Corriere della Sera, 6 ottobre 2023
La mancanza di coesione
È un effetto dello stato di necessità, della consapevolezza generale che non ci siano altre soluzioni. Ma a consentirlo c’è anche un certo persistente provincialismo italiano, la sottovalutazione, da parte dei più, dell’importanza del problema. Il vero punto debole di questo governo, il suo tallone d’Achille, così come dei governi che lo hanno preceduto (ma con una sola eccezione di cui poi dirò) è l’assenza di un accordo di fondo, fra le sue principali componenti, su quale debba essere la collocazione internazionale dell’Italia, il nostro rapporto con il resto del mondo. Un disaccordo che emerge con forza mentre si avvicinano le prossime scadenze elettorali e cresce, per conseguenza, la conflittualità all’interno della coalizione di governo. È la situazione esattamente contraria a quella dei tempi della Guerra fredda: allora nessuno poteva fare parte dell’esecutivo se non ne condivideva le fondamentali scelte di campo (atlantismo, europeismo). Adesso, invece, liberi tutti: atlantisti e filo-putiniani, convinti sostenitori del sostegno all’Ucraina e malpancisti, europeisti (sia pure critici) e antieuropeisti, il diavolo e l’acqua santa (a voi la scelta su chi sia il diavolo e chi l’acqua santa) condividono le responsabilità di governo. Si noti che se l’esecutivo fosse in mano all’attuale opposizione le cose sarebbero più o meno le stesse: anche in quel caso, il diavolo e l’acqua santa governerebbero insieme.