Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  ottobre 05 Giovedì calendario

NEL CUORE DI ROMA C'ERA UNA “BANCA” CLANDESTINA CINESE CHE HA RICICLATO UN MILIARDO DI EURO DELLA MALAVITA – LA FINANZA HA SCOPERTO CHE NEI RETROBOTTEGA DI DUE NEGOZI NEL QUARTIERE ESQUILINO VENIVANO “RIPULITI” I SOLDI DI CAMORRA, ’NDRANGHETA, MAFIA NIGERIANA E ALBANESE – IL CONTANTE VENIVA CONSEGNATO A PACCHI, STIPATO IN ZAINI E VALIGIE – A GESTIRE IL BUSINESS ERA ZHENG WEN KUI, CONSIDERATO UNO DEI PIÙ GRANDI RICICLATORI D'ITALIA, CHE INTASCAVA PERCENTUALI TRA IL 2 E IL 5% – 33 LE PERSONE ARRESTATE. IL GIRO D'AFFARI INTERCETTATO DAL 2019 È DI 54 MILIONI, MA QUELLO STIMATO È DI OLTRE UN MILIARDO DI EURO… -

Due negozi cinesi come tanti altri nel cuore della Chinatown di Roma, nel quartiere Esquilino. Nelle vetrine sono esposti abiti, cinture, cravatte e scarpe. Di clienti se ne vedono pochi. Ma non è affatto un problema perché il vero core business dell'azienda è nel retrobottega dove si ripuliscono i soldi di una fetta importante del narcotraffico italiano.

Qui ci sono le macchine per contare il denaro, il contante viene consegnato a pacchi, stipato dentro gli zaini, all'interno di normali buste per la spesa. A gestire la baracca c'è Zheng Wen Kui e la sua sterminata famiglia. Un nome, il suo, che ai più non dice niente.

Un uomo, invece, che per la galassia criminale è un punto di riferimento, talmente autorevole da confrontarsi alla pari con i più potenti boss. Wen Qui, 55 anni, è un banchiere clandestino, se così si può definire. Ufficialmente vende vestiti, in realtà è tra i più noti riciclatori di denaro sporco d'Italia. È la grande banca cinese del malaffare su cui (come ha dato conto Repubblica nei mesi scorsi) diverse procure e l'Antimafia hanno acceso un faro.

I suoi clienti sono i grandi ufficiali del crimine internazionale, la mafia nigeriana e albanese, quella italiana, 'ndrangheta e camorra ei narcos romani. Tutti in comune hanno una necessità: ripulire i soldi della droga. Wen Qui così è una sorta di moderno Enrico Nicoletti, il famoso cassiere della Banda della Magliana, che si muove su Roma ma in una versione più ampia, globalizzata, proprio per la capacità di spostamento milioni di euro in tutto il mondo restituendo alla mala soldi pulite in cambio di percentuale che si aggirano tra il 2 e il 5%.

Per questo motivo il colpo messo a segno dalla Dda e dal Gico del nucleo di polizia economico della guardia di finanza di Roma, al cui vertice siede il colonnello Francesco Ruis, assume un grande valore, forse è l'operazione più importante da quando Francesco Lo Voi guidate la procura della Capitale. In tutto sono state arrestate 33 persone, 22 in carcere, 11 ai domiciliari, per reati che vanno dall'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e al riciclaggio e poi l'estorsione e la protezione abusiva di armi. Il giro d'affari intercettato dalla finanza è di 54 milioni in un periodo che va dal 2019 a oggi. Quello stimato è molto di più e supera il miliardo.

Occorre, però, raccontare la storia dall'inizio. L'inchiesta che porta a galla la figura di Wen Qui nasce da un'indagine nei confronti di due gruppi di trafficanti romani, il primo governato da Fabrizio Capogna, 39 anni, e Antonio Gala, 43 anni, il secondo diretto da Federico Latini non ancora trentenne.

«Io non sono uno spacciatore ma un trafficante», spiega orgoglioso Simone Capogna, il fratello del boss, ad un amico in una conversazione intercettata. Il gruppo acquista per rivendere sulla piazza romana quintali di hashish e cocaina come emergono dall'inchiesta. Poi la rivende al dettaglio e incassa fiumi di soldi, quasi tutti in moneta di piccolo taglio. «Abbiamo fatto 100mila euro in pezzi da 5, non puoi capire per contarli», spiega sempre Capogna Junior. Ma per contarli non c'è problema perché Wen Qui, più di una volta, vanta le sue macchinette conta denaro tutte super efficienti e made in China: «Oggi basta o porta ancora? », chiede Wen Qui. «Non lo so, abbiamo fatto un milione sta settimana », ribatte il fratello del boss. Ma come faceva il” banchiere cinese” a ripulire tutti i quattrini?

L'uomo usava due metodi. Il primo, in epoca pre Covid, ribattezzato “alla romana”: riempiva le valigie di soldi e le faceva portare in Cina da connazionali fidati con normali voli di linea: una volta arrivati a Pechino venivano aperti dei conti poi nell'effettiva disponibilità dei narcos. Un modello in parte rischioso, la finanza più di una volta ha intercettato i trolley pieni zeppi di denaro.

Quando però il coronavirus ha imposto il blocco dei voli, Wen Qui ha rispolverato e migliorato un sistema già impiegato per trasferire i soldi senza passare dalle banche: “Fei Ch'ien”, tradotto: denaro volante. A discapito della definizione i soldi non si muovevano. Quando gli uomini di fiducia dei narcos consegnavano il contante al “banchiere” ricevevano un codice che poi presentavano ad un altro “banchiere” in un'altra parte del mondo, a cui Wen Qui comunicava il codice. Un metodo tanto semplice quanto efficace. Adesso Wen Qui è stato fermato, ma il traffico di denaro sporco trova nuove strade.