Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 06 Venerdì calendario

Intervista a Giancarlo Giannini

«Mi hanno chiamato e ritornerò, cos’altro volevate sapere?».
Giancarlo Giannini lei è uno dei membri nel cda del Centro sperimentale di cinematografia, nominato come il presidente Sergio Castellitto e Pupi Avati dal ministro della Cultura Sangiuliano. Quando finì la sua esperienza precedente lei commentò in modo polemico.
«Mi hanno mandato via. Sono contento di riprendere il percorso: sono stato insegnante, tutor, anche nel consiglio. Adesso aspettiamo la ratifica (delle commissioni Cultura di Camera e Senato, ndr), poi ci dovremo riunire. Non so ancora cosa farò, se anche il docente. Se ci hanno scelto si fideranno di noi. È il ministro che decide. Prima c’era Franceschini che mi chiamò e che è lo stesso che mi mandò via. Ma non mi intendo molto di queste cose».
La prese molto male.
«La cosa che mi è dispiaciuta è che non mi mandarono neanche un biglietto di ringraziamento, vent’anni lì e poi solo una telefonata che mi dice che devo andar via. Forse ero troppo vecchio
».
La presidente Marta Donzelli e il suo cda sono stati azzerati un anno e mezzo prima della scadenza.
«Essendo la presidente doveva mandarti un biglietto “la ringraziamo...”. Invece, solo un calcio nel sedere. Non so chi sia, lei lo sa?».
Una produttrice.
«Se l’hanno messa lì qualcosa avrà saputo fare. Non so chi c’era nel cda precedente».
Cristiana Capotondi, l’avvocata Guendalina Ponti e Andrea Purgatori.
«Bravo, certo. Comunque non so che valutazioni siano state fatte. Ora noi aspettiamo di essere operativi».
Ci sarà da nominare un comitato scientifico.
«Non so se ne farò parte».
Il cambio è anche generazionale: lei, Avati, anche Castellitto siete quella dei padri.
«L’esperienza serve, ricordo quando nel cda c’era Dante Ferretti, non mi pare abbia fatto male dall’alto dei suoi Oscar. Conosco bene Sergio Castellitto, attore, regista, sceneggiatore. So quanto vale. E io qualcosa ho fatto».
Più di qualcosa. Ma perché lo dice sempre con un tono amaro? Ancora la storia del Leone alla carriera mancato?
«Ma era solo una battuta, “Neanche il Gatto nero mi hanno dato”. Potevo dire Topo Gigio. Ma è vero, mai nessun premio. Giusto, sono un perito elettronico industriale».
Questo è un suo vezzo.
«No, no. Quello è il mio mestiere, faccio l’attore solo perché mi diverto
. Lo dite voi che sono bravo».
Tornando al Csc, quest’estate dopo l’azzeramento del cda gli studenti hanno occupato i locali di via Tuscolana auspicando che la scuola esca dall’orbita della politica.
«La politica non dovrebbe contare. Sarebbe bello. Ma posso dire che mi è capitato di chiamare qualcuno per insegnare e sentirmi dire che non si poteva per motivi politici».
Chi?
«Potrei fare tanti nomi ma non li faccio. Ma cosa importa cosa sei? Come quando vado a leggere il discorso di Berlusconi. Che importa? Sono un attore, faccio quello che voglio. Della politica non mi interesso, sono stato al Csc con governi e ministri diversi, non scherziamo. In questo momento la mia preoccupazione è un’altra».
Ovvero?
«Sto cercando di rimettere in sesto un vecchio proiettore Super 8. L’ho smontato e ora mi mancano due viti».