Corriere della Sera, 7 ottobre 2023
La gauche dà scandalo
PARIGI Fatture di oltre un milione gonfiate per pagarsi dividendi quando i volontari mettono di tasca propria i soldi della colla per i manifesti; modi dittatoriali per gestire la comunicazione degli «Insoumis», che secondo il nome non dovrebbero sottomettersi a nessuno, neanche a lei, la «regina madre»; nobili battaglie pubbliche contro tutte le paure e le discriminazioni, dall’islamofobia all’omofobia, e però negli sms privati l’epiteto «frocetti di merda» rivolto ai collaboratori. Sophia Chikirou, 44 anni, deputata della sinistra radicale francese e compagna del leader Jean-Luc Mélenchon, 72, vive giorni difficili.
Da anni Chikirou, nata in Alta Savoia da genitori algerini, è accompagnata da una fama a doppio taglio: tanto efficace nella professione di comunicatrice quanto priva di scrupoli nei rapporti umani. Nelle ultime settimane le accuse alla potente donna che sussurra consigli a Mélenchon si sono fatte più precise e documentate. Un problema per lei, e anche per tutto il partito della «France Insoumise», cuore della ormai traballante alleanza di sinistra della Nupes (Nuova unione popolare ecologica e sociale), nata l’anno scorso tra molte speranze ma impegnata ora a non disfarsi, proprio alla vigilia della corsa verso le europee del prossimo giugno.
Martedì scorso Le Monde ha rilanciato l’inchiesta giudiziaria su presunte fatture gonfiate della sua società di comunicazione per le prestazioni – tra le quali i famosi ologrammi del compagno Mélenchon – offerte al partito di cui lei stessa fa parte, «La France Insoumise», durante la campagna presidenziale del 2017. Indagini che la capogruppo all’Assemblea nazionale, Mathilde Panot, bolla sbrigativamente come «sessiste» e «arabofobe» (ancora una fobia da denunciare). Poi, giovedì sera, la trasmissione «Complément d’enquête» di France 2 ha tracciato un ritratto terribile di Chikirou, raccontando che, tra tante prepotenze, la deputata insoumise aveva pure rivolto l’insulto omofobo ai redattori del Média, la testata online un tempo da lei diretta, perché volevano pubblicare un comunicato di scuse per una falsa informazione messa in onda.
In queste ore si assiste alla resa dei conti tra il gruppo di vertice da una parte – Mélenchon, Chikirou e anche il fedele Adrien Quatennens, da poco reintegrato nonostante un pugno sferrato alla moglie – e dall’altra i sempre più numerosi dissidenti, che stanno prendendo coraggio (in passato chi osava criticare lei veniva silurato da lui) e denunciano l’eccessivo ascendente di Chikirou sul leader Mélenchon.
Il celebre psicanalista Gérard Miller, che con Chikirou co-fondò Le Média nel 2018, ormai è in rotta con la gestione personalistica della coppia Mélenchon-Chikirou e chiede di rompere con «le derive personalistiche». Quel che è peggio, almeno di fronte agli elettori, è che i vertici del partito smentiscono puntualmente con le azioni quei principi fondatori – democrazia, rispetto delle donne e delle minoranze – vantati a parole, proprio quando bisognerebbe mostrare unità di fronte all’avanzata dell’avversaria di sempre, Marine Le Pen.