cantina messe a soqquadro. Anche la sua residenza di campagna e il mulino furono saccheggiati e le farine distribuite. La calma tornò verso sera e nella notte furono eseguiti quaranta arresti.[5]
Informato di questi fatti, Turgot scrisse all’intendente La Tour du Pin di non essere stupito del tumulto di Digione: «Tutte le volte che si condividono i terrori del popolo e soprattutto i suoi pregiudizi, non c’è eccesso al quale non si possa arrivare». Dispose contemporaneamente che a Digione fosse tolta la tassa sulla panificazione per attirare il grano su quel mercato, e che si organizzassero ateliers de charité, imprese di lavori pubblici, allo scopo di dare un lavoro e un salario ai disoccupati della città. Il ministro mostrò preventivamente la lettera al re, che l’approvò.[6]
Anche a Parigi il prezzo del pane aumentava: il 12 aprile la pagnotta di quattro libbre era venduta nei mercati a dodici soldi e mezzo, il 26 aprile era già salita a tredici e mezzo, mentre «in certe provincie del regno – riporta nel suo diario il libraio Siméon-Prosper Hardy - il pane si vendeva a quattro soldi e sei denari la libbra[7] e molte persone rischiano di non averne e di morire di fame».[8] In questo periodo il luogotenente della polizia parigina Jean-Charles-Pierre Lenoir avrebbe indirizzato «in quattro o cinque giorni fino a nove lettere» al ministro Turgot sull’allarmante situazione della capitale, essendo interrotti «i mezzi che dovevano procurare a questa città una maggiore quantità di sussistenze», senza tuttavia ricevere risposta.[9]
Lenoir, che non credeva nella bontà dei princìpi fisiocratici di Turgot, si sarebbe allora rivolto all’intendente al commercio d’Albert, che gli avrebbe risposto il 1º maggio: «Il ministro ha ricevuto tutte le vostre lettere, non dovete dubitare dei suoi princìpi e non so perché vi allarmiate: ho visto il pane a Parigi a più di quattro soldi la libbra e non ne sono per niente spaventato».[10]
Il 27 aprile, al mercato di Beaumont-sur-Oise i popolani imposero il ribasso di due terzi del prezzo del grano, che passò così da 32 lire a 12 lire al sestiere,[11] e il 28 aprile, nei dintorni di Beaumont, a Stors e a Méru, ci furono dei saccheggi. Gli episodi si estesero a Pontoise e in altri villaggi dell’Oise: il 29 aprile a Mouy degli operai obbligarono a forza a portare grano al mercato, mentre a Mours due mercanti e un mugnaio furono derubati delle loro farine e un monastero venne attaccato. Altri episodi si verificarono a Bernes, a Bruyères, a Boran e a Pont-Levé. Il 30 aprile si verificarono saccheggi nei villaggi dell’oltre Senna, presso Poissy e Saint-Germain-en-Laye, il 1º maggio ci furono incidenti nei mercati di Saint-Denis e Gonesse.[12]
Questi moti popolari miravano non tanto a saccheggiare, ma a imporre un prezzo più basso perché giudicato più giusto. Grano, farina e pane venivano sequestrati e distribuiti al prezzo fissato sul posto, anche con la convinzione, in molti casi, che le autorità fossero accomodanti e garantissero l’impunità. Naturalmente, la violenza messa in atto dal movimento dipendeva soprattutto dal grado di resistenza dei commercianti e dal comportamento delle forze dell’ordine.[13]
Il 2 maggio, a Versailles migliaia di manifestanti radunati di fronte al castello chiesero al re il calmiere e vennero accontentati.[14]
Il 3 maggio fu la volta di Parigi: «La plebaglia – racconta Siméon-Prosper Hardy – tumultua alle Halles e saccheggia il pane nei negozi dei fornai. La sommossa diventa presto generale (…) la plebaglia comincia a saccheggiare il mercato del grano e a squarciare i sacchi di farina (…) obbliga i panettieri a consegnare il pane e i privati che ne avevano fatto scorta a fare altrettanto (…) tenta di far aprire le botteghe dei fornai nei vari quartieri (…)».[15] I disordini proseguirono nei giorni successivi e raggiunsero il culmine il 6 maggio, quando furono assaltati i forni e saccheggiate centinaia di sacchi di farina.