Corriere della Sera, 7 ottobre 2023
I voti che temono gli adulti
Il liceo scientifico Bottoni di Milano ha deciso di abolire le pagelle del primo quadrimestre: meglio trascorrere l’anno al riparo dai giudizi numerici, d’ora in poi limitati alla valutazione finale. La motivazione è la stessa che si enuncia sempre in questi casi: evitare che gli studenti si stressino troppo. Comincia però a venirmi il dubbio che a dettare certi provvedimenti difensivi non sia tanto l’aumentata fragilità dei destinatari, quanto quella di genitori e professori, terrorizzati all’idea che i giovani si misurino con una prova che tra i suoi esiti prevede l’insuccesso.
Forse un tempo si era meno sensibili, ma ricordo distintamente la sera in cui, durante la cena, confessai a mio padre di avere preso un brutto voto in matematica. Avevo lo stomaco chiuso e non toccai cibo. Lui invece mangiò con gusto e al momento di alzarsi da tavola si limitò a dirmi: «Vai a studiare le equazioni perché domattina ti interrogo». Credo che quella notte mio padre abbia dormito benissimo, e se pure avrà pensato che io stessi soffrendo, l’avrà considerata una tappa necessaria della mia crescita. Io, al solo pensiero che un giorno mio figlio tornerà a casa con un brutto voto, vengo preso già adesso dalla smania di rassicurarlo, incoraggiarlo e proteggerlo, pronto ad accollarmi la sua ansia pur di non togliergli l’illusione che la vita sia una pianura, invece del saliscendi che è. Magari sono un padre più dolce di mio padre, ma chissà se sono anche un padre migliore.