Corriere della Sera, 7 ottobre 2023
Il sondagio di Pagnocelli
Nel turbolento settembre tiene FdI (29,8%), sale la Lega (10%) e il Pd perde il consenso di un punto percentuale. È il dato più basso per Schlein. Cresce Forza Italia.
C ome è avvenuto negli ultimi tempi, anche settembre è stato un mese turbolento, costellato di problemi e difficoltà per il governo. Due, tra i tanti, sono gli aspetti più critici. Il primo è l’immigrazione, su cui ci siamo soffermati diverse volte e su cui non torniamo, se non per dire che questo sembra ormai essere il tema principale su cui si mobilita l’opinione pubblica. Il secondo è naturalmente rappresentato dalle prospettive economiche del paese. Della manovra finanziaria abbiamo già parlato e vale la pena di sottolineare solo un aspetto: la scarsità di risorse, aggravata dal costo del debito, che ha prodotto la scelta di ampliare il deficit, pur essendo a ridosso di un rinnovo (si spera in forme diverse dal passato) del patto di stabilità. La percezione è di una situazione problematica, con la convinzione degli elettori, come abbiamo visto una settimana fa, che difficilmente ci saranno aiuti consistenti per le fasce più deboli del paese.
Tuttavia, come abbiamo constatato recentemente altre volte, l’impatto sull’elettorato appare scarsamente rilevante. Infatti, nonostante queste criticità, la valutazione del governo non mostra cambiamenti, rimanendo stabile: 42% esprime valutazioni positive, 47% negative, con un indice di apprezzamento di 47. Anche per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, le variazioni sono minime: 43% ne approva l’operato, 45% lo critica, in questo caso con un indice di 49, stabile. In sostanza si conferma il disagio che abbiamo visto a settembre, le valutazioni negative prevalgono, sia pur di poco per Giorgia Meloni. Ma questo disagio non diventa ancora spinta al cambiamento, anche perché non sembra esserci un’alternativa praticabile.
Se infatti guardiamo agli scenari di voto, emerge che il centrodestra migliora complessivamente le proprie posizioni. Infatti, a fronte di un lievissimo calo di Fratelli d’Italia (meno 0,4% rispetto allo scorso mese, con una stima dl 29,8% sui voti validi), emerge una crescita apprezzabile della Lega che si colloca al 10,1% con un incremento di due punti percentuali rispetto a settembre. Crescita indubbiamente veicolata dalle posizioni espresse sul tema migratorio, ma anche indice della capacità di Salvini di intercettare e enfatizzare sentimenti presenti nella propria area elettorale. Valga per tutti l’esempio delle critiche ai veicoli elettrici, espressa in occasione del recente drammatico incidente del bus di Mestre. In questo caso Salvini parla a un elettorato che ha spesso veicoli datati, che faticherebbe nell’acquisto di una nuova auto, e che proprio per questo teme il 2035, quando si potranno acquistare solo auto elettriche. Infine, nella coalizione di governo, migliora di qualche decimale anche Forza Italia (+0,4%, al 7%), smentendo per ora i timori di un cedimento dell’elettorato.
Nel centrosinistra la situazione è decisamente più difficile. Il Partito democratico perde un punto percentuale e si colloca al 18,5%, per la prima volta dall’elezione di Elly Schlein al di sotto dei risultati delle politiche 2022. Qui pesano le divisioni interne e anche la difficoltà di esprimere una linea chiara, spesso apparendo, a torto o a ragione, come un partito che «insegue» più che come un partito che determina l’agenda di area. Piccoli arretramenti anche per l’Alleanza Verdi Sinistra e per +Europa. In crescita invece, di mezzo punto, il Movimento 5 Stelle, stimato al 16,9%. Le posizioni di Giuseppe Conte, che ha segnato su una serie di aspetti (dall’immigrazione, all’Ucraina, sino alle scelte rispetto alla Rai) una differenza sempre più netta rispetto al Pd, sembrano produrre frutti, con un Movimento che avanza di circa due punti rispetto al dato più basso registrato a maggio. Qualche piccolo arretramento anche per Azione e Italia viva, la prima stimata al 3,2%, la seconda al 3%. In aumento la quota di astensionisti e indecisi che tocca il 42,8%, il livello più elevato negli ultimi 12 mesi.
La classifica dei leader vede pochi cambiamenti. Stabilmente ai primi posti Tajani e Conte, entrambi con un indice di 31, seguiti da Salvini che, con un indice di 29, recupera il relativo appannamento degli ultimi mesi. Elly Schlein si mantiene al 25, grosso modo confermando i dati degli ultimi mesi. I restanti tra il 18 e il 20, con una crescita di due punti di Angelo Bonelli, probabilmente dovuta alla visibilità recente su alcuni temi come l’immigrazione, il ventilato «condono» edilizio di Salvini, il riferimento ad una tassazione più rilevante sui grandi patrimoni. Matteo Renzi, al 15, chiude la graduatoria.
In sostanza, una conferma del disagio visto a settembre, che le scelte di politica economica non hanno fatto rientrare. Ma, come detto, l’assenza della percezione di un’alternativa stabilizza il consenso per il centrodestra e penalizza il centrosinistra.