La Lettura, 7 ottobre 2023
Maria Callas
Strano: tutti, «nel core», scolpiti abbiamo i suoi accenti, con una presenza «iconica» così pervasiva da far sembrare quasi impossibile che stiano per ricorrere, il prossimo 2 dicembre, cent’anni esatti dalla nascita di Maria Anna Cecilia Sofia Kalos, in origine Kalogeropoulou, ossia Maria Callas. Nata a New York, da una famiglia di immigrati greci trasferita a Long Island; una florida bambina, terzogenita dopo Jackie e il fratellino Vasili morto di tifo a 4 anni. Da qui in poi, vari aloni di mistero hanno aggiunto sfumature quasi agiografiche a tutta la vita del grande soprano, a cominciare dalla data di nascita, a lungo dibattuta, o dalla prima insegnante di musica, nota alle cronache semplicemente come «Signora Sandrina». Aloni, come ingredienti del mito.
La voce, gli sguardi, il carisma, la potenza scenica della grande artista, prematuramente scomparsa nel 1977, perdurano vivissimi anche in chi, per disperanti ragioni anagrafiche, non ha potuto ascoltarla dal vivo. La sua voce, il famoso timbro a tratti velato da un intacco palatale, la sua straordinaria estensione e duttilità hanno contribuito a decretarne un’unicità oltre i generi di soprano di coloratura e drammatico (tanto da essere definita «soprano drammatico d’agilità»): ma l’analisi di questa visualizzazione ci dice anche altro. Dice l’ampiezza del repertorio (di poco, ma operisticamente superiore, per dire, a quello di Renata Tebaldi); e, in senso diacronico, una peculiare compresenza. Oltre il modello fisiologico di soprano lirico che evolve verso il drammatico, «la» Callas canta Fedora prima di Poliuto; La sonnambula dopo Macbeth, La traviata, Aida. I ruoli più frequentati, aggiungendo anche incisioni e recital, ossia Norma, Santuzza, Violetta, Tosca, sono quelli del soprano drammatico o lirico-spinto. Drammatico fin dagli esordi, con Cavalleria rusticana, Suor Angelica, Tosca, Gioconda e la parte di Turandot, non di Liù! Ma queste e altre di filone consimile sono inframmezzate o da parti comuni ai mezzosoprani (Alceste, Rosina) o a quelle da soprano lirico di coloratura, come in Rigoletto, La sonnambula, I puritani, Il turco in Italia; o drammatico di coloratura (Lucia, Anna Bolena). Altra epoca, si dirà. Ma la Callas poteva essere «tutto».