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 2023  ottobre 06 Venerdì calendario

Intervista a Carlos Sainz

Carlos Sainz, unico pilota quest’anno a rompere l’egemonia della Red Bull. Pronto per il Gp del Qatar dove domani Max Verstappen può prendersi il terzo titolo, gli bastano 3 punti nella gara Sprint.
Un successo, due pole: secondo lei è la sua miglior stagione da pilota Ferrari a livello di guida. Anche della sua carriera?
«No, avevo già guidato così, con la McLaren. Ma nel mio terzo anno con la Ferrari riesco a esprimermi al livello che volevo».
Ora che ha vinto si sentirà più rilassato. Cosa cambia nella mente di un pilota?
«La vittoria aiuta, ma anche prima di Monza e Singapore avevo fiducia. I risultati però portano entusiasmo e serenità».
A mente fredda: più bello il trionfo a Silverstone nel 2022 o quest’ultimo?
«Silverstone è stata più emozionante perché si è compiuto un sogno. Primo successo in F1, su una Ferrari. A Singapore invece è prevalsa la gioia di essere riusciti a battere la Red Bull per la prima volta. È stato il miglior fine settimana della mia carriera».
Quando ha capito come ottenere qualcosa da questa macchina, che cosa è successo dopo l’estate?
«In realtà si tratta di un lavoro progressivo iniziato nei test invernali in Bahrein, non ero per niente a mio agio. E venivo da un 2022 complicato. Scoprire una monoposto ancora più difficile della precedente è stata una brutta sorpresa, ma mi ha dato anche motivazione».
Quale motivazione?
«Reagire, adattare il mio stile di guida. Perché un altro anno come il 2022 non volevo ripeterlo. Non mi è mai piaciuta da guidare questa macchina 2023, ma almeno abbiamo trovato un modo per renderla più veloce e costante. Peccato che i frutti del lavoro siano arrivati tardi: a fine agosto».
Che capo è Vasseur? Differenze con altri team principal con cui ha lavorato?
«Niente paragoni. Si vede che Fred è nel motorsport da tantissimi anni, è preparato e porta un punto di vista diverso. L’ideale per la Ferrari: finora tutto ciò che ha fatto va nella direzione giusta. Sa essere calmo ma anche cattivo. È un leader».
Cattivo?
«Sì, quando c’è bisogno. E anche razionale se deve capire. Gestisce bene i vari momenti della squadra».
Futuro. Lei vuole restare in Ferrari dopo il 2024?
«Sì, lo dico sempre. Qui mi sento a casa, e molto apprezzato. Credo nel progetto e sono ottimista sul futuro. In inverno cominceranno le discussioni per vedere se riusciremo a trovare un accordo».
Perché è ottimista?
«Primo: essere un pilota della Ferrari è un sogno. Poi voglio vincere e le opportunità più grandi sono qui. Vedo una squadra capace di riprendere la Red Bull. Siamo stati gli unici nel 2022 a lottare contro di loro e quest’anno siamo stati gli unici a batterli. Maranello è il posto migliore dove restare. L’anno prossimo sarà un bell’esame».
Grande appassionato di golf. L’Europa ha battuto a sorpresa gli Usa nella Ryder Cup. Quanto può sorprendere la Ferrari 2024?
«Sarebbe bellissimo stupire come il team Europa. Però aiuta giocare in casa. È un po’ come la Ferrari a Monza: riesci a trovare un decimo in più dal nulla, è ciò che successo quest’anno a me».
Verstappen battibile
È speciale, l’ho visto
subito nel primo test
Ma se è sotto pressione
anche lui sbaglia
Che cosa ama del golf?
«Passare 3-4 ore all’aria aperta, disconnesso dai telefoni e social. È uno sport competitivo in cui in realtà lotti contro te stesso. È una disciplina che mette di fronte età diverse: posso giocare con papà che ha 60 anni ed è al mio stesso livello».
Chi vince fra voi due?
«A volte io e altre lui. C’è sempre equilibrio».
A proposito di competizione: è intensa quella fra lei e Charles in Ferrari. Ma anche in Mercedes Hamilton e Russell duellano, così come Norris e Piastri in McLaren. La rivalità aiuta a far crescere un team?
«Sì, ormai in tutte le squadre c’è competizione fra i due piloti. Soltanto quando si parla della Ferrari c’è gente che fa discorsi di numero uno e numero due. Che esaspera la rivalità. Ma se c’è un vantaggio per la Ferrari oggi è quello di avere due piloti che lavorano perfettamente insieme, che si rispettano sempre anche quando sono vicinissimi. Separati da un decimo in qualifica, attaccati nelle partenze e poi in gara. Con Charles mai un problema».
Mai?
«Zero. Eppure, si prova sempre a trovare qualcosa e non capisco perché, mentre altri di problemi ne hanno davvero».
Stessa macchina, stesse opportunità?
«Sempre, tutti gli anni e tutte le gare».
Si è mai sentito trattato da secondo? In alcuni team radio sembrava lamentarsi.
«Mai. E se ogni tanto si sente qualche dialogo in radio è soltanto per aiutare la Ferrari. La priorità è stare davanti agli avversari, non essere numero uno o due».
In Spagna aspettavano la «trenta y tres» (la 33ª vittoria di Alonso). Non è arrivata, è arrivato prima Carlos. Bella soddisfazione?
«Senza Fernando non sarei diventato pilota perché non avrei seguito da bambino la F1. Capisco bene l’enfasi del mio Paese per la 33, all’inizio dell’anno era molto più probabile che vincesse lui che io. Ma quando mi si è presentata l’opportunità hanno tifato per me…».
La Red Bull si può riprendere prima del cambio di regole nel 2026?
«Sì. Anche se non sarà facile: hanno un vantaggio di quasi un anno e mezzo perché hanno capito che direzione prendere mentre gli altri la cercano ancora. Ma con sviluppi limitati, tetti ai budget, ci sono tante opportunità per riprenderli. E io mi fido della Ferrari».
Debutto in F1 accanto a Verstappen, nel 2015 con la Toro Rosso. Si vedeva già che Max aveva qualcosa di speciale?
«Dal primo test che abbiamo fatto insieme. È il più completo, anche altri sono bravi però. Mi piacerebbe però vederlo più sotto pressione per vedere se sbaglia come a Singapore. Dobbiamo fare in modo che succeda più spesso».
Ci pensa al Mondiale?
«Sì, il mio obiettivo numero uno è aiutare la Ferrari a vincerlo. Se poi sarò io a vincere ancora meglio…».